Lunedì 30 marzo è morto Wilhelm Burmann, il maestro delle stelle

by DANCE HALL NEWS
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Lunedì 30 Marzo è morto Wilhelm Burmann, il maestro delle grandi stelle della danza internazionale.

Aveva 80 anni e un carattere di ferro; ma il Covid-19 ha avuto la meglio.

Burmann nacque in una piccola cittadina della Germania, dove il suo insegnante di danza fu “un ometto grassottello italiano” che, come prima cosa, insegnava agli studenti l’amore per la danza e per il movimento.

Julio Bocca, Alessandra Ferri, David Hallberg, Wendy Whelan, Angel Corella, Manuel Legrì, e molti altri fortunati ballerini dell’ABT, del NYCB e del Dance Harlem Theatre hanno avuto il privilegio di poter godere delle sue classi al famoso Steps, sulla Broadway, dove insegnava dal 1984.

Sarcastico e onesto metteva in atto un lavoro metodico, incessante, per costruire la fisicità dei ballerini con la ripetizione dei movimenti e la rapidità dell’esecuzione.

Ma il vero indiscusso talento di Burmann, la ragione per cui i ballerini, una volta conosciute e apprezzate le sue lezioni di 90 minuti, rinunciavano felicemente alle classi gratuite fornite dalle loro rispettive compagnie, è un dono che in pochi possiedono. Burmann sapeva vedere i limiti fisici dei danzatori, spiegarli, e trasformare le debolezze di ciascuno in eccellenza.

Partiva dalla tecnica accademica per trasmettere ai ballerini la gioia della danza e del movimento. Che si trattasse di una piroetta traballante, di un’arabesque cedevole o di un cambre’ sbagliato, questo eccezionale maestro risolveva sempre il problema.

Ecco il vero tratto del genio di Mr Fix it, come lo avevano soprannominato.

E chi ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire allenarsi con maestri che non sanno spiegare o correggere, capisce perfettamente quale grande talento il mondo della danza abbia perso con la sua scomparsa.

Burmann dava tutto sé stesso nelle sue classi e pretendeva eguale comportamento dai suoi allievi, a prescindere che fossero o meno primi ballerini o étoile.

“Il prezzo affinché un ballerino diventi un professionista è quello di essere pienamente coinvolto in ogni parte della classe, dall’inizio alla fine, eseguendo tutte le combinazioni ritmicamente e con la tecnica corretta, affrontando la possibilità di fallimento, di essere a disagio, imparando a fidarsi. Quando ti impegni, puoi fare ciò che desideri artisticamente. Ma senza l’illusione della bellezza, il lavoro non sarebbe interessante. L’idea non è quella di essere belli, ma di dare l’illusione della bellezza”, diceva Burmann in un’intervista a Dance Magazine nel 1994.

Wilhelm Burmann iniziò a studiare danza a 15 anni, tardi per il nostro ambiente, ma è una cosa di cui fu sempre grato, vedendolo in retrospettiva. “Non avevo tempo per tutte le cose che insegnano oggi, come per esempio la sbarra a terra”, diceva ” Non ce l’avrei mai fatta! Se prendevi una lezione di danza classica, dovevi fare la lezione di danza classica. Si chiamava allenamento. Non c’era tempo per la terapia”.

Quando era un ragazzo, la disciplina era uno stile di vita. “Non c’era scampo“, diceva. “Alla fine qualcuno ti avrebbe urlato di andartene”. Questo era il motivo per cui ammirava ballerini come la Ferri, la Whelan e Bocca; per la loro grande etica di lavoro, lamentandosi della sua scomparsa in tanti altri giovani studenti. “Oggigiorno i ragazzi sono liberi, fanno ciò che vogliono e la colpa è del modo di vivere di adesso. Possono cavarsela con comportamenti scorretti, cosa che noi non potevamo fare”.

Burmann aveva ballato con il NYCB, con il Grand Theatre di Ginevra, il Pennsylvania Ballet, il New Jersey Ballet, Frankfurt Ballet, e fu direttore dello Stuttgart Ballet. Fu maître de ballet del Washington Ballet e del Ballet du Nord. Fu membro ospite di una serie di compagnie tra cui American Ballet Theatre, New York City Ballet, Paris Opera Ballet, La Scala di Milano e l’Australian Ballet.

“Come ballerino ho dovuto essere perfetto e non mi sono mai sentito così, quindi è stato molto frustrante. Devi sentire la danza e la musica, non puoi solamente fare esercizio. Come ha detto Balanchine, deve essere una chiamata, non solo perché tua madre e tuo padre ti hanno mandato in una scuola e hai talento”, diceva.

“Wilhelm non avrebbe voluto essere in nessun altro posto che non fosse lo studio di danza” hanno concordato ieri i ballerini che lo conoscono, dicendo che, fino a due settimane fa, quando Steps on Broadway aveva chiuso a causa del coronavirus, Burmann stava ancora dando le sue famose lezioni.

Grazie Maestro, da parte di tutti noi, ballerini e spettatori. Riposi in pace, mentre aspetta che si riaprano i sipari in quella terra fortunata dove e’ appena approdato.

Susanna Mori

Foto: Rosalie O’Connor

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