Tanti anni fa a Spoleto Luca Giaccio, un giovane ragazzo napoletano della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo di Napoli ha interpretato un principe Désire di primissima fattura. Del resto il repertorio di Marius Petipa è sempre stato nelle corde dell’allora direttrice dell’ensemble sancarliano Anna Razzi ed, inevitabilmente, dei suoi tanti giovani ballerini oggi in giro per il mondo. In quella primavera, dunque, il giovane Luca Guiaccio muoveva per davvero i suoi primi passi verso il professionismo, partecipando al noto concorso spoletino alla strenua ricerca della perfezione. Sono passati molti anni da allora, ma soprattutto si sono avvicendati molti direttori dalla rassicurante direttrice Anna Razzi di quei giorni.
Oggi Luca Giaccio ha quasi trent’anni, un fisico statuario ed una valigia piena di ricordi, emozioni, rappresentazioni e gratificazioni ricevute da ogni dove. Ma soprattutto un minimo comune multiplo che lo ha seguito in tutta la sua carriera, ovvero l’aurea presenza accanto a lui di direttori e direttrici di fama mondiale, ben al di là delle più rosee aspettative dell’allora Désire alle prime armi spoletine. E così tra i ricci biondi di Luca Giaccio sono spuntati i nomi più altisonanti del balletto mondiale, basti pensare a Carla Fracci, Alicia Alonso, Yuri Grigorovich, Angel Corella, Victor Ullate, Renato Zanella e Mikhail Messerer. Uno stuolo di personaggi che inevitabilmente ha arricchito la valigia del nostro ballerino intento, oggi, a cambiare registro affiancando la coreografia al palcoscenico. Un passo da gigante tra i giganti che l’hanno seguito sin qui.
Tutto è cominciato con le decane della danza italiana Anna Razzi e Carla Fracci – esordisce Luca Giaccio – che mi hanno lanciato e protetto alla Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo ed in compagnia al Teatro dell’Opera di Roma. Qui mi sono costruito le ossa da danzatore, da interprete di un repertorio molto nostrano. Fin quando ho potuto mettermi molto più in gioco in Spagna, con due esperienze davvero formative con Angel Corella e Victor Ullate. E’ in questi anni che ho plasmato meglio il mio fisico e la mia interpretazione, soprattutto perché ho aggiunto all’impostazione lirica italiana quella più dinamica delle compagini più snelle in Spagna. Fino al viaggio oltreoceano da Alicia Alonso, la regina di Cuba. Un’esperienza assolutamente indimenticabile. Lì i ballerini sono delle vere e proprie star ed io ho vissuto un sogno entusiasmante che mi ha lanciato per sempre.
Ma l’italiano e lo spagnolo non potevano essere le uniche lingue parlate fluentemente da Luca Giaccio. Doveva e poteva diventare ben presto poliglotta il giovane Désire di Monteruscello, il suo comune natio a nord di Napoli. Ed infatti i voli per la Germania si sono fatti sempre più fitti, passando spesso per Verona e San Pietroburgo dove ha potuto lavorare rispettivamente con Renato Zanella e Yuri Grigorovich. Viaggi e contratti che dunque si sono susseguiti a suon di rappresentazioni, gala e collaborazioni internazionali per una carriera che lo stesso danzatore sente mutare. Attraverso i suoi muscoli esplosivi e le sue attitudini in divenire. Un percorso che con la maturità e l’esperienza lo conduce per mano verso il dietro le quinte, ovvero sempre più lontano dai riflettori che l’hanno illuminato in tutti questi anni: la coreografia.
Ho sempre creduto in me, fin da quando ero piccolo. E sapevo che da grande avrei fatto il coreografo! – ci racconta Luca Giaccio – Oggi sono un ballerino freelance e do’ lezioni di postura e sbarra a ginnaste professioniste, tra cui la campionessa italo-brasiliana di ginnastica aerobica Luiza Conte. E poi non nascondo che mi sta piacendo tantissimo lavorare con i bambini, non a caso due anni fa mi chiesero di essere il coreografo per il programma televisivo “Prodigi” andato in onda su RaiUno. Ma non dimenticherò mai gli spettacoli con Svetlana Zakharova a Lussemburgo dove Myrna Kamara mi chiese di accompagnarla. Tre mesi prima abbiamo lavorato intensamente con Nanette Glushak, responsabile del “The George Balanchine Trust”, e con lei ho avuto la fortuna di interpretare due titoli storici quali “Who Cares” ed “Agon”, lanciandomi definitivamente nel repertorio di Balanchine e di tutto il mondo neoclassico ancora da scoprire.”
E proprio la conoscenza della tecnica balanchiniana fu galeotta, convincendo sempre più Luca Giaccio a scrutarsi coreografo e talent scout, proprio come i grandi maestri del Novecento lo sono stati con lui. Corsi e ricorsi storici che evidentemente conducono il nostro Désire a rinascere in nuova vita da coreografo, magari alla stregua dei suoi grandi maestri.