Non mi stanco mai di ripetere ai miei studenti quanto un bravo danzatore si veda dalla cura nei dettagli e di come mi basti guardare l’esecuzione dei primi tre esercizi alla sbarra per comprendere pienamente quale sia il suo potenziale e la sua conoscenza della materia.
Il plié è la relazione con la terra, la propulsione, l’intelligenza corporea nella coordinazione, l’organicità nella gestione di un movimento in cui i diversi segmenti del corpo sono perfettamente orchestrati. Quando guardo i danzatori eseguire la sequenza dei plié, grand plié e le flessioni che solitamente li corredano, mi rendo conto anche della relazione che hanno con il respiro: se si tratta di una funzione che avviene al di sotto della superficie della coscienza oppure se scelgono di respirare in un dato modo e in un preciso momento con consapevolezza, sfruttando la potente energia che il respiro infonde al movimento. Già da questi primissimi momenti della sbarra posso rendermi conto della capacità di controllo della rotazione esterna delle gambe, se viene mantenuta correttamente e nel rispetto delle articolazioni, sapendo quali comparti muscolari ingaggiare per sfruttare al massimo la mobilità disponibile, oppure se si tratta di una rotazione esterna falsamente forzata per rispondere ad un ideale dogmatico e inadatto a tutti. Posso rendermi conto se in quel corpo esiste propriocezione riguardo l’allineamento (ossia l’abilità di mantenere armonia ed equilibrio nelle forze che attraversano la struttura) oppure se il peso è tutto arretrato, costringendo il danzatore ad appendersi alla sbarra per mantenersi in piedi.
Durante le flessioni posso osservare e apprezzare la capacità di muovere correttamente le braccia, forti ma allo stesso tempo artisticamente significative, ben integrate nelle strutture muscolari che si avviano dal tronco e che fanno delle braccia un’espressione diretta della schiena. I port de bras sono un aspetto davvero importante della tecnica del balletto, osservare un danzatore che usa le braccia con maestria, coordinazione e chiarezza, è per me un piacere senza eguali, roba da far impallidire il più straordinario collo del piede sulla piazza.
Con il battement tendu si comincia a parlare di spazio, direzioni, spostamento e quindi dinamica. Osservare l’esecuzione di questa famiglia di esercizi che occupano una sezione piuttosto corposa della sbarra mi fa capire quanto sia chiaro in quel corpo il concetto di peso e di radicamento, quanto sensibile e intima sia la connessione con il pavimento, che è il primo partner con cui si danza (come diceva Steve Paxton) quanto il piede sia allenato a “sentire” piuttosto che semplicemente mostrarsi in tutta la sua mobilità e forza. Esiste tutto un linguaggio minuto dei piedi, fatto di azioni come strisciare, accarezzare, scivolare, picchiettare, pizzicare, strappare, colpire, spingere, tirare. Un linguaggio che è anche musicale, con alternanza di languidi indugi a gesti rapidi come il battito delle ciglia, lentissime misurazioni del suolo e guizzi improvvisi. Durante la sessione di tendu nel piede comincia a farsi strada questo vocabolario così importante sia per la tecnica che per la seduzione.
Il tendu, però, non è solo piedi ma anche gambe che hanno la capacità di “staccarsi” dal bacino e prendere spazio, è il concetto di “en croix” con tutte le sue regole, è capacità di mantenere l’allineamento del bacino ( e dell’en dehors) anche quando ci si sposta su una sola gamba.
Con il battement jeté arriva lo slancio, la capacità di produrre energia esplosiva, di muoversi velocemente senza perdere qualità, di infondere grande potenza nel gesto ma allo stesso tempo mantenere il controllo dando una direzione precisa alle estremità. In questa fase della lezione si comprende anche la musicalità di un danzatore e la sua familiarità con i cambi di ritmo, nonché la gestione del peso del corpo, grazie a sequenze che utilizzano sia la gamba del centro che quella della sbarra.
Infine gli equilibri che spesso accompagnano gli ultimi istanti di questi esercizi mi aiutano a intuire la strategia che il danzatore utilizza per la ricerca di questa sospensione. La posa va mantenuta “viva”, il corpo non cerca di “stare fermo” ma continua a muoversi per ribadire in ogni istante l’equilibrio delle intense forze che mettono in relazione le sue parti. L’equilibrio è un interessante esercizio di focalizzazione mentale, di attenzione e negoziazione, con lo scopo di permettere al corpo di adattarsi al contesto istante dopo istante, fluendo nell’avvicendarsi di tutti quei piccoli micro eventi che accadono nelle profondità, vicino alle ossa. Quasi un’attitudine zen.
Già da questi primi tre esercizi (escludendo il pre-sbarra da questa piccola lista) posso anche capire l’atteggiamento nei confronti del lavoro e l’autodisciplina, attraverso la qualità e l’attenzione date alle preparazioni e alle chiusure, senza lasciare nulla al caso ma portando fino alla fine l’esercizio con costante cura e precisione.
Tutto quello che arriva dopo non è altro che uno sviluppo di ciò che si è seminato in questi primi momenti. Questo vale sia nel cammino di apprendimento della danza che all’interno di una sola lezione: questi tre elementi del riscaldamento rappresentano la base, le fondamenta su cui si costruisce tutto il resto del palazzo. Persino le stelle più brillanti del firmamento della danza cominciano le loro giornate eseguendo questi movimenti con grande attenzione, poiché è così che preparano il proprio strumento a tutto quello che segue: centro, prove, spettacolo e poi di nuovo lezione. Ogni giorno si riparte sempre da lì, non importa che nella vita tu abbia eseguito cento, mille, diecimila battement tendu: per sempre saranno i tuoi maestri, il tuo buongiorno, il tuo inizio.
A tutti gli allievi ricordo di non considerare mai questa parte della lezione un’inutile routine ma un’occasione per andare sempre più a fondo, per migliorarsi, potenziare la prestazione tecnica, renderla sempre più pura e cristallina. Le infinite possibilità di combinazione dei movimenti, che il codice del balletto offre, contribuiscono a rendere questi movimenti ogni giorno nuovi, inediti, scoprendone sempre punti di vista e sfaccettature mai considerate prima.
Ancora oggi, dopo tanti anni, mi sorprende ancora la perfezione di questo codice e di quanto nel corso dei secoli sia stato perfettamente disegnato per sviluppare al massimo il potenziale di movimento del corpo umano.
1 commenti
Un grande articolo per un mito della danza insuperabile!!!