Lo Schiaccianoci di Grigorovich incanta ancora una volta il pubblico del Teatro Bolshoj di Mosca

di Sabrina Ronchetti
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Davvero difficile commentare lo spettacolo a cui ho avuto la fortuna di assistere il 2 Gennaio al Teatro Bolshoj di Mosca, uno “Schiaccianoci” direi al limite della perfezione raggiunta davvero in tutto: nella danza, nella coreografia, nell’esecuzione musicale, nella scenografia..

Il pubblico occupa tutti gli ordini del teatro che è esaurito come tutte le sere precedenti  e successive. Appena le luci si abbassano, ti accorgi quanto la grandiosa immensità del palcoscenico di questo mitico teatro, abbia la capacità di rapirti dalla poltrona in cui siedi e di catapultarti direttamente in mezzo a Marie, a Drosselmeyer, al Principe Schiaccianoci e a tutti i personaggi che a mano a mano si avvicendano nella storia stessa che non passa più solo davanti ai tuoi occhi, ma di cui tu adesso fai parte: davvero una grande magia.

Nella stessa serata, si celebra poi il novantesimo compleanno del grande Yuri Grigorovich, (presente tra l’altro in prima persona in teatro e talmente elegante e naturalmente carismatico che a noi tutti viene da chiederci se abbiamo capito male o se siano veramente novanta gli anni che sta festeggiando!), e per questo, la compagnia del Bolshoj propone proprio la versione coreografica del Maestro, andata in scena per la prima volta nel 1966, e qui alla sua cinquecentosessantanovesima rappresentazione.

“Schiaccianoci” è il balletto del Natale per eccellenza, e all’apertura del sipario il nostro sguardo viene catturato subito dal grande albero addobbato al centro del salone nella casa dove i genitori di Marie hanno organizzato una grande festa. Dietro, una finestra da cui si intravede la neve che continua incessantemente a scendere e, ai piedi dello stesso albero, i regali ancora impacchettati accanto ad un meraviglioso cavallo a dondolo.

La protagonista Marie, interpretata dalla prima ballerina Anna Kaptsova, gioca insieme alle amiche, e lì vicino anche il fratello Fritz, la brava Eugenia Savarskaya, si intrattiene coi suoi compagni, mentre i genitori danzano un po’ goffamente con gli altri invitati. Ma l’arrivo del misterioso Drosselmeyer, il padrino di Clara e Fritz, superbamente interpretato da Denis Savin tanto convincente da offuscare a tratti tutti gli altri danzatori presenti sulla scena, riempie di gioia e di curiosa attenzione tutti i bambini che attendono di vedere che cosa uscirà dalla sua magica scatola; ed ecco un Arlecchino, (Georgy Gusev), una delicata Colombina, (Margarita Shrayner), una impertinente streghetta (Viktoria Litinova) insieme ad un dispettoso diavoletto (Anton Savichev), tutti pronti ad animare ed allietare i più piccoli.

Ma il regalo più gradito è sicuramente quello che Drosselmeyer fa a Marie: uno Schiaccianoci a forma di soldatino le cui buffe movenze meccaniche subito catturano il suo cuore e lasciano a bocca aperta il pubblico in sala incantato dalla perfetta coordinazione con cui la giovane Danila Klimenko, allieva della scuola del Bolshoj, rende i movimenti della bambola.

Giunge la mezzanotte, gli invitati se ne vanno e Marie è costretta dai suoi genitori a ritirarsi nella sua stanza, ma una volta lasciata sola, torna nel salone della festa, là dove aveva lasciato la sua bambola Schiaccianoci e qui avviene la magia che tutti conoscono: inizia un fantastico viaggio (sogno o realta?) con il suo Schiaccianoci che nel frattempo si è trasformato in un meraviglioso Principe, (Artyom Ovharenko) che, dopo aver sconfitto il Re dei Topi (Vitaly Biktimirov) con il suo esercito di topolini, porta Marie in in luogo di favola.

La scena dei Fiocchi di Neve è talmente ricca di poesia e bellezza che risulta commovente. La perfezione del corpo di ballo, impegnato in una danza di velocità e leggerezza allo stesso tempo, dove il minimo errore risulterebbe fatale, e quella dei due solisti, la dolcezza delle voci dei bambini del coro del Teatro Bolshoj, il candore della neve che cade sull’albero di Natale , fanno di questo il momento più indimenticabile dell’intero spettacolo.

Poi è tutto un susseguirsi di danze di bambole spagnole (Dariya Bochova con Igor Tsvirko), indiane (Viktoria Yakusheva con Alexander Voytuk), cinesi (Svetlana Pavlova e Egor Sharkov), russe (Yanina Parienko e Alexander Vodopetov) e francesi (Dariya Khokhlova e Vladislav Kozlov), fino ad arrivare al famoso Valzer dei Fiori, dove ancora una volta il corpo di ballo conferma la sua eccellenza, e all’attesissimo passo a due con variazioni e coda in cui Nina Kaptsova e Artyom Ovharenko danno prova di tutta la loro bravura. Non conoscono indecisioni, imperfezioni, sbavature, ma danzano con una tale naturalezza da far sembrare tutto assolutamente facile, alla portata di tutti, quando invece stanno affrontando uno dei banchi di prova più ardui di tutto il repertorio classico: semplicemente spettacolari.

La fine del balletto giunge troppo presto. Tanta è la bellezza che ci è stata donata, da desiderare di tornare indietro nel tempo e ricominciare tutto da capo.

Gli applausi sono fragorosi, infiniti, e poi un fiume di fiori e una sorpresa finale: sul palco arriva Yuri Grigorovich ed è standing ovation, mentre una pioggia di lustrini dorati cade ininterrottamente sui danzatori, che, commossi, si inchinano di fronte al Maestro. Poi si chiude il sipario, la magia finisce e rimane il ricordo di una serata che difficilmente riusciremo a dimenticare.

Crediti fotografici: Damir Yusupov

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