Leggendo un post che parla di Fondazioni Lirico Sinfoniche, di arte e di artisti, tanti penseranno che ci sono cose molto più importanti nella vita. Vero. Verissimo. L’ho pensato anch’io un sacco di volte pur lavorandoci per anni.
Poi, invece, smanettando tra la memoria RAM del mio cervello più o meno normodotato, mi sono reso conto che in effetti tra le esigenze primarie di qualsiasi essere umano, di qualsiasi gruppo sociale, etnico, religioso, ma direi addirittura di qualsiasi mammifero delle specie viventi, esiste la priorità genetica di prendersi cura dei propri cuccioli, dei propri figli, della propria progenie. Innanzitutto della loro salute e della loro educazione. Se noi tutti, umani e animali del pianeta Terra non avessimo avuto questo istinto genetico, la vita stessa si sarebbe estinta già da un bel po’.
Dite che la sto prendendo un po’ troppo larga? Può darsi.
Però se penso ad uno Stato come ad un genitore, immagino che nei confronti dei propri giovani, soprattutto ragazzini e adolescenti, debba dedicare straordinarie risorse di investimento e pianificazione in quanto assoluta priorità della propria stessa esistenza. Insomma, non è che ci vuole una laurea per capirlo: i giovani sono il futuro stesso di uno Stato. Ma non il futuro tipo quello dei film di fantascienza, ma il futuro tipo domani. E ci saremo anche noi adulti domani, bello o brutto che questo futuro sia.
Per farla breve, le società che non investono nei giovani è come se sputassero all’ in su. Prima o poi, anzi prestissimo, la saliva ti ricade in faccia.
Ed eccomi alle Fondazioni Lirico Sinfoniche ed a papà e mamma, Stato Italiano.
Ed ai due ragazzi di Ferrara.
Se un genitore oggi, nel mondo del virtuale antimaterico estremo, scopre che un proprio figlio ha una grande passione per un’arte, per qualcosa che gli cambia la vita, che gli dà motivazioni, disciplina, rigore, ambizioni, e soprattutto lo fa sentire vivo, dinamico e felice, questo genitore farebbe salti di gioia e ne sarebbe felice ed orgoglioso. Si sentirebbe soprattutto liberato dell’angoscia di tutti i pericoli del fiume in piena del cinismo e dell’apatia.
Un ragazzo con una passione è un futuro cittadino sano, vincente, dinamico. Un ragazzo che studia un’arte è un futuro cittadino creativo e propositivo.
Non ho i numeri di quanti studiano musica e teatro. So solo che sono tantissimi. Ho però i numeri di quanti studiano danza, visto che me ne occupo da una trentina d’anni.
In Italia sono circa un milione e mezzo.
Pensate che gli iscritti delle scuole di calcio non superano il milione di iscritti. Ed è il calcio…
La danza ed in generale qualsiasi forma di ballo, è diventata in Italia un sano fenomeno di massa. Sano perché fa bene al corpo, alla mente, allo spirito, stimolando tra l’altro produzione di endorfine mentre la si pratica, che nello sviluppo di un giovane hanno più o meno l’effetto degli spinaci per Braccio di Ferro.
Quindi tutto bene, direte voi! Una gran figata perché c’è quasi una nazione nella nazione di ragazzi impegnati nell’arte del corpo. Ragazzi che si mantengono in forma, motivatissimi, appassionati, che lavorano con la musica, imparano le lingue, imparano a spostarsi in giro per il mondo, imparano a confrontarsi, a condividere.
Bingo!
Un milione e mezzo di giovani che con zero investimenti da parte dello Stato (il 95% della formazione di danza avviene ancora, ahimè, in istituti e scuole private. Ma questa è un’altra storia allucinante made in Italy, di cui vi parlerò in un prossimo post), giovani dicevo, che sono stati protetti ed hanno avuto un’istruzione supplementare a quella scolastica. Non vedrete mai questi ragazzi con caschi integrali a sfasciare città, li troverete invece svegli, attivi e competitivi nel momento dell’ingresso nel mondo del lavoro.
Ora, provate ad immaginare se quei due ragazzi di Ferrara caduti in questo orrido, macabro buco nero, fossero stati appassionati per la musica, per il teatro, se avessero avuto uno spettacolo, un concerto da fare, se avessero studiato danza e avessero avuto delle soddisfazioni artistiche dalle impareggiabili emozioni, un pubblico che li applaudiva, lo sforzo costante e bellissimo di migliorare la propria tecnica, una prospettiva di motivazioni artistiche e professionali.
Avrebbero fatto quell’immane, folle, inspiegabile, scempio?
Credo proprio di no. Fidatevi sulla parola. Da anni vedo la luce della passione negli occhi di questi giovani e quella luce continua poi a splendere anche da adulti.
Ma torniamo alle Fondazioni Lirico Sinfoniche ed allo Stato.
Dunque cosa fa papà e mamma, Stato Italiano, rispetto a questo regalo storico inaspettato di un milione e mezzo di giovani che studiano come matti per danzare e sperano un giorno di fare i ballerini?
Ma è ovvio.
Decide di chiudere i Corpi di Ballo delle Fondazioni Lirico Sinfoniche.
Decide di fatto di assassinare un’arte.
Decide di togliere tutte le motivazioni a questo milione e mezzo di ragazzi.
Riflettiamoci su un secondo: ma questi ragazzi in futuro che cavolo studieranno a fare danza se poi gli unici luoghi dove in Italia puoi farlo come professione, con delle garanzie basiche civili di minima sopravvivenza, ovvero i Corpi di Ballo dei grandi Teatri d’Opera e Balletto, scompaiono o, come pare, ne rimarranno solo due?
Sapete quante, delle migliaia e migliaia di scuole di danza presenti sul territorio italiano, chiuderanno? Perlomeno il 70%. Il danno economico dell’indotto perduto -visto che non siamo tedeschi – abbiamo deciso di non calcolarlo.
Eppure basterebbero solo 10 teatri con un Corpo di Ballo attivo, a far rinascere le motivazioni e le speranze di centinaia di migliaia di giovani.
Dieci teatri con un Corpo di ballo significa 500 artisti in una nazione di 60 milioni di abitanti. Il costo non supererebbe i 20 milioni di Euro lordi complessivi annui, inclusi maitres de ballet, pianisti, assistenti, direttori, coreografi. Visto che sono 20 milioni lordi, 10 ritornerebbero allo Stato in forma di contributi assistenziali e previdenziali.
Quindi alla fine stiamo parlando di un’intervento dello Stato italiano per 10 milioni di euro l’anno, dove, ad esempio, i dipendenti della Camera dei Deputati, esclusi i Deputati, costano allo Stato 315 milioni di Euro annui.
10 milioni di Euro non sono poi tanti se pensate che possano rappresentare un obiettivo concreto di vita per un milione e mezzo di persone: studiare ed impegnarsi per arrivare a lavorare in un luogo magico come un teatro d’Opera e Balletto.
E’ ovvio che solo pochi di questo milione e mezzo alla fine diventerebbero ballerini di professione, come accade per chi studia musica e recitazione, ma eliminando il luogo che uno sogna potrebbe essere la propria vita, elimini di fatto anche il sogno.
Sradichi a monte la motivazione e la passione.
I tedeschi, bravissimi nei calcoli e nella pianificazione, si sono fatti anche questo calcolo. Di Teatri d’Opera con Orchestre, Cori e Corpi di Ballo ne hanno più di 50. Hanno evidentemente calcolato che avere tanti centri di propulsione culturale e creativa sparsi nel territorio, nonostante i consistenti contributi pubblici, arricchisce di fatto quel territorio, con importanti ricadute positive sia a livello economico che culturale e sociale. Hanno evitato cioè la concentrazione di tutti i centri e motori culturali solo in due o tre metropoli principali della nazione, relegando tutto il resto a provincia esclusa dai grandi flussi di tendenza.
Si, avete capito bene. In Italia terra di cultura ci sono in tutto 4 teatri con Corpi di Ballo ed in Germania, terra pragmatica e di minori tradizioni artistiche, più di 50.
Non sarà che per caso i tedeschi i conti se li sanno fare meglio?
Non sarà che per caso i tedeschi, anche se sono tedeschi, non calcolano solo i costi?
Un milione e mezzo di ragazzi italiani studiano danza ed abbiamo solo 4 Corpi di Ballo?
C’è qualcosa che non mi quadra.
Qualcuno, chissà perché e chissà con quale autorità, ha deciso che la Danza e il Balletto che come forma di arte di spettacolo è nata in Italia esattamente come la Lirica (dovrebbe quindi essere un nostro vanto, visto che la si pratica in tutto il mondo), va eliminata dalla nostra storia culturale.
Dunque la danza, caro milione e mezzo di ragazzi e relativi genitori (molti dei quali, come sappiamo, fanno enormi sacrifici per farvela studiare), non sarà più un’arte in futuro, ma solo intrattenimento sporadico per chi potrà permetterselo.
Così, senza vergogna, in Italia negli ultimi anni sono stati chiusi i Corpi di Ballo di Bologna, Genova, Venezia, Torino, Catania, Trieste, Firenze e, poche settimane fa, Verona.
Costano troppo, è stata l’unica giustificazione.
Dunque in un teatro, una delle categorie artistiche è una spesa e le altre no. Ma non sono quelli i luoghi deputati e sovvenzionati per fare ogni anno una “Stagione di Opera e Balletto”? Non mi pare che le Fondazioni Lirico Sinfoniche servano ad altro: opere, balletti, concerti.
Alla fine abbiamo quindi capito che l’Opera merita sovvenzioni ed il Balletto è un costo. Peccato che non sia scritto così nella famosa legge 800 che riguarda le Fondazioni Lirico Sinfoniche!
Perché sarebbe come andare in un ospedale dove ad esempio nel reparto ortopedia non ci sono medici.
Costano troppo.
Ogni tanto si chiama qualche medico dall’estero a una cifra forfettaria, così si risparmia e se gli ammalati per cortesia potessero ammalarsi tutti insieme, aiuterebbero ad ottimizzare…
E’ esattamente quello che stanno facendo quei teatri che hanno rottamato i loro Corpi di Ballo. Acquistano Corpi di Ballo dall’estero e pomposamente annunciano nelle loro campagne abbonamenti i titoloni che fanno sempre tutto esaurito, indipendentemente da chi li interpreti, come Lago dei Cigni, Schiaccianoci e via dicendo.
Pubblico contento, risparmiati dei soldi e chi amministra quei teatri se ne fa pure un vanto.
Il punto è che anche se si rappresentasse Aida con una compagnia, orchestra e coro acquistati dall’estero si farebbe il tutto esaurito.
Però se ciò accadesse oggi tutti griderebbero allo scandalo e all’omicidio della cultura italiana.
Allora perché con i soldi dei contribuenti italiani si permette che questi teatri di produzione culturale con le sovvenzioni pubbliche del FUS, Fondo Unico dello Spettacolo, quando si tratta di balletto PRODUCONO di fatto i francesi, i russi, i finlandesi, gli inglesi, i tedeschi? In Italia, con i nostri soldi pubblici, contribuiamo a produrre e pagare i loro ballerini, i loro costumisti, i loro scenografi, i loro coreografi, i loro laboratori di scenografia, i loro pianisti, i loro artisti in generale.
E i nostri ragazzi italiani?
Quel milione e mezzo di nostri figli?
Devono emigrare, mi direte voi.
E infatti è quello che fanno.
Provate a controllare se permettono la stessa cosa nelle altre nazioni europee!
Eppure leggendo la storica e civilissima legge 800 del 1967 e sue successive modifiche, che sancisce appunto gli ordinamenti per gli Enti Lirici prima e le Fondazioni Lirico Sinfoniche poi, è scritto nero su bianco che i soldi sono stanziati dallo Stato italiano per produrre cultura. In particolare per incentivare la produzione culturale italiana.
Cari papà e mamma Stato italiano, assassinare un’arte nel 2017 pare essere una delle cose meno sensate da fare. Talmente irrisorio e ridicolo il costo di spesa rispetto al danno sociale, che ormai tanti pensano sia piuttosto sciatteria manageriale e incapacità gestionale che vera e propria scelta politica.
A meno che, come tanti mi dicono, la chiusura dei Corpi di Ballo sia invece un primo passo verso un vero e proprio smantellamento della maggior parte delle masse artistiche dei teatri per far spazio e posto ad una new age di teatri d’opera e balletto come grandi contenitori vuoti, da riempire volta per volta.
Per intenderci tanti Auditorium Parco della Musica di Roma, dove compri cose che altri producono o affitti la sala a un tot al giorno.
Contenitori vuoti. Come quei due adolescenti di Ferrara, che hanno perso motivazioni, punti di riferimento. Ora uno dei due ha perso anche papà e mamma.
Forse il cinismo e l’apatia partono da molto più lontano e quelle due povere menti fragili di Pontelangorino sono vittime assassinate anch’esse da altri grandi vuoti sociali.
Forse dovremmo smetterla di pensare da vecchi, convinti che solo banche e industrie meritano attenzione e cura.
Forse dovremmo occuparci di più dei nostri giovani e non spegnere nessuna possibile luce dei loro sogni.
Ora chiedo un favore personale a tutti quelli già pronti con le mani sulla tastiera per scrivere post di fuoco contro l’inammissibilità di confronti tra problematiche gravi e devastanti come il caso dei due ragazzi di Ferrara e il prototipo dell’effimero rappresentato da un ballerina in tutù sulle punte.
Sottovalutare le cose importanti per i giovani, come la danza, la musica, il teatro, lo sport è un tipico errore da vecchi.
Le ramificazioni delle nostre vite da adulti sono infinite. Le cose importanti per alcuni sono inutili per altri.
Le cose importanti per i giovani però non sono tantissime.
Quelle poche che hanno alla loro età non dobbiamo sottovalutarle, ma incentivarle e proteggerle. Stiamo parlando dei loro sogni e delle loro passioni.
Del resto basta guardare con sincerità dentro noi stessi per ricordarci quanto le cose più belle che abbiamo fatto nella nostra vita, siano state quelle fatte con passione.
In una riunione del Consiglio dei Ministri inglese durante il periodo dei bombardamenti di Londra, chiesero al Primo Ministro Winston Churchill se per risparmiare non fosse il caso di sospendere tutte le attività teatrali. Lui rispose. “Allora per cosa facciamo la guerra?”
Luciano Cannito
P.S. Io scrivo a nome per conto di un grande movimento di opinione che si sta formando spontaneamente in Italia in questi giorni per la difesa e salvaguardia della danza italiana. Anche se a difendere e salvaguardare un’arte dovrebbe essere lo Stato e suona davvero strano che dei cittadini lottino per salvare un’arte dalla volontà di eliminarla da parte dello Stato. Credo che sia l’unico caso esistente in Europa e forse nel mondo se si escludono i distruttori di Palmira. Se ci scandalizziamo per Palmira, forse dovremmo scandalizzarci anche per la distruzione della danza in Italia. Lì si distruggono dei teatri di pietra, da noi si distruggono gli artisti che fanno i teatri vivi.