Lia Courrier: “La struttura della lezione di danza”

di Lia Courrier
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La lezione di danza classica si è sviluppata nel corso dei secoli secondo una logica ben precisa e con obiettivi molto chiari con l’obiettivo di sostenere la formazione del ballerino ma anche il suo mantenimento nel tempo nonché lo sviluppo di particolari abilità necessarie per interpretare i vari ruoli che il professionista interpreta quando lavora in una compagnia.

La lezione di danza per il ballerino è così importante che alcuni coreografi hanno sviluppato un proprio metodo di studio per imprimere una particolare impronta artistica alla compagnia o delle abilità peculiari per valorizzare la propria opera coreografica. Uno di questi, che certamente tutti conoscete, è George Balanchine, creatore – oltre che di bellissime coreografie – di un metodo che porta il suo nome con il quale ha dato nuovo slancio atletico al balletto, liberando il bacino e aumentando vertiginosamente la velocità di esecuzione dei passi.

Ogni elemento che compone la multicolore tavolozza degli esercizi alla sbarra ha lo scopo di preparare il corpo a movimenti più complessi a corpo libero che verranno poi eseguiti nella seconda parte della classe, momento in cui i colori della tavolozza potranno essere anche miscelati insieme per ottenere splendide sfumature e contrasti. Più preciso e accurato sarà il lavoro svolto da studenti e insegnanti alla sbarra, tanto più sarà funzionale per tutto ciò che arriva dopo, compresa l’esecuzione delle difficili variazioni del repertorio, tecnica condensata in una manciata di secondi che lasciano senza fiato.

Nel condurre le lezioni mi piace far notare agli allievi questo collegamento tra elementi anche apparentemente distanti tra loro, una consapevolezza da non dare per scontata nei giovani allievi che spesso percepiscono la lezione di danza come una serie di esercizi da ripetere dogmaticamente e non come una progressione in cui ogni nuovo elemento viene costruito sulla base del precedente.
A volte vedo lo stupore nei loro occhi quando capiscono con la mente e sentono nel corpo che, ad esempio, una  bella linea in arabesque comincia dal più semplice dei tendu dietro, applicando un corretto allineamento di colonna vertebrale e bacino, sviluppando radicamento, forza nella gamba di sostegno, schiena e braccia forti, direzionate correttamente nello spazio.

Oppure quando scoprono che eseguire correttamente il battement jeté con forza ed esplosività vuol dire creare questa memoria nel corpo estremamente utile nelle sequenze di salti come assemble e jeté che richiedono questo tipo di relazione col suolo. A volte il battement jeté viene eseguito con la stessa energia del battement tendu con la sola differenza che la punta si solleva da terra quando invece si tratta di un movimento totalmente diverso, che crea un’atmosfera più infuocata e brillante.

Stessa cosa vale per il fondu, l’importanza della coordinazione nell’azione di piegare le gambe profondamente, mantenendo la gamba di sostegno perfettamente ruotata e forte nella caviglia e nel ginocchio, per poi distenderle simultaneamente. È proprio in questa simultaneità che ci si prepara a saltare, a spingere nel pavimento, costruendo memorie e competenze virtuose che poi saranno applicate in momenti della lezione anche molto lontani nel tempo. Per non parlare del Grand Battement che non è solo un apice in termini di estensione e esplosività per le gambe, ma anche un movimento cruciale per l’esecuzione di molti salti come l’entrelacé o il grand Jeté, giusto per citarne un paio. L’entrelacé (chiamato anche grand jeté en tournant in alcuni approcci) addirittura ne utilizza due: un gran battement avanti per salire in quota e poi un grand battement dietro, aereo, un attimo prima di atterrare. Questi sono solo esempi di come la lezione di balletto rappresenti una sorta di rete in cui ogni elemento è connesso a molti altri e solo prendendosi cura di ognuno è possibile raggiungere un buon livello tecnico, il che non vuol dire eseguire virtuosismi, ma condurre il corpo nel gesto con pienezza consapevole e intelligenza.

Trovo fondamentale aiutare gli allievi a capire il senso di quello che stanno studiando con grande fatica e impegno, mostrando loro la preziosità di questa tecnica e di quanto perfetto sia il sillabario di passi per creare il quale molte menti brillanti, pionieri, teorici, formatori, hanno dato il proprio contributo nel corso dei secoli.

Davo per scontato che il senso profondo dell’anatomia stessa della lezione fosse chiaro a tutti ma ho capito che non è così e da quando mi impegno costantemente nel far notare queste connessioni percepisco un cambiamento nella loro attenzione ai dettagli e anche un rinnovato interesse nei confronti di quella che altrimenti viene vissuta spesso solo comuna tecnica elitaria, puramente estetica o dannatamente ostica.

Portare l’attenzione sulle azioni pure, su quanto la lezione di balletto vada a stimolare ogni singolo segmento del corpo, ogni giorno, promuovendo ogni qualità di movimento possibile ad arricchire il vocabolario tecnico e artistico del danzatore, è molto importante per renderli fautori consapevoli dei propri piccoli e grandi successi quotidiani: trovare la coordinazione per una partenza elle pirouette efficace, eseguire un equilibrio ben tenuto e concluso, gestire sequenze con molti cambi di peso in modo fluido e con controllo. Sono tutti momenti importanti che rivelano come limitarsi a ripetere non sia sufficiente al raggiungimento del risultato. Il balletto si deve anche capire, è necessario che l’intero psico-organismo sia consapevole del luogo in cui ci si trova e di dove si vuole (e si può) andare. Gli allievi non dovrebbero mai, a mio modesto parere, essere portati ad eseguire passivamente una serie di istruzioni quando invece possiamo guidarli a guardare dentro alla tecnica con curiosità, lasciando emergere dubbi e domande, comprendendo come nella struttura stessa della pratica risiedano già molte risposte.

Insegno balletto in un programma formativo per danzatori contemporanei e il primo scoglio da superare è sempre quello di scardinare i pregiudizi su questa disciplina (è per pochi, è difficile, è inutile), solo così potranno amarla e comprenderne l’importanza anche per chi si sta formando per diventare danzatore e non ballerino.

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