Lia Courrier: “La Scala 2.0…”

di Lia Courrier
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Bisogna dire che questa chiusura forzata dei teatri almeno una cosa bella l’ha portata. Voglio dire…magari sarebbe accaduto lo stesso, ma penso che le contingenze abbiano accelerato il processo: sto parlando dell’ingresso ufficiale della compagnia di ballo del Teatro alla Scala, a piè pari, nel nuovo millennio.

Ho sempre avuto la sensazione che il corpo di ballo, i solisti e i primi ballerini scaligeri, finora non avessero la visibilità che si meritano, insomma, stiamo parlando di un teatro il cui nome è conosciuto a livello planetario, che porta con sé la storia culturale dell’Italia. L’Opera lirica, una forma d’arte per cui l’Italia è riconosciuta nel mondo, mi sembrava avere sempre la meglio sul balletto: in confronto alla stagione lirica, per il balletto sempre pochi titoli, poche recite, troppi ospiti stranieri a ballare nei primi ruoli.

In questi ultimi mesi invece c’è stato un bellissimo fiorire di appuntamenti, supportati da una tecnologia che finalmente ha valorizzato il lavoro dei ballerini. Non più troppi primi piani, una visione d’insieme che permette di godere della danza quasi con lo stesso sguardo che si potrebbe avere dal vivo, e poi una diversificazione dell’offerta che porta lo spettatore anche laddove non poteva entrare: le masterclass con i grandi maestri, le lezioni della compagnia, le prove, e poi – ovviamente – gli spettacoli.

Felice novità anche una docuserie, “Corpo di Ballo”, girata e montata molto bene, che racconta il lavoro quotidiano, permette di vedere cosa c’è sotto alla punta dell’iceberg, la cura dietro ad ogni piccolo gesto, oggetto, costume, aspetto della messa in scena. Con mio grande piacere compare Massimo Murru, interprete che ho sempre adorato per la grande sensibilità e intelligenza, oltre che per la tecnica ineccepibile, che in questa occasione si dimostra essere anche un Maestro gentile, generoso, desideroso di trasmettere la sua grande esperienza alle nuove generazioni, e si percepisce la grande fiducia che tutti i ballerini hanno in lui e in ogni parola che dice.

Si spera che tante persone abbiano approfittato di questi appuntamenti, gratuiti e accessibili a tutti, anche on demand, per fruire della danza come si conviene, attraverso un occhio onesto, anche crudo a volte, ma che valorizza il movimento anche attraverso lo schermo.
Si spera, ovviamente, che presto si possa tornare a teatro a vedere la danza dal vivo, ma spero proprio che anche allora non si abbandoni questa modalità, che fa molto bene alla danza e alla creazione di nuovo pubblico.

In bocca al lupo al direttore Manuel Legris per il grande lavoro che farà, e per quello che ha già fatto.

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