Lo stato di salute della danza in Italia non è buono ma a parlarne, e soprattutto ad agire, sono in pochi. Danza Error System, dal 2020 dà voce ai lavoratori del settore raccontando i problemi che spesso vengono nascosti come polvere sotto il tappeto e cercando sin da subito un dialogo con le istituzioni. Una realtà necessaria che oggi ci può aggiornare sul vero andamento delle cose.
Al Ministero, esiste un tavolo permanente che sta lavorando per la danza? Chi è attualmente seduto a quel tavolo e con chi interagisce?
L’impressione che abbiamo è che su questo tavolo della danza ci sia confusione. L’unico tavolo permanente della danza è stato istituito dall’ex Ministro Franceschini in seguito a un ciclo di audizioni in cui eravamo presenti noi, i sovrintendenti delle varie fondazioni liriche e big come Eleonora Abbagnato e Roberto Bolle. La vita di questo tavolo è stata molto breve: tre incontri nel 2022 con varie personalità del settore e con noi, unici rappresentanti diretti dei lavoratori. Un tempo troppo breve perché tante teste diverse potessero produrre qualcosa sul complesso mondo della danza. È stato più che altro uno scambio di proposte ed opinioni e, come spesso succede in questi casi, è emerso che c’erano molti interessi personali e non un obiettivo condiviso. Quel tavolo oggi non esiste più.
Nessun altro incontro da allora?
Nel 2023, l’attuale Ministero della Cultura ha contattato diverse organizzazioni rappresentative del settore danza chiedendo di inviare delle proposte che sarebbero state utili per la stesura del Codice dello Spettacolo. In seguito, siamo stati ricevuti. Parliamo di ottobre 2023. Noi eravamo gli unici a portare proposte relative ai corpi di ballo. A marzo 2024 siamo stati nuovamente ricevuti e un po’ tutti ci aspettavamo un’evoluzione dei discorsi fatti a ottobre, quindi un passaggio alla parte pratica, cosa che non è avvenuta. Infine, l’incontro si è minimizzato, sulla terrazza di un hotel, tra il Ministro Sangiuliano, il Sottosegretario Mazzi e i big come Eleonora Abbagnato, Roberto Bolle, Giuliano Peparini, Luca Tommasini, Lorella Cuccarini, Giuseppe Picone, Luciano Cannito… Noi operatori non siamo stati interpellati. Il Ministero ha festeggiato quel momento, si sono lanciati slogan e messaggi, è stato anche detto che si sarebbero riaperti i corpi di ballo ma nessuno sapeva né come né quando.
Soffermiamoci un momento sui Corpi di ballo. Vogliamo ricordare qual è la situazione in Italia?
Purtroppo la situazione di oggi è la stessa di quando siamo partiti. Abbiamo fatto un lungo cammino di interlocuzioni, di sensibilizzazione, di unione all’interno della categoria ma le istituzioni non hanno fatto niente, la situazione è sempre la stessa: abbiamo 14 fondazioni lirico-sinfoniche, 14 orchestre, 14 cori e soltanto 4+1 corpi di ballo (Teatro alla Scala, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Massimo di Palermo + Fondazione Arena di Verona).
Milano rappresenta l’ispirazione dal punto di vista dell’organico e della produzione artistica. Roma, Napoli e Palermo, negli ultimi anni hanno migliorato gli organici con più posti a tempo indeterminato e la produzione è stata incrementata. Ad oggi, in 14 fondazioni lirico-sinfoniche nazionali, soltanto 212 posti a tempo indeterminato sono destinati ai danzatori, nemmeno il 5% rispetto ai posti a tempo indeterminato totali! Ancora oggi quindi la danza è una professione in via d’estinzione. I danzatori si ritrovano a vivere lunghi periodi di disoccupazione, di precarietà oppure sono costretti ad espatriare e in molti casi, a cambiare mestiere.
Come mai menzionate anche Verona?
A Verona, nonostante il corpo di ballo non esista più dal 2017, la Fondazione ha continuato ad assumere tersicorei rispettando il CCNL, contratti di tipo subordinato e audizioni pubbliche con graduatorie. Diciamo che a Verona un corpo di ballo c’è ma i danzatori sono assunti a tempo determinato. Si tratta di un corpo di ballo precario. In tutte le altre Fondazioni l’attività di balletto viene esternalizzata, affidata a compagnie o agenzie italiane ed estere e per i ballabili previsti nelle opere, le Fondazioni che non hanno un copro di ballo violano il CCNL assumendo artisti a P.iva e inquadrandoli spesso come mimi o figuranti quando poi, in realtà, in scena ballano.
Quale tipo di seguito avete? Quando pubblicate contenuti e aggiornamenti sui vostri canali, notate collaborazione o resistenza da parte del mondo della danza italiana?
Dobbiamo dire che, usando principalmente i social, siamo riusciti a raggiungere sempre tutti gli interlocutori, sia i colleghi, gli appassionati e i sostenitori settore, sia le istituzioni. I nostri contenuti hanno centinaia di interazioni e condivisioni e migliaia di visualizzazioni, fino anche a 35000. È la prova che chi ci segue è interessato. L’atteggiamento che riscontriamo è di grande collaborazione, di grande unione e scambio di opinioni. La parte più dura è purtroppo quella del mondo dei big della danza che non vive più, se mai lo ha vissuto, tutto quello che vivono i comuni danzatori o non vogliono prendere posizione e pur seguendoci, non collaborano.
Nelle nostre Fondazioni liriche, i titoli di balletto sono sempre stati programmati in numero minore rispetto a quelli di opera ma oggi si sta esagerando. In alcuni grandi teatri si vedono in cartellone uno o due balletti a Stagione… Eppure, il pubblico della danza è numeroso…
Su questo, i sovrintendenti si giustificano attribuendo la colpa al fatto che i conteggi per il FUS attribuiscono maggiore punteggio alla produzione di opera lirica rispetto a quella di balletto. In poche parole, i teatri ricevono più fondi dallo Stato se producono opera. Ci sono comunque dei dati oggettivi: laddove si produce balletto con un proprio corpo di ballo stabile, le persone vanno a teatro. Ci sono svariati sold out e l’avvicinamento di una parte di pubblico che è diversa dal pubblico dell’opera lirica. Questi dati dovrebbero incentivare i sovrintendenti a produrre balletto, cosa che non succede. Ci sono addirittura grosse differenze tra chi ha già corpi di ballo stabili: la produzione di Milano è imparagonabile rispetto a quella di Palermo. Noi abbiamo provato a intervenire chiedendo al Ministero di rivedere i punteggi per l’assegnazione del FUS secondo un calcolo che abbiamo sviluppato con esperti di marketing ed economia per cui le Fondazioni prenderebbero più fondi producendo con un corpo di ballo proprio.
Qualche esempio?
Sempre Verona, dove attualmente è in scena un titolo di balletto, con il copro di ballo precario di cui abbiamo parlato prima, ed è stato necessario aggiungere recite perché quelle programmate erano tutte sold out. Cosa che le opere non fanno sempre ma che soprattutto non succede coi concerti sinfonici. Quindi in una logica di produttività, di guadagno non solo artistico ma anche economico, è inspiegabile la scelta dei sovrintendenti di non produrre balletto e di non avere una propria compagnia. Le Fondazioni lirico sinfoniche esistono perché devono avere proprie masse artistiche con cui produrre opera, sinfonica e balletto.
Sembra un boicottaggio ma la danza non è pericolosa… Cosa c’è davvero dietro questa resistenza da parte del Ministero?
Quello che noi di Danza Error System abbiamo percepito, partecipando a tutte le occasioni possibili di contatto con le istituzioni, è questo: quando l’attuale governo si è insediato, il Ministro alla Cultura (che era Sangiuliano) con il sottosegretario Mazzi dichiararono pubblicamente che avrebbero ricostituito i corpi di ballo all’interno delle Fondazioni liriche. Noi avevamo già mandato il nostro materiale che sicuramente era stato visionato. Forse ricorderete che si parlò di due corpi di ballo. Probabilmente, nel tempo, il Ministero, avendo avuto a che fare con il sistema al completo e con la resistenza da parte di alcuni sovrintendenti che non vogliono assolutamente riaprire i corpi di ballo, nemmeno con un aiuto economico, deve aver capito che purtroppo nel settore circolano troppi interessi personali. In conclusione, riaprire quei due corpi di ballo andrebbe contro gli interessi dei privati (che potrebbero aver avuto un ruolo o aver fatto comunque pressioni affinché non si compromettesse il loro operato). Da qui il passo indietro e l’idea dello scorporamento. Chi ci rimette in tutta questa vicenda? Gli unici che dovevano essere salvati, i danzatori.
Ci sarebbe ancora tantissimo da dire… E sicuramente ci aggiorneremo in futuro, se vorrete. Intanto, come vi piacerebbe concludere questa chiacchierata di oggi?
Con una riflessione: Ci sono tanti passaggi per arrivare a riaprire un corpo di ballo, e questo fa fare un passo indietro a molti. Quindi il concetto iniziale viene stravolto: siccome è difficile, nel frattempo si creano compagnie esterne che vanno in scena magari per un’unica produzione, e si dice “Abbiamo fatto ballare i ballerini”. Ma questo va fuori dal disegno iniziale! E soprattutto non risolve il problema. Esternalizzare, creare corpi di ballo temporanei che lavorano per un po’, magari con grandi nomi che in questa confusione fanno i loro interessi, come succederà a Firenze, non aiuta il sistema. Il danzatore merita una carriera come quella degli artisti del coro e dei professori d’orchestra… Il punto non è portare la danza in Italia, questo si può fare facilmente invitando qualsiasi grande compagnia straniera e programmando dei bei titoli anche per tutta la Stagione. In Italia non dobbiamo salvare la danza, dobbiamo salvare i danzatori! Farli lavorare! E l’unico modo per ripartire è aprire i corpi di ballo e agire come si fa per le altre masse artistiche. Le Fondazioni liriche sono volte a questo, prendono fondi pubblici perché sono centri di produzione, di opera, sinfonica e balletto. Ecco il punto.
Photo: Alessandro Staiano
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