Molte filosofie che arrivano dall’Oriente del mondo, sono permeate da quel concetto che vede il nostro corpo come un microcosmo che contiene il macrocosmo. Questo vuol dire che qualsiasi espressione della natura -dalla più maestosa alla più sottile, dalla forma degli alberi e delle foglie al movimento ritmico degli oceani e delle orbite dei pianeti- trova posto anche dentro di noi, come in uno specchio. È vero anche che tutto ciò che l’essere umano ha realizzato con le sue mani, fin dalla sua comparsa su questo meraviglioso pianeta blu, è in qualche modo ispirato alla natura, di cui siamo solo degli imitatori dilettanti, seppur con qualche picco di genio ogni tanto.
A volte la compenetrazione tra il nostro essere e l’ambiente che ci accoglie e ci nutre, è talmente sorprendente da divenire pura poesia, e quando siamo in grado di notare quanto la mano di Madre Natura sia maestra, sentiamo di essere stati toccati nel profondo del cuore, di essere parte di un miracolo fatto di bellezza, delicatezza, forza e potenza (tutte qualità che potremmo usare anche per descrivere la profonda natura che risiede in ogni umano, a conferma di quanto detto sopra).
Quando questo concetto pervade il quotidiano percepito del mondo attorno a noi, possiamo facilmente renderci conto quanto violare la Natura (intesa come ambiente ospitante) equivalga a violare noi stessi, così come fare del male ad una qualsiasi delle creature con cui condividiamo la vita, qui sulla Terra, voglia dire a ferire noi stessi. Credo che tenere a mente questo pensiero sia una buona pratica da fare ogni giorno, per ricordarsi dell’immenso dono che abbiamo ricevuto a nascere in un pianeta così straordinario e ricco di risorse, infondendo ad ogni nostro gesto l’amore per questa Madre, a cui troppo spesso manchiamo di rispetto.
Una di quelle occasioni in cui mi sono ritrovata lo stupore stampato in faccia, è quando ho visto per la prima volta quel fiore che viene chiamato proprio ‘orchidea ballerina’, nome botanico Oncidium. Si tratta di un piccolo gioiello, un omaggio che forse la grande Artista Natura ha voluto fare alla danza e ai ballerini, gli ‘atleti di Dio’, citando una frase famosa attribuita a Albert Einstein.
Le orchidee sono già dei fiori incredibili, per varietà, forme e colori, adorati da sempre da molti appassionati che ne collezionano e se ne prendono cura con grande attenzione. La straordinarietà di questo fiore in particolare, però, sta nella sua forma, che ricorda una ballerina, con le braccia in couronne e la vita avvolta da quella che sembra proprio essere una gonna simile ad un vaporoso tutù. Certo, noi tendiamo ad antropomorfizzare ogni cosa, convinti come siamo di essere il centro del Creato, ma quindi risulterebbe persino scontato spiegare il perché del nome che questo fiore porta, nel momento che ce lo ritroviamo davanti, ma la similitudine non si esaurisce tutta qui.
La danza è un’arte effimera, che smette di esistere (se non in forma di campo energetico che permane, per un certo tempo, nello spazio in cui qualcuno ha appena danzato) nel momento stesso in cui il danzatore si ferma, cessa di danzare. È un respiro vitale che va colto solo nel momento in cui si concede, nell’istante in cui si schiude in un preciso spazio-tempo, sprigionando tutta la sua fragranza e il suo sapore, poi più nulla. La natura caduca della danza si fa ben rappresentare da un fiore, anch’esso messaggero di una bellezza mortale, destinata a risplendere per un tempo limitato, per poi velocemente decadere e disintegrarsi. L’orchidea ballerina, oltre ad essere una bizzarra prova di maestria, quindi, può essere anche considerata un simbolo, un memento di quanto sia importante catturare l’istante di grazia quando se ne ha l’opportunità, proprio come nel caso della danza, di cui resterà una traccia, un segno, solo in chi ha avuto la sensibilità di accoglierla con lo sguardo e con il cuore