Lia Courrier: “L’importanza delle mani nei danzatori”

di Lia Courrier
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Quanta attenzione si presta sempre ai piedi dei ballerini!

Mai nessuno che parli delle mani, che rappresentano un contributo fondamentale a quell’incanto che fa di un danzatore un artista magnetico e comunicativo. Basta con questa autoreferenzialità dei piedi, assoluti protagonisti da ormai troppi anni! È ora di ribaltare lo status quo e di portare attenzione altrove.

Comincerei questa presa della Bastiglia notando un fatto interessante: non esiste un corrispettivo del “collo del piede” (non solo come parte del corpo ma proprio come simbologia), da applicare alle mani. Questo vuol dire che le nostre mani sono libere dal dover rispondere ad un canone estetico o a delle specifiche caratteristiche biomeccaniche: le mani sono espressive in quanto estensione del cuore, portatrici di messaggi e emozioni, allora diventano anche belle e parte integrante della danza, qualunque sia la loro forma.

Avere cura del movimento delle mani è un’attenzione che apprezzo molto, e che fa sembrare semplice ogni movimento. Tutte le intense forze che percorrono il corpo quando si compiono i complessi movimenti che la danza richiede, si dissipano progressivamente verso le estremità superiori, in modo che la mano non tradisca quello sforzo. Potremmo fare un paragone con i diversi stili di stretta di mano (un lontano ricordo al tempo della pandemia, ma insomma ci siamo capiti): ci sono quelli che ti danno la mano come se fosse una triglia morta, e quelli che invece hanno una stretta talmente energica che senti scricchiolare le tue falangette nella morsa mortale. Una bella stretta di mano, gentile ma accogliente, morbida ma ferma, è la giusta via di mezzo quando si incontra qualcuno. Allo stesso modo la mano nella danza non deve sembrare un salice piangente, ma neanche le mani di Edward scissorhands. Non devono apparire come panni stesi ad asciugare, ma neanche come se stessi impugnando una pistola. Insomma, la mano si sostiene con ferma delicatezza, ogni dito la la sua posizione e la sua relazione con il centro della mano, senza tensioni eccessive, come se stessimo tenendo una bolla di sapone tra il dito medio e il pollice, senza farla scoppiare.

Le mani compiono una danza nella danza, hanno un compito difficile da svolgere: raccontare.

Fili invisibili si prolungano dalla punta di ogni polpastrello, creando architetture attorno al corpo, inglobando in queste matasse anche lo spettatore, che ne viene quasi ipnotizzato, spesso inconsapevolmente.

Con le mani si possono fare magie. I piedi? Pfui! Principianti.

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