Lia Courrier: “Le questioni importanti nell’apprendimento della danza non riguardano solo l’estetica ma il lavoro preparatorio”

L'addome è il luogo in cui sorge la forza per iniziare ogni movimento

di Lia Courrier
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Le questioni importanti nell’apprendimento della danza non riguardano solo l’estetica, in quanto questa emerge spontaneamente quando il movimento sorge dalla consapevolezza e da tutto il lavoro preparatorio. Tutto ciò che riguarda l’allineamento e la conoscenza dei principi biomeccanici che muovono il corpo rappresenta un ambito che spesso si attraversa troppo velocemente o senza un approfondimento adeguato per garantire all’allievo o allieva di gettare quelle fondamenta così importanti per costruire poi una tecnica solida, sicura, scenicamente efficace.

È un lavoro, questo, estremamente lento, da svolgere con grande pazienza da entrambe le parti, sia per l’insegnante che per gli allievi, che potrebbero sentirsi un po’ compressi in una danza apparentemente statica e priva di fascinazione. In realtà si tratta di una danza introiettata, interiore ma non per questo meno dinamica o appagante (se si comprende la preziosità di questa esplorazione) da svolgere con approccio scientifico, sedimentando quotidianamente tante piccole esperienze attraverso un sentire attento e sottile, volto a stratificare una nutrita collezione di azioni per conquistare forza, organizzazione e armonia nel corpo che vorrebbe esplodere nella danza e che invece si ritrova a spendere intere ore solo per posizionare correttamente il bacino in un retiré.

Comprendo la frustrazione che possa emergere a dover eseguire i movimenti lentamente, a non coprire tutta la serie di esercizi che normalmente compone una lezione completa, a non avere quasi mai – in questa fase – una vera esplosione dinamica nello spazio, perché questo lavoro richiede non solo tempo sul lungo termine ma anche all’interno della stessa classe. Quando si affronta con dovizia di particolari questo tipo di studio purtroppo un’ora e mezza non basta, di questo possiamo starne certi.

Quando però si ha la pazienza di stare in questo lavoro, resistendo alla tentazione di passare oltre nella sensazione che gli allievi possano annoiarsi, quando si riesce a rendere elettrizzante e interessante approcciarsi con l’attitudine da ricercatori allo studio della danza, tutto ciò che potremo trasmettere successivamente alla conclusione di questo processo preparatorio, sarà appreso con maggior facilità, velocità e correttezza, insomma: dopo tanto aver penato per mettere a posto le basi, finalmente si vola!

Questo passaggio è molto più difficile da fare quando gli allievi sono grandi e hanno già accumulato sul proprio corpo schemi motori impressi dagli anni di studio alle spalle, persone che magari hanno acquisito una notevole conoscenza del codice, eseguono virtuosismi e hanno persino affrontato lo studio di variazioni del repertorio. Smontare quello che è stato già assimilato, per riorganizzarlo in un modo più funzionale, è molto più difficile che imparare da zero, questa almeno è la mia esperienza, anche per la repulsione psicologica che mostrano nel tornare ad una lezione elementare, lenta, essenziale. Se però si riesce a instaurare una relazione di fiducia reciproca, questo tipo di lavoro sarà apprezzato e compreso, dando preziosità e nuove abilità all’allievo o allieva, senza eliminare il sapere pregresso ma piuttosto integrandolo in un nuovo equilibrio.

Nella mia esperienza di docente in percorsi professionali mi capita molto spesso di avere allievi che non sentono pienamente il pavimento, non hanno consapevolezza del peso, non riescono a percepire il sostegno delle braccia a partire dalla schiena, non percepiscono l’addome come luogo in cui sorge la forza per iniziare ogni movimento.

Quest’ultima questione è particolarmente complessa e va esplorata a lungo anche grazie alla consultazione di tavole anatomiche che chiariscano la posizione di questi comparti muscolari così importanti. L’addome è una parte del corpo che gode dell’interesse di molti praticanti e in ogni disciplina viene chiamato in modo diverso ma si parla praticamente della stessa cosa: hara, dan tian, manipura, core, powerhouse. Nell’ambito di questo articolo, per comodità, lo chiameremo semplicemente “centro”.

È importante sapere che abbiamo una parete addominale anteriore e una parete addominale posteriore e quest’ultima è la più importante perché si trova proprio al centro del nostro corpo, agendo in intima connessione con la colonna vertebrale, ossia con la struttura-entità più profonda che ospitiamo.

La parete addominale anteriore è formata da quattro strati, dal più superficiale al più profondo: retti addominali, obliqui esterni, obliqui interni e traverso dell’addome. Le fibre di queste strutture scorrono in diverse direzioni e la loro sovrapposizione garantisce la possibilità di una vasta gamma di movimenti. Quest’area è quella più interessata dai vari tipi di allenamento, anche perché si trova in superficie, specie i retti addominali, motivo per cui è più facile contattarla e comprendere come allenarla. Già il trasverso dell’addome, però, ultimo strato della parete addominale anteriore che si affaccia direttamente sul canale viscerale, non gode di grande popolarità e forse è anche il meno considerato, dal momento che non se ne può apprezzare la definizione a seguito di un allenamento. Eppure è proprio quello che più di tutti concorre a far partire l’iniziazione del movimento dal centro.

La parete addominale posteriore non si trova dietro ma davanti alla colonna vertebrale ed è composta dalla porzione posteriore del traverso dell’addome, che forma una sorta di corsetto attorno alla vita (so che questa parola riaccende ricordi non proprio belli che hanno a che fare con la storia delle donne e del femminile ma diciamo che spiega esattamente l’azione di questo muscolo straordinario), dal quadrato dei lombi, dal muscolo psoas e dal muscolo iliaco. Questi comparti muscolari rappresentano il cuore, la sorgente della forza, della presenza, del controllo per ogni movimento che il nostro corpo possa compiere, da un double tour en l’air all’alzarsi dal letto al mattino. Di questi muscoli si parla tanto nelle lezioni di danza ma trovarli, percepirli e allenarli è tutta un’altra faccenda poiché, data la profondità della loro posizione, rimangono spesso avvolti in un alone di mistero, si nominano spesso ma non si sa bene dove siano né come ingaggiarli.

La parete addominale anteriore e quella posteriore, in sinergia con il pavimento pelvico (altra struttura affascinante e importantissima per la stabilizzazione, di cui magari parleremo un’altra volta) e il diaframma a formare la cupola di questo ambiente, danno potenza al nostro centro, da cui poi le forze si irradiano verso le braccia e verso le gambe, attraverso la colonna vertebrale che si trova nel cuore di questo complesso sistema miofasciale.

L’utilizzo accurato e consapevole di queste strutture è indispensabile per mantenere un allineamento armonioso del corpo, per controllare i movimenti degli arti, per condurre l’intero sistema nello spazio con stabilità, efficienza e dinamica. Contattare e potenziare queste strutture non vuol dire necessariamente sviluppare massa e forza, come comunemente si fa in molti programmi di allenamento, ma anche migliorare la propriocezione, comprendendo il tipo di apporto che questi elementi possono dare al movimento, definendone la qualità.

Come diceva sempre Bruce Lee: “la forza non è tutto” e in questa frase si celano molteplici significati su cui invito sempre a riflettere, me per prima.

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