La danza classica è un linguaggio dalla forte connotazione verticale che guarda prevalentemente alla direzione ascensionale. La scarpetta da punta nasce proprio per esasperare questa attitudine, rendendo iconica l’immagine della ballerina che quasi si stacca da terra, eterea, spirituale, senza peso. Solo in tempi recenti la danza è tornata alla terra, a interrogarsi sul corpo incarnato che riscopre l’atto di cadere e rotolare, portando attenzione anche alla dimensione orizzontale.
Nell’inseguire questo ideale estetico e drammaturgico che anela al cielo, ci si può dimenticare che anche i ballerini sono soggetti alle stesse leggi fisiche di qualsiasi altro corpo e che questa comunicazione di leggerezza immateriale è in realtà un’illusione, risultato di un mirabile gesto tecnico e artistico, che prevede di utilizzare il pavimento come trampolino di lancio per volare.
Nel caso della danza classica non è il pavimento ad essere elastico, come ad esempio accade per le ginnaste, ma sono proprio le gambe ad assolvere il ruolo di molla efficace e potente. Vi presento oggi uno dei gesti più importanti di tutto il codice: il plié (oppure chiamato fondu, nel caso si esegua con il peso su di una sola gamba, ma il concetto non cambia).
Come sempre accade, la comprensione dei movimenti basici è molto complessa e richiede una certa raffinatezza di pensiero per eseguirli con precisione, puntualità ed efficacia. Flettere le articolazioni coxo-femorali, ginocchia e caviglie per raccogliere energia dal suolo, avvicinare il bacino alla terra per sviluppare potenza esplosiva e richiamare forza nelle gambe è esattamente quello che serve per poter poi respingere il suolo e salire verso il cielo, sia per un salto che per un relevé. Il plié, quando ben eseguito, crea le condizioni migliori non solo per ascendere ma anche per atterrare dai salti o scendere dai relevé con controllo, nonché per spostarsi nello spazio e, infine, creare fluide transizioni tra un movimento e quello successivo. Il plié sta alla danza come il respiro sta al corpo: una funzione multidirezionale e di connessione che ha effetti sull’intero sistema.
La rigidità nelle ginocchia è spesso uno dei fattori che compromettono l’efficacia del plié e creano frammentazione nella fluidità del movimento. Al di la della morfologia specifica di ogni corpo, che può mostrare poca spaziosità nel tendine d’Achille (uno degli scogli principali per un demi plié libero e ampio) nella mia esperienza ho capito che la corretta comprensione del ruolo delle ginocchia sia decisiva e penso che questo afflato verso l’alto che caratterizza la tecnica della danza classica porti a volte gli allievi a irrigidire le gambe e bloccare le ginocchia, impedendo alle forze discendenti di svolgere il proprio compito donando all’intero corpo la possibilità di espirare, con la conseguenza di rimanere come perennemente congelati all’apice dell’inspirazione.
Mi capita di vederli eseguire la pirouette senza sfruttare la meravigliosa possibilità che il demi plié offre per sviluppare energia propulsiva nella preparazione, scendendo (espirazione) per poi salire (inspirazione), osservo questa resistenza a discendere nella terra anche nell’esecuzione del piqué arabesque e addirittura nelle sequenze di salti, quando le ginocchia irrigidite non consentono loro di entrare e uscire velocemente dal pavimento.
Quando le ginocchia sono disponibili e morbide è più semplice ottenere un plié efficace per respingere o accogliere il suolo e creare un dialogo ininterrotto con questo partner bistrattato e spesso dimenticato, tuttavia vero e proprio strumento per chi danza. Inoltre un buon plié permette alle informazioni di transitare attraverso il ginocchio, dall’alto verso il basso e vice versa, senza rimanerne bloccate all’interno, garantendo sicurezza e allontanando la possibilità di eventi traumatici a carico di questa articolazione. Non solo: quando gli arti inferiori non sono efficaci nel dissipare le forze di collisione ad ogni atterraggio dai salti, sarà la colonna vertebrale a pagare le conseguenze più incresciose e questo non accade nel breve ma nel lungo termine. Un buon demi plié, quindi, mette in sicurezza anche la colonna vertebrale.
Ginocchia morbide però non vuol dire molli o rilassate, indica uno stato di disponibilità e prontezza che è dato anche da una corretta propriocezione. Il luogo in cui realmente avviene la flessione del ginocchio, dal punto di vista biomeccanico, è la parte posteriore. Il ginocchio viene chiamato anche articolazione femoro tibiale, il che implica la consapevolezza che la rotula non partecipa attivamente al movimento ma funge da protezione e da puleggia (organo di trasmissione del moto) per potenziare l’azione del quadricipite.
Il punto di repere per percepire il movimento di flessione del ginocchio è quindi la parte posteriore ed è proprio questa che si rilascia verso la rotula, orientandosi nella stessa direzione in cui guardano le dita del piedi. Per salvaguardare la salute del ginocchio è bene tenere a mente questi riferimenti, evitando di imprimere forze torcenti in un’articolazione estremamente delicata come questa.
Non meno importanti del ginocchio, in questa discussione, sono le articolazioni femorali e le caviglie. È necessario ammorbidire la parte anteriore della caviglia e mantenere il peso nella parte anteriore dei piedi, pur permettendo al tallone di toccare terra.
Nel demi plié le dita del piedi sono molto attive, premute contro il suolo, pronte ad eseguire un gesto rapido e deciso per spingere ottenendo una salita verso l’alto rapida e potente.
La danza classica, sorprendentemente, può portare a sviluppare rigidità nelle articolazioni femorali, a seguito del grande impegno in quest’area e specialmente nei soggetti che non godono di ampia mobilità e che, nello sforzo di raggiungere le estreme estensioni richieste dalla tecnica, irrigidiscono cronicamente le strutture muscolari che possono diventare nel tempo alte mura difficili da espugnare. Questa condizione rende difficile anche mantenere in posizione il bacino perché viene a mancare la corretta percezione della separazione tra femore e anca.
L’utilità del demi plié è quindi data dalla sinergia di tutte le articolazioni della gamba, che lasciano libera la strada alle forze che attraversano il corpo, permettendo di creare una forte pressione contro il suolo per poi respingerlo e lasciare libero il corpo di espandersi nello spazio. Si tratta di una competenza fondamentale per ogni danzatore che non può essere lasciata al caso ma ha bisogno di essere compresa e sperimentata fino alla completa interiorizzazione.
Avere articolazioni spaziose e consapevolezza delle informazioni che transitano in questi spazi permette ai piedi di assolvere il proprio compito di sensibili strumenti che compiono azioni importanti, quali: strisciare, frizionare, picchiettare, graffiare, accarezzare, oltre che spingere e ricevere.
Quando ogni elemento porta il proprio contributo in maniera corretta e con la giusta qualità, il plié diventa cosa viva e vitale, un movimento ricco, denso, multisfaccettato, crocevia di innumerevoli tragitti, luogo di esplorazione che non finirà mai di sorprendere, non sarà più percepito come una semplice flessione e estensione delle gambe.