Prosegue domenica 10 gennaio alle ore 16:00, presso il Teatro Municipale di Piacenza, la Stagione di Danza 2015-2016 della Fondazione Teatri realizzata in collaborazione con Aterdanza. Protagonista la Nogravity Dance Company, per la prima volta sul palco del teatro piacentino in una creazione di Emiliano Pelissari dedicata alla Divina Commedia. Un omaggio che il coreografo ha voluto dare alla figura di Dante Alighieri in occasione delle celebrazioni per il 750° anniversario della nascita del poeta fiorentino.
La Divina Commedia di Dante può essere considerata, come di recente si usa dire per molti lavori letterari della modernità, un’opera-mondo. Ossia un’opera che contiene un intero mondo, e che in qualche modo continuamente lo ridefinisce sia per la notevole complessità della narrazione, che si potrebbe allungare all’infinito, sia per le continue digressioni che scalzano la centralità e la necessità dell’intreccio principale, sia per la presenza attiva dell’allegoria, anche se non sempre univoca ma polisemica, vale a dire aperta a innumerevoli interpretazioni, sia infine per l’uso più o meno ampio del flusso di coscienza come espressione dell’interiorità individuale.
Non sorprenderà quindi l’incredibile affermazione che l’opera di Dante ha riscosso attraverso la danza. Ne è un esempio lo spettacolo che Emiliano Pellisari, che non senza ironia si autodefinisce «coreografo sui generis», e più un «artigiano teatrale», metterà in scena il prossimo 10 gennaio al Municipale con la sua Nogravity Dance Company.
“Dall’Inferno al Paradiso. I viaggi dell’anima” non è uno spettacolo di corpi rivolto ai sensi, ma di figure senza peso che interpellano in modo vitale gli sguardi di ogni spettatore. Sono anime in viaggio per posizioni e posture capaci di raccontare lo stupore di un «sentire spirituale» che alla «condanna dell’anima» conduce diritto all’«essenza dello spirito» perché è passato indenne per lo stadio della «sofferenza». E tutto sempre in un ordinario smarrimento. Come quello di Dante di fronte all’oltretomba.
Anime sospese creano qui forme, segni e scritture di corpi, ambienti suggestivi e paesaggi sonori tra i più compositi e vari, tutti in un continuo divenire. È un mondo nuovo, soprattutto figurativo, che all’opera dantesca deve certo la sua origine, ma che da essa si emancipa ben presto per autogenerarsi in un flusso visivo, perpetuo e inesausto, di simboli ed emblemi capace di raccontare tutta la necessità, oggi come sempre, della vittoria della luce.
Monica Boetti