Lia Courrier: “World Ballet Day… Che figata!”

di Lia Courrier
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Immancabile anche quest’anno l’appuntamento con il WBD (World Ballet Day), attesissimo e preziosissimo evento per tutti i danzatori e gli amanti della danza.

La caratteristica di questo evento è quella di mostrare una parte di questo lavoro difficilmente accessibile altrimenti, ossia la lezione di danza quotidiana della compagnia e le sessioni di prove dei solisti, dei primi ballerini e del corpo di ballo. Per un giorno possiamo fare il giro del mondo entrando nei teatri e nelle sale prove delle compagnie più importanti del mondo e incontrare gli interpreti di queste produzioni in un contesto diverso da quella a cui siamo abituati come spettatori, popolato anche da maestri, coreografi, maestri ripetitori, ossia da tutta quella schiera di professionisti che fanno in modo che tutto funzioni alla perfezione (e di cui il pubblico spesso non sospetta neanche la presenza).

Normalmente mi piace cominciare dalla parte più succosa, la classe del Royal Ballet, capitanata quest’anno dalla meravigliosa Olga Evreinoff, il caschetto grigio più amato dai danzatori. Questa compagnia mi piace molto, credo di poterla posizionare in cima a quella vetta altissima su cui metterei anche l’Opéra e forse nessun altro. La compagnia del Royal Ballet è fresca, giovane, multietnica, nelle lezioni si respira sempre un’atmosfera leggera e dinamica. Persino le riprese sono sempre impeccabili e consentono di godere della classe come se fossi proprio lì, in compagnia delle le star del balletto che iniziano la propria routine quotidiana. Una bella sorpresa è stata vedere alla sbarra anche il “nostro” (solo per nascita, perché artisticamente l’Italia non ha dato molto a questa stella nascente) Marco Masciari, sempre bellissimo e impeccabile, con cui Olga si diverte ad esercitare il suo ottimo italiano.

È incredibilmente formativo e interessante guardare queste compagnie studiare, vedere che tipo di training viene loro proposto, perché la personalità della compagnia si sviluppa proprio quando si danza insieme sotto la guida di qualcuno che ha un progetto e degli obiettivi ben precisi da raggiungere. Il materiale corposo che questa giornata produce (si tratta di diverse ore di girato, che rimangono visionabili per sempre) è per me oggetto di studio per un intero anno, fino all’edizione successiva del WBD. Alcune delle sequenze, che trovo didatticamente più interessanti, entrano nelle mie classi (citando ovviamente l’autore), condivise con i miei studenti, osservate, analizzate.

Vorrei però anche menzionare la preziosa presenza dei maestri accompagnatori, che supportano insegnanti e danzatori con la loro musica. Qualcuno si diverte a suonare brani dai musical più famosi o rubati alla musica pop, altri scelgono una via più formale, ma resta il fatto che la musica eseguita dal vivo aggiunge sempre qualcosa al rito della lezione della compagnia.

Un’unica nota personale riguarda la lezione dal palcoscenico del Mariinsky.

In prima istanza vorrei esprimere il fastidio provocato dalle due voci che hanno commentato per tutto il tempo, impedendo di poter fruire della lezione nella sua genuina completezza. In seconda direi che questa compagnia, e il teatro stesso, rappresentano la storia del balletto, verso cui non posso che nutrire il massimo rispetto, ma mentre guardavo questi danzatori bellissimi e virtuosi, non potevo ignorare l’emergere di questa sensazione di essere stata risucchiata indietro nel tempo. Non solo ho trovato tutti estremamente seri, oserei dire funerei (persino la Maître, particolarmente giovane), ma la lezione stessa mi è parsa come costruita su principi ormai datati, che non aiutano il corpo danzante a raggiungere quella fluidità e dinamismo a cui il balletto contemporaneo ci ha abituati. Ho osservato forzatura, staticità, poco radicamento e quella mancanza di gioia nel movimento, che mi ha fatto passare la voglia di guardare fino alla fine.

Gusti personali, ovviamente.

Per fortuna subito dopo ho incontrato Tomas Karlborg, che dal palcoscenico dello Staatsballet Berlin ha dato mostra di un’idea della danza effervescente, fresca, che chiama proprio il piacere di muoversi e di giocare con la musica, per non parlare della sua verve, degna di un cabarettista, che ha portato allegria anche tra i danzatori, tutti assolutamente focalizzati ma allegri. Poi anche l’adorabile Charlotte Chapellier, con il suo viso rubicondo e sorridente che mette già di buon umore, dare una classe ariosa e dinamica al Dutch Ballet, altra splendida compagnia composta da tanti giovani talenti e qualche vecchio lupo molto in gamba.

L’età anagrafica non conta poi molto, direi, basta mantenere un animo giovane e rimanere aperti al nuovo che arriva, senza nessun arroccamento in dogmi e certezze, che si trasformano necessariamente con il cambiare dei tempi e delle circostanze.

E voi? Avete visto qualcosa? Cosa vi è piaciuto di più?

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