Lia Courrier: “Maschere, coriandoli e… danza”

di Lia Courrier
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Questa settimana i miei allievi sono giunti, come sempre, a salvarmi dalla pesantezza generale del momento con la loro energia giovane, fresca e gioiosa.

Il secondo anno della formazione in cui insegno, ha deciso che l’ultima lezione di balletto della scorsa settimana sarebbe stata in costume da carnevale, facendomi capire che avrebbero voluto che anche io fossi in maschera.

Devo ammettere che nelle mie lezioni esiste una certa abitudine al travestimento, pratica che abbracciamo anche nell’ultima lezione prima di Natale o nell’ultima lezione dell’anno, se queste date non coincidono con esami o appuntamenti importanti. Negli ultimi anni, a seguito del contesto pandemico, non ho avuto molta possibilità di creare simili occasioni, ma questa volta ci hanno pensato loro per me proponendo per primi.

Nei giorni precedenti sentivo molto fermento tra di loro, accordi per organizzare i costumi e preparare l’occorrente: erano davvero eccitati all’idea dello scorso giovedì mattina (si è festeggiato il carnevale ambrosiano) e quindi non potevo essere da meno, così ho recuperato qualcosa che avevo già e acquistato ciò che mi mancava per preparare il mio costume. Da cosa mi sono vestita? Da gattina, ovviamente. Rosa.

Comprendo molto bene il perché il carnevale sia così adorato da chi studia arti sceniche, dal momento che questa celebrazione prevede l’indossare una maschera per diventare qualcun altro per un giorno, vedere il mondo attraverso altri occhi e agire attraverso altri schemi. Questa festa ha origini pagane, sebbene sia ormai parte del calendario cristiano, ed è legata originariamente ai Saturnali. Il Dio Saturno propizia l’inizio del lavoro sui campi accogliendo la primavera con festeggiamenti, durante non vi era più nessuna differenza tra le persone, tra ricchi e poveri, tra nobili e plebei, grazie alla maschera, che cela l’identità, azzera le gerarchie e sovverte l’ordine sociale. Chi sceglie di calcare la scena lo fa anche attratto dalla possibilità di entrare nelle vite di altri, siano essi persone, entità o divinità. Nel momento in cui ti prepari per entrare in scena indossando il costume e truccandoti il viso, smetti di essere quello che sei nella vita quotidiana, non vedi più attraverso i tuoi occhi, non agisci più attraverso il tuo corpo e il tuo cuore: sei un altro. Questo processo è sempre estremamente interessante, dal momento che ti permette di osservare il mondo da un punto di vista diverso dal tuo, indossare i panni di altre vite, altre esperienze, anche estreme, ridimensionando l’importanza e la centralità del tuo ego. Travestirsi e diventare qualcun altro è un processo naturale per chi sale sul palcoscenico, da qui l’entusiasmo per questa ghiotta occasione di fare della consueta classe di danza una condivisione scenica. Basta dire che la suddetta lezione si è svolta alle 08,30 del mattino, orario in cui erano tutti pronti e vestiti per cominciare un surreale party in maschera all’ora in cui di solito si rincasa da una festa.

Di fatto in sala c’erano: un’apina, un fantastico trio che dal davanti erano gli ingredienti per una tequila (limone, sale e tequila) e da dietro la morra cinese (forbice, carta e sasso), poi un puntatore di google maps, una fatina alata, una carmencita, una nostalgica degli anni ’80 che si è vestita da un non precisato personaggio di “Fame”, un Braccio Di Ferro, due alberi, tre sirene, una Mercoledì Addams, insomma….ci siamo divertiti un mondo e abbiamo svolto il nostro lavoro quotidiano con grande impegno ma con un po’ di leggerezza in più.

La parola Carnevale deriva da carnem levare, quindi un nome che è stato dato a questa celebrazione successivamente al periodo del paganesimo, e che vuole indicare gli ultimi festeggiamenti prima della Quaresima, momento che anticipa la Pasqua ed è caratterizzato dall’osservazione di una certa austerità. Non pensavo che i milanesi fossero così dei gran festaioli, a giudicare da quanto sono laboriosi e seri nella vita di tutti i giorni, ma qui il carnevale dura di più, fino al sabato che precede il primo giorno di quaresima. Questi giorni tra martedì grasso e sabato sono chiamati  “Carnevalone”, e noi lo abbiamo festeggiato così.
Dopo tutto questo folleggiare, dopo essersi rimpinzati la pancia di cibo, la testa di musica e le gambe di balli sfrenati, da Domenica scorsa (solo per i milanesi, perché gli altri sono già in meditazione da una intera settimana) ci si prepara alla purificazione, alle austerità che prepareranno il corpo e la mente ad accogliere la rinascita. Il mondo cattolico presenta questo evento in relazione alla resurrezione di Cristo dal Santo Sepolcro, ma anche nel resto del mondo questo è un periodo dell’anno in cui tanti sono i riti che si celebrano per propiziare la rinascita della natura, il risveglio della sua potenza e fertilità, l’arrivo di una stagione fondamentale per l’agricoltura e per assicurarsi cibo per tutto l’inverno.

Quest’anno il mio augurio per questo momento, è che possa essere una occasione di rinascita anche per i nostri cuori e che l’umanità possa fare un salto di coscienza per ricordarsi chi è, per tornare ad amare, restando fedele a quello che è il suo ruolo in questo mondo: vivere in armonia con sé stessa, con le altre creature viventi e con il pianeta. Abbiamo davvero tanta strada da fare per raggiungere questa consapevolezza, ma riuscire a vedere la nostra attuale cecità credo sia il primo, importante passo per cominciare a percorrerla.

Dipinto di Jake Baddeley

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