Nello stesso momento in cui un talento sboccia e si rivela al mondo, accade che non appartiene più a nessuno, a nessuna cultura o nazionalità. Un talento puro che ha la fortuna di trovare una strada e delle guide che gli permettano di manifestarsi (dettaglio non da poco) è qualcosa di puro e autentico, un’energia dirompente che si solleva al di sopra delle piccolezze mondane degli umani, è un mero dono divino che quasi non appartiene più neanche al corpo che lo ospita ma diventa patrimonio di tutti. Questo non riguarda solo il campo dell’arte ma anche molti altri territori in cui gli esseri umani da sempre si spingono in avventurose ed eroiche esplorazioni.
Consentitemi però, oggi, un moto di orgoglio nazionale, cosa per me rarissima perché non è un sentimento che mi appartiene in modo particolare, ma questo autunno appena cominciato è stato illuminato dalle nostre grandi signore della danza, che oggi voglio celebrare.
Alessandra Ferri, danzatrice entrata nella leggenda per la sua sfolgorante e lunga carriera consumata nell’Olimpo della danza, affiancata da partner di straordinaria raffinatezza e peso artistico, musa dei coreografi che hanno fatto vibrare il suo corpo perfettamente disegnato per la danza, è la prima che vorrei celebrare, fresca di nomina come Direttrice Artistica al Wiener Staatsballet, che guiderà a partire dal primo di settembre del 2025.
Nel 2007 Alessandra Ferri aveva deciso di dare l’addio alle scene al Metropolitan Opera di New York, interpretando proprio il ruolo che l’aveva fatta amare così tanto dal pubblico, ossia Giulietta, nella magnifica coreografia di Kenneth McMillan da lei indossata come un abito su misura. Per fortuna poi ci ha ripensato ed è tornata sulle scene regalandoci ancora tante indimenticabili interpretazioni della sua maturità artistica, reinventandosi ogni volta con quella libertà e quel segno inconfondibile che da sempre hanno caratterizzato la sua splendida identità danzante. Questa nomina è una svolta a mio parere giusta e necessaria, affinché l’inestimabile bagaglio artistico, tecnico e umano accumulato in questi anni brillanti possa essere trasmesso alle nuove generazioni. Non posso che augurare a quest’artista che ci ha fatto sognare una bellissima e ricca avventura come capitana di questa nave.
Un’altra stella appena nominata nel firmamento delle signore della danza è Nicoletta Manni.
Sono davvero contenta per questa nomina almeno per due motivi: uno è certamente il merito per la tenacia e la dedizione che Nicoletta Manni ha sempre riservato alla danza. Traspare da ogni suo gesto, parola o sguardo quanto quest’arte sia importante per lei e con quanta pazienza, costanza e gioia abbia lavorato per diventare quella che è oggi, una ballerina potente e forte, con grande capacità di focalizzazione, determinazione, prestazioni tecniche davvero ammirevoli e raffinate. Secondo, perché questo ruolo mancava da tanto, troppo tempo nella compagnia scaligera, e trovo puntualmente coerente la scelta di un’artista che sia stata formata nella Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala. Nicoletta Manni appare sempre solare, dolce, equilibrata, la parte della sua vita che arriva al pubblico sembra quasi un sogno: la dichiarazione di matrimonio sul palcoscenico dell’Arena, l’uscita del suo primo libro e ora anche la nomina ad Etòile ricevuta, come nella tradizione francese, con grande e sincera emozione alla fine dello spettacolo in cui ha danzato con Roberto Bolle, da sempre un suo grande sostenitore. Questa nomina fa bene alla danza italiana, fa bene anche alla compagnia stessa e apre nuove possibilità alle prossime generazioni di ballerini scaligeri. Un ringraziamento per questa apertura va certamente al Direttore Manuel Legris e al Sovrintendente Dominique Meyer.
Le stelle della danza non si spengono mai, neanche quando il corpo fisico che ha ospitato quella fiamma trasmigra dal piano terreno. È stato distribuito da pochissimi giorni, dal 13 al 15 di Novembre 2023 nel circuito Nexo Digital (a cui, se proprio dobbiamo muovere una critica, è quella di non realizzare mai eventi nei weekend ma sempre in giorni feriali, rendendo difficile a volte presenziare alle interessanti proposte) “Codice Carla”, un docufilm di Daniele Lucchetti dedicato alla nostra intramontabile stella della danza italiana Carla Fracci. Non ho visto questo film ma sono molto curiosa di conoscere lo sguardo di qualcuno che non appartiene al nostro mondo e vedere come riesce a cogliere la danza, descriverla, osservare queste figure – come le definiva Maurice Bejart – metà donne e metà boxeur, quei fiori d’acciaio capaci di incantare con la loro grazia eterea. Carla è ancora vivissima nel ricordo degli italiani, è uno di quei nomi conosciuti anche se non si sa nulla di danza, è la definizione stessa della danza, ancora oggi, per moltissime persone, un’informazione direi epigenetica.
A fine mese, il 30 di Novembre per l’esattezza, ricorre il compleanno di un’altra meravigliosa signora della danza, Luciana Savignano. Non si rivela mai l’età di una signora ma quello che posso dire è che si tratta di una tappa importante della sua vita, quei momenti in cui forse le primavere sulle spalle possono cominciare a pesare un po’ ma quando sono state stagioni ricche, piene di colori e profumi come quelle che appartengono al suo vissuto, direi che ci si può concedere di essere orgogliosi di guardarsi indietro e vedere quanta bellezza è contenuta in quegli anni incredibili.
Luciana Savignano si è formata nella Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e la sua ascesa è stata inarrestabile, nominata prima ballerina e poi nel 1975 (proprio l’anno in cui io feci il mio ingresso trionfale nel mondo) la nomina di Etòile. È datato 1973 l’incontro che rappresenterà una svolta importante della sua carriera, quello con Maurice Bejart, con cui Luciana Savignano si sentirà libera di esprimere tutta la sua eclettica artisticità e diventare così l’icona che ancora oggi è per tutti noi. L’identità danzante di Luciana Savignano è ammantata da un alone di mistero, come se ci fosse qualcosa di irraggiungibile, inafferrabile in lei, una sorta di contenuto esoterico inspiegabile. La sua fisicità così particolare la fanno sembrare una creatura dalla forza selvaggia, la profondità di una divinità e la delicatezza di una piuma. È sempre stata ipnotica e per me rimane l’unica, ineguagliabile interprete del famoso Bolero di Ravel, nella visione Bejartiana.
Cosa dire in chiusura di questa bellissima parata al femminile? Che la danza italiana ha dato tanto al mondo, le donne che ho nominato sono state applaudite dalle platee dei più grandi teatri di tutto il mondo e nella loro danza avranno certamente portato qualcosa dell’unicità tutta italiana. È doveroso celebrare questo importante contributo dell’Italia alla danza, senza dimenticare che il nostro paese le ha proprio dato i natali alla fine del ‘500 dello scorso secolo. Questo per ribadire ancora una volta quanto sia importante proteggere quest’arte, mantenerne il significato più profondo e l’autenticità, garantire una sana trasmissione alle nuove generazioni e sostenere i talenti italiani come importante risorsa del paese.