Lia Courrier: “parliamoci chiaro, per gli insegnanti è importante mantenere sempre la dimensione di allievo”

di Lia Courrier
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Parliamoci chiaro

l’argomento di quest’oggi si è praticamente imposto da solo, durante incontri casuali con alcuni colleghi con cui ad un certo punto della discussione saltava sempre fuori. Quando qualcosa torna così insistentemente nelle mie giornate, la interpreto come un segno che è ora di scriverne, per questo oggi vi parlerò dell’importanza di mantenere una formazione permanente per il professionista della danza. Aggiungerei  anche che se già un danzatore dovrebbe sentire la necessità di studiare costantemente e non smettere mai di ricercare, attraverso il corpo, la propria danza, per gli insegnanti è ancora più importante mantenere sempre la dimensione di allievo ben presente nel proprio percorso personale.

Restare sempre allievi, quindi, non vuol dire solo mantenere un certo atteggiamento umile e semplice nei confronti del compito richiesto di trasmettere concetti, principi, estetica e poetica del movimento, ma si tratta proprio di uno status reale, di continuare ad essere studenti di uno o più maestri.

Il ruolo del formatore è uno dei più complessi, poiché non basta conoscere la teoria e la pratica di ciò che si insegna, ma bisogna avere anche competenze da psicanalisti, genitori, motivatori, controllori e molto altro, bisogna essere adulti ma anche un po’ bambini allo stesso tempo, dimostrandoci capaci di interpretare non solo i messaggi verbali ma in particolare quelli non verbali degli allievi, per poterli sostenere e aiutarli a far fronte a qualunque problematica la danza possa far emergere nelle loro esistenze.

Formarsi come danzatori non è sufficiente per diventare dei maestri capaci, per farlo si rende necessario continuare a formarsi, come danzatori e anche come esseri umani, ed usare ciò che si è imparato per trovare un proprio personale metodo di lavoro, nel tentativo di diventare esattamente l’insegnante che avremmo voluto avere, e che forse i più fortunati di voi hanno incontrato. Fare qualche anno in queste cosiddette ‘accademie’ private, per poi dedicarsi esclusivamente all’insegnamento, soprattutto qualora non ci sia stata una consistente esperienza lavorativa di palcoscenico in ambito professionale alle spalle, richiede che si continui a studiare approfonditamente.

Nella città in cui vivo, Milano, le classi di danza dirette ad allievi di livello avanzato o professionale sono pressoché disertate, e questo sicuramente è dovuto principalmente alla situazione in cui la danza versa nel nostro Paese, dove non c’è lavoro per i danzatori, che quindi sono costretti ad andarsene altrove per sentirsi parte del tessuto sociale e culturale della città. Ma esiste anche una sorta di pigrizia di fondo, per cui si va a studiare solo quando non c’è altro da fare o per prepararsi a spettacoli o audizioni.

I danzatori della mia generazione si sono formati con il culto dello studio quotidiano, almeno per un’ora e mezza. Non abbiamo mai vissuto la lezione come qualcosa che si doveva fare, come un obbligo, ma come una naturale necessità, anzi, la classe era un momento di gioia e di condivisione, infatti le sale erano sempre piene di danzatori bravissimi da cui ho imparato molto e c’erano diversi maestri tra cui scegliere.

In effetti, facendo un’ analisi delle presenze nelle mie classi diurne, tra le persone che vedo regolarmente, che hanno un progetto formativo permanente, ci sono molte danzatrici della mia età e anche più grandi, mentre tra i giovani emerge palese una minore costanza nello studio, a parte qualche raro caso animato davvero da grande passione, che affronta questo lavoro con serietà. Anche dai racconti dei colleghi, che insegnano danza contemporanea o modern, emerge lo stesso tipo di quadro.  Certo, sono consapevole che molti giovani danzatori sono in giro per il mondo a cercare lavoro, quindi è ovvio che non riescano a dare continuità allo studio in un solo luogo, frequentando lezioni e seminari lì dove si trovano al momento. Ma esiste anche un esercito di insegnanti di danza in città, che evidentemente non sentono il bisogno di prendere lezione regolarmente, e questo nel tempo può diventare un vero problema, sia per gli allievi che per loro stessi. Per non parlare della qualità del loro operato, che non ha la possibilità di rigenerarsi.

Non mi stancherò mai di dire quanto sia importante continuare a studiare anche dopo la formazione di base, perché il cammino che facciamo insieme alla danza possa armonizzarsi con ciò che noi siamo, con il modo in cui la danza muta costantemente forma nei nostri corpi e anche rispetto ai diversi ruoli che copriamo durante questo viaggio. Avere un bravo insegnante, anche in discipline che riguardano il corpo ma che non siano necessariamente danza, come le arti marziali, lo yoga, la terapia attraverso il tocco o qualunque cosa noi sentiamo possa aprirci a nuove competenze e orizzonti, scegliere questo cammino senza secondi fini che non siano esclusivamente l’apprendimento, è un buon motivo per preparare la borsa e pagare la lezione. Di qualunque danza vi occupiate, qualunque sia la pratica corporea che in questo momento pensate possa avere delle risposte da darvi, il mio consiglio è di prendere l’abitudine di programmare dello spazio per la formazione all’interno della vostra agenda. È più facile di quanto possa sembrare e il vostro lavoro ne trarrà sicuramente beneficio.

Per sviluppare un metodo bisogna avere metodo.

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