Luca Tommassini: “Le mie coreografie devono portare lo spettatore a fare un viaggio nei mondi che abbiamo creato”

di Alessandra Colpo
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È un po’ il sogno di ogni coreografo italiano provare a dare vita e una propria interpretazione ai successi di Battisti e Mogol. Chi è riuscito nell’impresa è l’art director Luca Tommassini, coreografo di  “Un’Avventura”, film musicale italiano diretto da Marco Danieli che vuole essere un omaggio al genio musicale italiano e ai suoi grandi successi che hanno segnato un’intera generazione.

Ballerino, attore, coreografo, regista, direttore artistico, Luca Tommassini nella sua lunga carriera artistica (iniziata solo a undici anni) vanta prestigiose collaborazioni internazionali tra cui Prince, Michael Jackson, Whitney Houston, Ricky Martin, Eminem (solo per citarne alcuni).
Famosissimo, inoltre, è il tango ballato con Madonna nel film “Evita”, con la quale collabora per ben 4 anni. Tanti anche gli artisti italiani con cui ha avuto collaborazioni, tra cui Claudio Baglioni, Giorgia, Luciano Pavarotti, Elisa, Anna Oxa, Tiziano Ferro, Jovanotti, …
Il grande schermo vede Tommassini come coreografo in film italiani ed internazionali quali “Come tu mi vuoi”, “Iago”, “Questo Piccolo Grande Amore”, “The Tourist”, “Il Principe Abusivo”, “Zoolander 2”, “Made in Italy” e “Benedetta follia”, “Ammore e malavita” per nominarne alcuni.
È direttore artistico di Amici 17 e di XFactor per 10 edizioni e giudice in Dance Dance Dance.

Nella prossima intervista gli abbiamo chiesto di raccontarci la ricerca dietro la sua danza e le sue coreografie.

Come nascono le coreografie di “Un’Avventura”?

Come sempre le coreografie nascono da un’esigenza di raccontare la storia. La cosa più bella è stata proprio lavorarci insieme al regista Marco Danieli e alla sceneggiatrice Isabella Aguilar, perché nascono proprio a tavolino. La prima volta a casa di Isabella abbiamo proprio creato visivamente dei mondi che poi hanno preso forma in sala prove. Ovviamente le coreografie sono state pensate per degli attori che non sono ballerini, però io ho proprio “pescato” dal vocabolario dei musical più tradizionali.

Che stile hai voluto utilizzare?

Lo stile è uno stile libero, nel senso che non è vincolato o ramificato dentro alla tradizione soltanto, ma rappresenta un po’ tutto quello che ho vissuto sia fisicamente quando facevo il ballerino, che coreograficamente da spettatore: tutto quello che mi è piaciuto di più l’ho messo in questo film quindi è anche un po’ iconografico rispetto a quello che faccio di solito quando faccio uno spettacolo che non è un musical. Iconografico perché va a cercare proprio il movimento che è icona di questo mondo del musical, del linguaggio anglosassone americano devo dire la verità.

Come è stato per te dare vita ai successi di Battisti?

Ovviamente quello di Battisti è un sogno per tutti. Io sono felicissimo di far parte di questa squadra grazie a Marco De Angelis e a Fabula Pictures, la produzione che ha lavorato veramente tanto per ottenere i diritti di queste musiche che tutti quanti vogliamo coreografare, ballare e cantare. Quindi, all’orizzonte dei miei 50 anni e soprattutto quasi 40 anni di carriera, per me questo è un dono.

Ti sei ispirato a qualche coreografo/ballerino/Musical in particolare? 

Tutti noi siamo ispirati da ciò che abbiamo vissuto e che abbiamo visto. Quindi c’è di sicuro un richiamo a Bob Fosse e a tutti i miei miti.

Che tipo di ricerca c’è stata dietro la realizzazione dei movimenti?

Come dicevo prima è proprio la ricerca del movimento che va a richiamare al cuore le emozioni del pubblico, lo spettatore deve essere provocato da un movimento che gli deve ricordare tutto ciò che ha visto e che ha vissuto. Ci sono dei “tranelli”, dei “ganci” nei movimenti che dovrebbero portare le persone dentro al nostro mondo, perché questo deve essere un viaggio per chi vede il film.

Come vedi  il genere cinematografico musicale in Italia?

Sicuramente questo è un bel percorso che l’Italia potrebbe iniziare. Io sono un po’ di anni che faccio le coreografie per film in Italia e devo dire che negli ultimi due o tre anni ne ho fatti veramente tanti: da “Made in Italy” di Ligabue, a “Benedetta follia” di Carlo Verdone a “Ammore e malavita” dei Manetti Bros.
Il pubblico ha voglia di vedere i nostri film italiani un po’ più cantate e ballati, e questa leggerezza, questa voglia di divertimento deriva proprio anche dalla necessità di andare al cinema e sognare, quindi spero che questo trend continui e che questo sia l’ennesimo passo verso i grandi Musical.

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