Sono state due serate fantastiche quelle che Hamburg Ballet ha portato ai Parchi di Nervi il 19 e il 20 luglio, con il Sogno di una notte di mezza estate, coreografia del 1977 di John Neumeier rappresentata in tutto il mondo dalle più grandi compagnie. Ultime sere come capo della sua compagnia dopo 51 anni di direzione.
Ad Amburgo già a metà luglio, durante il Nijinsky Gala un saluto accorato del suo pubblico era stato dedicato a questo genio assoluto della danza, ma grazie a Jacopo Bellussi, principal della compagnia e genovese doc, l’ultima discreta, elegante e intima rappresentazione di questa epoca è terminata al Festival di Nervi (come preview del Festival 2025) dove la compagnia è approdata dopo anni che non compariva.
Capolavoro di Neumeier sulla commedia di William Shakespeare, il Sogno si sviluppa su tre piani che si intrecciano fra di loro continuamente: il mondo del reale sulle musiche di Mendelssohn, quello degli elfi e delle fate sulla musica ipnotica e onirica di Ligeti e quello della commedia del teatro nel teatro, tanto amato da Neumeier, accompagnato da un organetto meccanico. Geniale questa interpretazione che segue il racconto shakespeariano ma dà allo stesso tempo una visione del tutto personale del coreografo, ispirato dalla versione teatrale di Peter Brook. Ippolita e Teseo diventano, nel sogno di Ippolita, Titania e Oberon, e la forza di Titania nel sogno dà sicurezza ad Ippolita al suo risveglio riuscendo così a farla crescere, a superare le sue titubanze e a conquistare il cuore di Teseo.
Nota personale: la fine del balletto, in cui tutto il mondo reale torna a sfumare nel mondo fantastico del sogno e le figure di Oberon e Titania si uniscono continuando ad aleggiare sulla storia, mi ha sempre lasciato con una strana malinconia di fondo. Forse perché ci vedo il parallelo fra il mondo reale dei ballerini da un lato e la loro arte così impalpabile ed estemporanea che vive del momento in un’altra dimensione quasi fatata. Ma forse sono troppo romantica.
Fatto sta che le due serate sono state di grande emozione con due cast diversi Alina Cojocaru e Chistopher Evans alla prima, Anna Laudere e Edvin Revazov alla seconda ed ultima. Grande emozione dicevo, certamente palpabile per il pubblico che, dopo l’ultimo spettacolo del Sogno, si è fermato un attimo e non ha dovuto correre a prendere l’ultimo treno.
Partecipare, anche se in secondo piano, al saluto molto intimo della Compagnia al suo creatore è stato veramente un privilegio: tutti, ballerini, tecnici, amministrativi hanno dedicato sul palco a John “You will never dance alone” e lo hanno festeggiato lanciandolo in aria come un eroe. Perché questo è Neumeier: un eroe della danza, riconoscibile in tutto il suo lavoro più che per lo stile coreografico, oserei dire, per un pensiero sempre profondo, personale ed un approccio alla drammaturgia lucido: ha avuto il grandissimo merito di aver fatto evolvere il racconto nella danza su più piani di lettura con una immediatezza ed una comprensibilità rarissime.
E nessuno meglio di Silvia Poletti, che tanto lo amava e che scrisse una splendida monografia su di lui, potrebbe meglio raccontare questo Sogno, scelto per salutare una vita di Compagnia e che sembra un po’ voler lasciare John Neumeier in quel mondo delle fate da lui così meravigliosamente creato:
Nello spazio vuoto del palcoscenico, delimitato solo dalle sagome di alberi fluorescenti, mossi dai danzatori a delineare il peregrinare dei personaggi, gli umani e le fate intersecano le loro strade senza mai veramente incontrarsi e solo Puck è l’unico ad interagire con tutti.
Ecco: forse John Neumeier è, e resterà per sempre, il Puck dell’ Hamburg Ballet.