Lia Courrier: “Volevo dirti che sono venuto/a a lezione ma non guardarmi perché non studio da tanto”

La frase pronunciata dagli allievi e professionisti che riprendono le lezioni dopo una lunga pausa

di Lia Courrier
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Questi sono i giorni in cui molti di coloro che si sono presi una pausa da studio e pratica della danza tornano in sala per riprendere la routine.

Chi segue lezioni perché professionista o aspirante tale, avrà certamente continuato senza pause (vero?) perché tutti sanno che riprendere a danzare dopo una interruzione, seppur breve, è molto più faticoso che non continuare ad allenarsi senza soste. Questo non vuol dire che bisogna andare a lezione tutti i giorni, quando si è in vacanza può anche essere difficile trovare un contesto disponibile, quello che intendo è che basta avere una routine di stretching e potenziamento seguita da una sbarra completa per mantenere quel filo che lega la fine della stagione di studio o di lavoro con il ritorno in sala. Persino i primi ballerini della Scala, ormai seguitissimi sui social, questa estate hanno postato diverse storie in cui, appoggiati a sbarre di fortuna, si allenavano in vacanza. Chi pensa di non essere proprio capace di creare sequenze da eseguire può sempre scegliere una delle innumerevoli lezioni che i ballerini di tutto il mondo hanno pubblicato su YouTube in questi anni di allenamenti casalinghi.

In pratica quello che sto cercando di dire è che non avete scuse per aver oziato per giorni e giorni (cattivelli) e quindi adesso il menu del vostro futuro prossimo prevede doloretti muscolari dopo i primi giorni di lezione, in attesa di sentire il corpo rispondere alle intenzioni nuovamente, prontamente, con precisione, controllo e forza.
Lo scotto da pagare non è poi così oneroso, in fondo, dopotutto ognuno ha le proprie strategie,  se proprio avete avuto bisogno di staccare completamente l’importante è essere pronti quando serve e non auto-sabotarsi procrastinando troppo. Sono sempre stata una che prima di andare in scena doveva farsi almeno una sbarra completa, se non la lezione intera, più altri esercizi per sentire tutti gli strumenti pronti nella cassetta degli attrezzi, mentre alcuni colleghi erano capaci di mangiare la pasta al forno tra il primo e il secondo atto e non li ho mai visti scaldarsi per più di 15 minuti. Nella mia ossessione nell’essere sempre pronta per danzare a volte arrivavo a fare una brevissima sbarretta prima della lezione di danza, ma sono consapevole si tratti di un caso davvero estremo di “iper preparazione compulsiva”.

A fronte della diversità di scelte, tutte lecite e legittime (che ognuno poi si prenda la responsabilità delle proprie azioni), la frase che sento di più in queste prime lezioni della stagione è: “volevo solo dirti che sono venuto/a lezione ma non guardarmi perché non studio da tanto. Mi metto in un angolino.”
Questi soggetti mettono drammaticamente le mani avanti per precauzione, in caso si venisse colti da crampi improvvisi o si cadesse con il sedere per terra durante le pirouette, ad esempio, come se si andasse a lezione per essere perfetti. Non è mica uno spettacolo! Che senso ha farsi un processo alle intenzioni da soli, ancora prima di aver poggiato la mano sulla sbarra? Una prova d’attore memorabile e dovreste vedere la faccia con cui quelle parole vengono pronunciate! Io rispondo con una espressione solenne, facendo un cenno con la testa come a dirgli che ho capito, ma dentro di me sorrido.

Vorrei far notare, inoltre, la contraddizione insita nella frase, che mette l’insegnante nella scomoda condizione di avere delle persone in classe che hanno però richiesto di non essere guardate. Ma allora che sei venuto a fare se non vuoi che ti guardi? Cosa faccio qui? Poi si sa che alla fine l’occhio cade lo stesso e mentre guardo quella persona danzare affiora alle labbra qualcosa da dire, correzioni, consigli, così il dilemma: glielo dico o non glielo dico?

Di solito glielo dico, perché alla fine queste frasi sono formalità, schermaglie, rappresentano il rispetto di una specie di etichetta non scritta che vige alla corte dei ballerini, in questo evento mondano che è la lezione di danza. Si dicono per circostanza ma non appena la lezione inizia ci si è già dimenticati, per fortuna, per questo io guardo, eccome, e parlo, anche.
Altra frase usatissima, che spesso accompagna la prima, a corollario: “oggi faccio piano, mi fermo prima, magari non salto, altrimenti domani…”
Osservo molto spesso che proprio le persone che si abbandonano a simili cerimoniali di apertura di solito sono proprio coloro che finiranno la sbarra sudati fradici per aver speso, in una semplice training di riscaldamento, le stesse energie che servirebbero per scalare le vette maggiori dell’Himalaya. In centro si metteranno sempre in prima fila scattando come un furetto al cambio gruppo e spingendosi nella danza come cinghiali inferociti, alzando l’asticella a tutti. Ai salti, con un sorriso che sembra quello dello stregatto, li vedrai volare liberi come uccelli a cui è stata finalmente aperto lo sportellino della gabbia, ripetendo gli esercizi innumerevoli volte, presenti in più gruppi, fino a stramazzare a terra dopo il saluto finale.

Alla mia osservazione: “ma non avevi detto che ti saresti fermato prima dei salti?” la risposta è dipinta nell’espressione di beatitudine per essere finalmente tornati a danzare. Della serie: “che me ne frega se domani ci vorrà il carro attrezzi per alzarmi dal letto, non sono riuscito a fermarmi perché mi stavo divertendo”. E allora sia: pagate pure il pegno per non esservi allenati costantemente, ma ora godetevi in pieno l’energia di una bella lezione di danza come si deve, fatta da cima a fondo. Come diceva una nota battuta del cinema: “in fondo domani è un altro giorno”.
E voi? Vi è mai capitato che gli studenti pronunciassero simili divertenti facezie prima della lezione? Come se non li conoscessimo abbastanza…

Non vedo l’ora di leggere i vostri commenti.

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