Lia Courrier: “Possiamo davvero contare sulle nostre certezze?”

di Lia Courrier
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“So di non sapere”.

Questo Socrate disse, secondo le cronache, nel tribunale che sentenziò la sua condanna a morte. Per prendere distanza dai sofisti, che dichiaravano la propria conoscenza, Socrate mette insieme queste parole, componendo una frase esteticamente perfetta e dal significato profondo. Sapere di non sapere non vuol dire vantarsi della propria ignoranza, lo scrivo giusto a scanso di equivoci, quanto piuttosto avere la consapevolezza che ogni istante rappresenta un nuovo punto di partenza, e anche che nuove conoscenze possono sgretolare quelle che crediamo essere certezze assolute.

Lo studio della filosofia dello yoga (ma anche dello zen e del taoismo), non ha fatto altro che corroborare questo pensiero di Socrate, dal momento che la visione indiana è quella di un multiverso, in cui esistono infiniti punti di vista sullo stesso oggetto d’indagine, quindi molteplici verità possibili. Uno degli animali-simbolo è proprio il pavone: quando apre la sua caleidoscopica coda, su ogni piuma compaiono forme circolari che ricordano degli occhi, che nella cultura yogica rappresentano proprio la moltitudine di punti di vista da cui è possibile osservare, per avere una visione piena e onnicomprensiva.

Nella mia formazione permanente, che ha spaziato tra diversi modi di osservare noi stessi e il corpo, capita che nuovi studi mettano in crisi le presunte certezze provenienti da quelli precedenti, e più vado avanti a studiare, più “so di non sapere”.

Scelgo di non avere verità dogmatiche (lo so, sono molto confortevoli, ma non sostengono il movimento dell’evoluzione, purtroppo) e metto in dubbio sempre tutto, continuando a pormi domande. Non è una questione di umiltà, o falsa modestia, ma di accettare che non si può essere onniscienti, né avere risposte a tutte le domande.

Attorno a me, invece, vedo che molti hanno inamovibili verità da vendere, e spesso, forse perché mi vedono nuotare in questo mare dell’incertezza che tanto amo, tentano di lanciarmi un salvagente, di offrirmi qualcuna di queste verità. Ringrazio per la premura, ma ho imparato a nuotare, e allo stesso modo cerco di insegnare a farlo anche ai miei allievi, perché sappiano trarre conclusioni da soli, sviluppino discernimento, anche facendo errori, senza dare per scontato che per apprendere ci si debba per forza nutrire di bocconi già masticati da qualcun altro.

Siamo processi in divenire, nel cammino della vita, e tutto dentro di noi, e fuori, è perpetuo movimento: dove possono trovare posto le certezze, in questo contesto?

Ditemi.

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1 commenti

Patrizio 29 Aprile 2021 - 14:29

Certezze solo dentro di noi legate al nostro passato, per il resto dobbiamo continuare a nuotare in questo mare, a volte calmo altre volte agitato.

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