Per essere coerente al suo ruolo, l’insegnante non occupa il posto del protagonista.
L’insegnante offre un servizio a chi è alla ricerca di una guida.
Non fa questo a fondo perso, ma in quantità e soprattutto qualità direttamente proporzionali alla determinazione e all’impegno che riscontra nell’allievo.
Essere seguiti da un insegnante è qualcosa che si merita e che non si può comprare.
Puoi comprare la lezione, partecipare alla classe ed eseguire gli esercizi proposti, ma l’attenzione del maestro cade laddove si manifesta un sincero impegno e assunzione di responsabilità.
L’attenzione del maestro non è guidata solo dalla mente razionale, ma viaggia e volteggia libera sulla fila di studenti appoggiati alla sbarra, finché non viene catturata e trattenuta dal campo magnetico di una potente calamita: la dedizione.
La cura nel gesto. La concentrazione.
Ecco la condizione necessaria per aprire un dialogo, negoziare un equo scambio tra insegnante e studente, è questo il modo in cui la magia si compie e in cui il flusso di energia che tutti noi abbiamo traghettato da secoli, a partire dai primi maestri nelle corti francesi fino agli insegnanti di oggi, continua a nutrirsi. Si evolvono modalità, metodo, messaggio, ma non quello che sottende a questa relazione: la trasmissione da insegnante ad allievo di questa arte antica, sempre uguale a sé stessa, ma nuova in ogni epoca, che è la danza classica.
Non esiste niente di più bello per me, che impegnarmi al massimo con allievi che si impegnano a loro volta, utilizzando gli strumenti che sono stati dati loro, facendoli propri, per produrre un movimento armonioso e perfettamente calibrato, con padronanza, musicalità e presenza. Possono occorrere anche diversi anni prima di assistere ad un simile piccolo miracolo, persino per l’esecuzione dei movimenti più semplici che la tecnica del balletto preveda, e accade solo se la base su cui poggia lo studio è fatta da impegno, dedizione, cura.
So essere molto paziente, so aspettare, sono in grado di dare anche centinaia di volte la stessa correzione o la stessa immagine, in attesa che questa faccia presa, che getti radici nella consapevolezza e nella curiosità, che venga capita non solo con la testa ma nel corpo, per essere restituita attraverso il mondo interiore e l’immaginario creativo degli allievi.
Il corpo è uno strumento molto sensibile e raffinato, contiene in sé un’intelligenza tutta sua, antica e infallibile, che esula da quella prettamente cognitiva. Questa intelligenza richiede un po’ più di tempo per sedimentare certe abilità, ma poi una volta avvenuto il processo, una volta che quelle informazioni sono state digerite e assimilate, essa guida il corpo splendidamente, portandolo ad una danza matura, fluida e dinamica, che avviene oltre il flusso del pensiero, lo anticipa quasi, donando spontaneità e naturalezza anche all’impresa coreutica più virtuosa e tecnicamente impegnativa.
Spesso si pensa alla danza come ad una serie di splendide pose messe in fila, abituati come siamo a vedere i corpi perfetti dei ballerini sulle riviste di settore, ma alla danza in realtà piace annidarsi proprio nello spazio tra una posa e l’altra. In between. L’intelligenza di cui parlo (sarebbe meglio forse chiamarla sensibilità o istinto) permette di dare valore a tutto ciò che può accadere nello spazio-tempo di un gesto, penetrare nel dettaglio, essere presenti in ogni parte del corpo e in ogni fase del movimento, con una presenza che non risponde ad una linearità di eventi, ma quasi avvolge circolarmente tutto l’essere in un solo momento. Ecco come la danza emerge prepotentemente nella sua dimensione più autentica e pura, completa in sé stessa e già meravigliosamente pregnante, persino senza virtuosismi tecnici.
Questa è l’intelligenza che mi piace stimolare negli allievi: non per fare pose, ma per vibrare nel movimento.
Per farlo bisogna avere fede.
Si, la fede, non credo di utilizzare un termine sovradimensionato rispetto al significato che ha per me assistere al miracolo della danza (e non a della semplice ginnastica, seppur ben eseguita). Bisogna avere fede nell’energia, per poter -la mia citazione preferita di Mr. B – ascoltare la danza e vedere la musica esprimersi attraverso il corpo di un danzatore. Bisogna avere fede nel cuore per potersi donare attraverso il movimento, riempiendolo fino all’orlo per poi lasciarlo tracimare nello spazio.
La calamita più potente per me, non è quando l’allievo si porta la gamba all’orecchio, certo non mi offendo se riesce a farlo eh, ma preferisco di gran lunga assistere al piccolo miracolo della danza che nasce, fosse anche per l’esecuzione di un semplice esercizio di plié alla sbarra. Prediligo un movimento anche poco pulito, ma maturo e vibrante, piuttosto che uno perfettamente eseguito ma senza vitalità.
Una volta provata la sensazione di sentirsi perfettamente integrati nel movimento con tutto il proprio essere, padroni di guidare il corpo esattamente dove si vuole portarlo, esprimendo esattamente ciò che si desidera trasmettere, si è trovata la chiave per una porta che rimarrà aperta per sempre.
Cari allievi, non arrabbiatevi quando non vi correggo quanto vorreste, se desiderate avere più attenzioni da parte mia, ecco cosa potete fare: cambiare modo di studiare. Cercate di accendere quella fiamma, date ossigeno a quel fuoco e vedrete che ne sarò ipnotizzata. A quel punto vi accorgerete che la cosa più importante di tutte non è ricevere più correzioni, ma sentire in voi l’autenticità del vostro IO danzante, e in che modo questa consapevolezza valorizza la vostra danza, la vostra tecnica e il messaggio che volete portare nel mondo attraverso la vostra arte.
Tutto il resto è noia.