Lia Courrier: “L’utilizzo dei glutei nel balletto”

di Lia Courrier
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Dopo un noioso numero di SetteOtto dedicato a burocrazia e riforma dello sport, torno a scrivere di quello che mi piace di più: l’insegnamento della danza.

L’argomento che porto oggi è l’annosa questione dell’utilizzo dei glutei nel balletto, poiché i pareri sono alquanto discordanti a riguardo, per questo partirei da inconfutabili dati anatomici che possano aiutarci a comprendere l’attendibilità o meno di alcune indicazioni trasmesse nel corso del tempo oralmente da insegnante ad allievo ma che raramente sono state oggetto di analisi accurata per verificarne l’efficacia.

L’indicazione di stringere i glutei per stabilizzare il bacino è una di queste. Oggi moltissimi insegnanti hanno da tempo abbandonato questa linea di pensiero, tuttavia è un tipo di suggerimento ancora presente nel campo collettivo, tanto che più volte mi sono ritrovata a discuterne con allievi e colleghi.

Primo fatto: la posizione di rotazione esterna dei femori è del tutto innaturale per il corpo umano quindi, a meno che non si abbia un’ipermobilità a livello coxo-femorale, il resto del corpo sarà portato a creare delle compensazioni su tutta la struttura. Beninteso: le compensazioni necessarie sono solo quelle attivate consapevolmente, tutto ciò che invece avviene al di sotto della soglia della consapevolezza può portare  sul lungo termine a problematiche di usura o trami. Una di queste vede lo spostamento del bacino dalla sua condizione di neutralità in una posizione arretrata rispetto alla linea di gravità, in aggiunta spesso ad un’anteroversione del bacino con sovraccarico della congiunzione lombo-sacrale.

Le questioni relative all’allineamento del corpo sono basilari non solo per poter danzare con forza, controllo e fluidità, ma anche per muoversi con il giusto dispendio di energia muscolare e preservare la struttura da qualsiasi tipo di danno. Prima di affrontare un lavoro sull’allineamento, però, bisogna definire chiaramente questo concetto perché non è così scontata la comprensione cognitiva, ancor prima che somatica, di cosa sia. Una possibile definizione del concetto di allineamento riguarda la relazione armoniosa tra i segmenti del corpo in modo che le forze che lo attraversano siano omogeneamente distribuite e l’energia possa fluire liberamente in tutta la struttura senza incontrare ostacoli o restringimenti. Se volessimo aprire un panorama più ampio di osservazione, potremmo dire che l’allineamento riguarda anche la relazione tra gli stati di corpo, mente e spirito con il nucleo di quiete che si trova al centro dell’essere, ma entreremmo in una sfera molto vasta e delicata che forse esula dalla discussione che ho proposto.

Ciò che vorrei fosse chiaro è che non esiste un modello di allineamento a cui conformarsi, ogni corpo è unico e ha un proprio allineamento ideale, che prevede persino la possibilità della presenza di asimmetrie, nel rispetto della storia, della biologia e della genetica di quello specifico corpo. Ne consegue che l’allineamento è relativo ad un certo modo di “abitare” la struttura con naturalezza, assecondando la tendenza del corpo verso l’equilibrio, senza forzature e senza sforzo eccessivo. Partendo da questa premessa già si evince che contrarre massivamente i glutei per bloccare il bacino in una data posizione sia un’azione che non guarda in questa prospettiva.

Secondo fatto: non abbiamo un solo paio di glutei ma ben tre, ossia grande, medio e piccolo. Utilizzare i glutei quindi non è un’indicazione del tutto sbagliata, bisogna però specificare quali. Il grande gluteo è un muscolo molto potente e superficiale. Dalle conoscenze somatiche sappiamo bene che i muscoli superficiali non sono quelli deputati al mantenimento dell’allineamento, azione che si dovrebbe cercare negli strati profondi della muscolatura, dove ventri piccoli e sottili che viaggiano per percorsi brevi, possono fare un lavoro di grande precisione per mantenere relazione e armonia tra le parti.

Terzo fatto: la posizione dei femori per il mantenimento dell’en dehors è, a livello prossimale, a carico del gruppo dei rotatori del femore, ossia sei paia di muscoletti profondi con percorso pressoché orizzontale, che vanno grosso modo dal margine esterno del sacro e dalle ossa pubiche verso il grande trocantere del femore. Il piccolo gluteo, sebbene non faccia parte di questo gruppo, ha un percorso molto simile e quindi lavora in sinergia, si attiva spontaneamente quando la rotazione esterna è portata in modo corretto. Il medio gluteo è sito superiormente e superficialmente rispetto al piccolo, per questo ha una sua utilità nella stabilizzazione del bacino. Esistono poi altri comparti muscolari che mantengono la rotazione esterna della gamba in modo omogeneo su tutta la lunghezza ma non ne parlerò in questa sede, limitandomi solo all’area del bacino.

Sul davanti la parete addominale rappresenta un potente stabilizzatore del bacino. I retti addominali originano dal processo xifoideo dello sterno per inserirsi nella zona pubica e contraendosi (mantenendo stabilizzata l’origine) sollevano il pube verso l’alto. Il trasverso dell’addome è un importante attore nel gruppo di strutture che concorrono al mantenimento del “core” e quindi anche questo muscolo contribuisce notevolmente a mantenere la neutralità del bacino.
Proviamo quindi ora ad applicare questi principi biomeccanici alla tecnica del balletto per creare una stabilizzazione del bacino che non intenda bloccarlo in una data posizione quanto piuttosto neutralizzarlo  attraverso il movimento, mantenendone mobilità e fluidità, così necessarie per sviluppare dinamica nello spazio.

L’azione che ho trovato molto utile è quella di usare correttamente i rotatori del femore sia per ruotare i femori verso l’esterno ma anche, con il supporto di medio e piccolo gluteo, per spingere in avanti il bacino, portandolo esattamente sopra i piedi. L’atteggiamento di anteroversione del bacino può facilmente essere compensata utilizzando la parete anteriore del corpo, attivando i retti addominali e il traverso dell’addome. Quest’ultimo vive in un dialogo ininterrotto anche con l’azione dello psoas, di cui magari parleremo un’altra volta (sempre che i miei lettori siano interessati a questo tipo di articoli) poiché si tratta di un muscolo-entità che merita un discorso a parte. Quello che posso dire è che quando un movimento è ben condotto, l’iniziazione avviene proprio in questi recessi profondi, parte dal centro. Anche se qualcuno dovesse lanciarci una palla e noi dovessimo prontamente allungare il braccio per prenderla, ancora prima che la mano si muova verso l’obiettivo lo psoas si è già attivato. L’inizio è lì.

Quindi il trasverso dell’addome contraendosi porta l’ombelico verso la colonna vertebrale dichiarandosi apertamente un alleato dello psoas, che occupa la parte posteriore della parete addominale.
Non è facile spiegare tutto questo agli allievi durante la lezione, ma se questo tipo di azioni sono chiare nel nostro proprio corpo poi sarà possibile trovare le parole e i gesti per guidarli verso un corretto allineamento nel mantenimento dell’en dehors, senza bloccare il bacino ma promuovendone anzi il movimento libero.

So bene che molti insegnanti che leggeranno non saranno d’accordo, del resto ogni insegnamento è filtrato dalla nostra esperienza di danzatori, perché stiamo insegnando una tecnica corporea ed è ovvio che questa debba essere sperimentata su di noi a lungo prima di poterla trasmettere. Dico però che l’argomentazione data, dal punto di vista strettamente anatomico dovrebbe essere presa in considerazione, provata sul corpo, studiata anche attraverso l’aiuto di tavole anatomiche, come io stessa ho fatto per decenni, spinta dall’insoddisfazione che l’indicazione ricevuta più volte dai maestri “tieni fermo il bacino” mi lasciava quando a mia volta la trasmettevo ai miei studenti.
Gluteo: si o no?
Dipende.

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