Lorenzo Thione: da Bing a produttore di Broadway passando per “Allegiance” e un Tony Award

di Alessandra Colpo
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Broadway patria del Musical con la “M” maiuscola. Una fucina che sforna successi uno dietro l’altro e che ha fatto del teatro musicale il suo core business.
Basti pensare che la stagione 2018 – 2019 ha registrato 14.768.254 presenze e un incasso sugli spettacoli di 1.829.312.140 dollari, rendendola tra le migliori nella storia di Broadway.

E dietro alcuni di questi successi tutti “made in USA” c’è anche una firma italiana, quella di Lorenzo Thione, tra i fondatori del motore di ricerca Bing e ad oggi produttore esecutivo e co-produttore di musical di successo tra cui “Allegiance”, “Hadestown” e “The Cher Show”.

Nato e cresciuto a Milano, Lorenzo ha completato gli studi all’Università del Texas ad Austin, in cui ha conseguito un M.S. in Computer Engineering. Nel 2005 è co-fondatore di Powerset, startup poi venduta a Microsoft per 100 milioni di dollari e diventata il motore di ricerca Bing.

Lorenzo oggi è un produttore di Broadway vincitore di un Tony Award (Miglior Musical 2019 “Hadestown”) e co-creatore e produttore principale di “Allegiance”, musical con George Takei (il timoniere Hikaru Sulu per i fan di “Star Trek”) e Lea Salonga (“Miss Saigon”, “Les Misérables”), di cui ha anche diretto e prodotto il film del 2016.
Durante lo sviluppo di “Allegiance” ha guidato delle strategie virali per i social-media che lo hanno portato alla fondazione di The Social Edge, società per la quale attualmente ricopre il ruolo di Chief Executive Officer.

Avete mai parlato a un produttore di Broadway? A me tremava la voce.

Da Bing a Broadway, il passo è stato semplice?

Sebbene sia un opinione abbastanza condivisa e ovvia in realtà non è stato così. L’acquisizione di Microsoft è stata una buona acquisizione, per carità, e mi ha aiutato nelle imprese future, ma in realtà non è che avessi una vera passione per Broadway, confesso che il primo spettacolo che abbia mai visto è stato solo nel 2001.
A dire la verità è stata una cosa casuale, insieme ad un amico e collaboratore di tanti anni ho incontrato George Takei nel 2008 proprio quando il capitolo di Microsoft, Bing e Powerset era terminato e io stavo cercando di applicare le mie passioni, le mie doti e le mie energie in qualcosa di nuovo e diverso. George mi ha raccontato la sua esperienza crescendo nei campi di internamento giapponesi e ho trovato affascinanti i suoi racconti e con una risonanza politica e sociale molto forte. Poi una delle mie doti e passioni reali è quella di essere uno storyteller effettivo, cioè essere in grado di creare una connessione emotiva con qualcuno (che sia per il fine di raccogliere finanziamenti o di vendere un prodotto o di assumerlo come talento nella mia società), ma anche di raccontare una storia vera e propria per intrattenere, educare e connettersi emozionalmente con il pubblico. 

Quindi non avendo mai conosciuto quello che era il mondo del teatro mi sono messo in testa che avremmo potuto avere successo nello sviluppare, creare e produrre uno spettacolo teatrale. Abbiamo avuto la fortuna di avere George Takei molto appassionato e un team creativo del calibro di Broadway che ci ha portato poi con gli anni e con la determinazione a debuttare con “Allegiance” in prima mondiale a San Diego nel 2012 e poi nell’ottobre 2015 a New York.
Ho cominciato così a crescere il mio network e la mia conoscenza di quello che era il mondo del teatro commerciale a Broadway: è un mercato molto duro e infatti con “Allegiance” non è arrivato l’esito che desideravamo, che era quello di un’apertura a lungo termine. C’era tanta competizione, “Hamilton” aveva debuttato a Broadway nella nostra stessa stagione, circa tre mesi prima, e quindi abbiamo poi realizzato un film della produzione teatrale che invece ha avuto molto successo sia negli Stati Uniti che in Giappone e ha poi portato diverse produzioni di “Allegiance” nel mondo, quindi la storia continua.

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“Allegiance” ti ha dato modo di cimentarti anche nella regia con la versione cinematografica, ti piacerebbe quel mondo?

Mi piace moltissimo è un altro modo di sviluppare quello che è la scrittura dello storytelling in un medium diverso, che sia poi quello della produzione cinematografica più tradizionale o quello della conversione dalla produzione teatrale alla resa cinematografica, che è quello che abbiamo fatto per “Allegiance”. È un processo che mi ha appassionato e divertito e adesso abbiamo una branca della nostra società che si occupa specificamente di creare queste conversioni da palcoscenico a cinema. Siamo in trattative per quattro diverse produzioni che potrebbero diventare film nei prossimi 3-12 mesi, abbiamo una partnership con Fathom e Trafalgar Releasing e nelle scorse settimane abbiamo fatto la release di un film per cui abbiamo fatto la distribuzione: la versione del West End in scena all’Adelphi Theatre di “Kinky Boots”.

Cosa fa concretamente un produttore di Broadway?

Il lavoro del produttore principale di uno spettacolo teatrale (il produttore esecutivo, anche se nel nell’ambito del cinema e della televisione il significato è diverso) è quello di “guidare la barca”. Quello era il ruolo che avevo per “Allegiance” e che ho tuttora per lo spettacolo che stiamo sviluppando in questo momento,“Indigo”. Il lavoro del produttore è analogo a quello dell’amministratore delegato di una società: hai la responsabilità completa e totale dell’intera strategia finanziaria, logistica e operativa dello spettacolo: dall’assumere le persone, al raccogliere i capitali, ad avere responsabilità e potere decisionale dal punto di vista del marketing e dell’advertising e guidare il processo creativo in collaborazione con il team. Il lavoro del co-produttore è un lavoro un po’ marginale anche se comunque importante, lo paragonerei un po’ a quello del membro del consiglio di amministrazione di una società.
È stato il mio ruolo per varie produzioni incluso “Hadestown”, “The Cher Show” e una pièce teatrale che importeremo da Londra, “The Inheritance” – opera teatrale del drammaturgo statunitense Matthew Lopez, che racconta di tre generazioni di uomini gay nella New York degli anni 2010. Ha vinto il Laurence Olivier Award alla migliore nuova opera teatrale nel 2019 NdR. – la prossima stagione.
Come co-produttore hai due responsabilità: una è quella di portare dei finanziamenti allo spettacolo teatrale, che normalmente vengono dal tuo ambito di investitori e di persone che vogliono partecipare dal punto di vista economico al successo potenziale di uno spettacolo teatrale, e la responsabilità come advisor nel lavorare con il produttore esecutivo nell’avere idee o connessioni a partnership che possano essere di aiuto alla produzione. 

Cosa ne pensi del mondo teatrale italiano?

Non so niente del mondo teatrale italiano! (Ride) In generale mi sembra che ci siano tanti adattamenti di musical di successo in Italia, però a livello mondiale non viene considerata come polo di attrazione teatrale. Londra e New York sono le due sedi principali per quanto riguarda il teatro e negli Stati Uniti si può fare affidamento su finanziamenti sia di beneficenza che di donazioni di Corporate e di privati a supporto delle arti. 

Adesso siete in fase rehearsal per un nuovo progetto, ci puoi anticipare qualcosa? 

Adesso siamo in fase di writing per un progetto, un musical che si chiama “Indigo” ed è la storia di una ragazza di 16 anni con un caso grave di autismo. Una ragazza che non parla ma che può parlare e cantare a un pubblico che ne riesce a interpretare il dialogo interiore quando invece gli altri personaggi non riescono.

La storia ha luogo quando lei perde il padre,l’unica persona responsabile per lei, e quindi si trova catapultata in questa nuova famiglia che dovrà affrontare tante difficoltà e avventure per capire una persona la cui sensibilità non è apparente, ma in realtà è uguale a quella degli altri.

Hai un titolo nel cassetto?  

Ti dirò che non sono un fan degli adattamenti in generale, penso che ci sia la possibilità di trovare sempre storie nuove e di dare voce ad artisti e creatori. Però ovviamente quando ci sono progetti che riguardano adattamenti di titoli di forte risonanza o titoli cinematografici che hanno un appeal mondiale, spesso noi partecipiamo come co-produttori. Ad esempio saremo co-produttori delle trasposizioni musicali di “Mrs. Doubtfire” e “The Devil wears Prada” a Broadway. Però in realtà io gravito molto di più verso storie originali con un impatto emotivo nuovo che non si basano su un libro o su un film.  

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