Significati del termine “marcare” secondo il dizionario:
1.a. Bollare, contrassegnare con una marca; imprimere una marca o un marchio su un oggetto. Marchiare i pesi e le misure, contrassegnarli con un marchio dopo il controllo della loro esattezza. b. lasciare un’impronta
2. Notare, registrare. a. Nel linguaggio calcistico, segnare, realizzare un goal. b. Nel gioco del biliardo, marcare i punti, registrarli, o anche conquistarli, guadagnarli. c. Nel linguaggio tecnico indica i tempi di una lavorazione industriale, controllare i tempi di lavorazione necessari per una data operazione, allo scopo finale di determinarne il costo.
3. Nel linguaggio militare, marcare una visita, chiedere di essere visitato dal medico all’infermeria del corpo, quindi anche darsi malato per sottrarsi a un obbligo qualsiasi.
4. Accentuare, rilevare , rendere più evidente una cosa, un fatto, una circostanza.
5. Nel linguaggio sportivo anche inteso come marcare a uomo, marcare un giocatore, stargli addosso.
6. Si può usare anche come aggettivo: “marcato”.
Caro dizionario, sei incompleto.
I ballerini avranno già capito cosa manca in questa lista di significati, ossia l’uso che se ne fa nel mondo della danza, che dona a questa parola una sfumatura nuova, quasi opposta a tutte le altre sopra elencate. Sia in inglese che in italiano, infatti, si utilizza questo termine per indicare la pratica di eseguire i movimenti delle coreografie in una forma ridotta, essenziale, fisicamente meno dispendiosa rispetto all’esecuzione “a tutto volume”.
Alcuni neurologi sono rimasti talmente affascinati da questa pratica che ne hanno fatto oggetto di studio, che ha ulteriormente ridefinito e valorizzato i contorni di questa “arte nell’arte”. Secondo loro l’abitudine di “marcare” i movimenti potrebbe avere benefici non solo sul piano del corpo fisico ma anche su quello cognitivo. Questa osservazione è stata effettuata all’interno della Compagnia Nazionale di Balletto del Portogallo, focalizzandosi su due membri della compagnia per un periodo di quattro mesi. Lo so, non è uno studio ancora così corposo e ampio come ci si aspetterebbe, ma le neuroscienze applicate alle arti sono una branca estremamente giovane e tutti coloro che se ne occupano sono da considerarsi dei veri pionieri. I risultati di questi studi potrebbero essere molto utili non solo per l’ambito d’interesse a cui si rivolgono ma anche per comprendere meglio la neuroplasticità del cervello e il funzionamento della mente.
Ogni ballerino utilizza dei gesti emblematici per rappresentare schematicamente l’essenza iconica del movimento, in una raffinata procedura che mette insieme la memoria somatica con la capacità di visualizzazione.
In questa ricerca specifica ci si è concentrati sull’individuare i parametri di movimento percepiti come essenziali quando i ballerini marcano le sequenze e cosa motiva la scelta di alcuni e l’esclusione di altri. L’ipotesi più accreditata al momento è che quanto più il movimento è standard, conosciuto, molto praticato, come può essere ad esempio un piques arabesque o una pirouette, ad esempio, tanto più minimale sarà il gesto scelto per marcarlo, poiché la memoria somatica e la visualizzazione sono sufficienti a riempire lo spazio interiore di consapevolezza. Quando invece il ballerino si trova davanti ad uno schema meno conosciuto allora sceglie spontaneamente di codificarli in una forma gestuale più complessa, al servizio più della memoria somatica che di quella che riguarda la visualizzazione.
L’aspetto interessante di questa questa pratica, processo piuttosto complesso come abbiamo visto, conosciuto universalmente tra tutti coloro che danzano, è che in realtà viene acquisita nel contesto ma non viene mai insegnata. Si tratta però di una competenza indispensabile, specialmente per i professionisti che devono far fronte a tante ore di allenamento, prove e spettacoli, grazie alla quale possono evitare di eseguire i movimenti in piena forza, permettendo al contempo al proprio corpo e al coreografo o al direttore delle prove, di comprendere ogni movimento chiaramente come se venisse fatto pienamente.
Anche i cantanti lirici fanno lo stesso durante le prove, cantano mandando la voce “dietro”, specialmente nelle note più critiche, per poter effettuare le prove di regia senza affaticare la voce ma dando la possibilità al corpo di memorizzare i movimenti scenici insieme all’emissione del suono. Questo permette loro di avere energie a sufficienza per affrontare una prova intera cantando a piena voce.
Esistono vari gradienti con cui si possono marcare le sequenze. Si va dall’usare le mani per replicare i movimenti delle gambe e usando le spalle per accennare la parte superiore, ad esempio, un metodo molto utilizzato durante la lezione, quando i ballerini hanno bisogno di memorizzare velocemente le sequenze assegnate dal Maître. In questo caso le gambe possono stare ferme e mentre le mani si muovono secondo la musicalità richiesta, la mente visualizza i movimenti, così subito dopo il corpo può eseguirli senza errori, nella maggior parte delle volte.
In altri casi si possono accennare i movimenti con le gambe e usare a piena forza la parte superiore del corpo, quindi eseguire pienamente port de bras ed epaulement. Questa è la variante che preferisco e che suggerisco sempre di usare ai miei studenti. In generale noto sempre una forte pigrizia nella parte superiore del corpo, nonché una mancanza di chiarezza su concetti che riguardano il sostegno delle braccia, la forza nella schiena, nel centro, la relazione tra le braccia e la colonna vertebrale e soprattutto la coordinazione. Abbassare il volume nella parte bassa del corpo, oggetto di predilette e maniacali attenzioni, portando invece maggiore focalizzazione nella parte superiore, dedicandosi allo sviluppo di quella memoria corporea che poi diventa automatismo, è secondo me una strategia vincente.
Quando si tratta di dinamica e legatura tra i movimenti, la coordinazione tra parte alta e bassa del corpo gioca un ruolo fondamentale, quando è carente la percezione del corpo può risultare frammentata, come se i segmenti che lo compongono, o i comparti, si muovessero indipendentemente senza una reciproca relazione in termini di energia e di tempo. Chiaramente i segmenti del corpo sono indipendenti gli uni dagli altri, non facciamo che questo quando danziamo attraverso le incredibili capacità di questi luoghi d’incontro e dialogo tra le ossa che chiamiamo articolazioni, però è anche vero che allo stesso tempo questi segmenti devono coordinarsi come un’unità funzionale, agire insieme per un unico obiettivo, come gli strumenti di un’orchestra.
Ecco perché quando spiego le sequenze e loro si apprestano a memorizzarle, chiedo sempre di accennare la parte inferiore e fare bene quella superiore, così che possano trovare il giusto movimento e il perfetto timing già in questa fase, costruendo quella famosa memoria somatica poi utilissima quando la sequenza sarà attraversata a piena forza, richiedendo prontezza e reattività, specialmente nelle fasi più veloci della lezione come salti, giri, movimenti grandi nello spazio.
Personalmente è mia abitudine dare spiegazioni su come marcare i passi all’interno della lezione, per dare loro strumenti utili al loro apprendimento. Purtroppo la tendenza che osservo è sempre in direzione opposta: continuano a sfinirsi agitando le gambe mentre le braccia assumono quella posa che io chiamo “mantide religiosa” oppure, dato che ci stiamo avvicinando al periodo, “shopping natalizio”, perché sembra abbiano tutti i pacchetti appesi alla piega del gomito (trovala nell’immagine di copertina). Possiamo anche dirlo: sono una di quelle insegnanti puntigliose, pedanti e precisine che li corregge anche quando marcano, oltre che in ogni singolo dettaglio del movimento, ad ogni respiro. Non posso ancora correggergli i pensieri, per il momento, ma posso lavorare sulle mie capacità telepatiche e sono fiduciosa nel futuro.
Per concludere, alla voce “marcare” sul dizionario aggiungerei quindi:
7. nell’ambito della danza, specialmente balletto classico e neoclassico, marcare indica una specifica modalità di accennare i movimenti riproducendoli con meno forza e ampiezza, in una forma gestuale ed estremamente sintetica, con lo scopo di favorire la memorizzazione delle sequenze.