Maria Taglioni (1804 – 1884) fu una celeberrima danzatrice italiana, inventrice del balletto romantico. Figlia d’arte (suo padre, Filippo Taglioni, era un famoso coreografo), ebbe grandissimo successo sulle principali scene europee. Fu lei a introdurre il tipico tutù romantico e le scarpette da punta, nonché la prima ad acconciare i capelli con i “bandeaux” laterali, che divennero in seguito la tipica pettinatura dei balletti dell’epoca.
La Taglioni è senza dubbio la ballerina più conosciuta del XIX secolo, acclamata dalle platee di tutte Europa e non solo per le sue interpretazioni magistrali dei balletti romantici, il più famoso dei quali è La Sylphide, coreografato per lei dal padre. Si esibì, sempre con grande successo, a Vienna, a Parigi, a San Pietroburgo, a Milano e anche a Bologna, nel 1842, poco tempo prima del suo ritiro dalle scene, che avvenne nel 1844, all’età, per l’epoca già piuttosto avanzata, di 44 anni.
A Bologna poté esibirsi grazie alla mediazione dello scultore Cincinnato Baruzzi, allievo di Antonio Canova, di cui egli diresse lo studio per circa un decennio dopo la morte del maestro.
All’epoca la danzatrice era all’apice della sua fama e, durante il suo soggiorno bolognese, ospite nella villa di Baruzzi, chiese allo scultore di ritrarla. In realtà la prima commissione di un ritratto risale all’anno precedente: 1841 è infatti la data che compare su una fotografia d’epoca della scultura, confermata da altri documenti fra cui la corrispondenza dello stesso Baruzzi, che parla più volte della commissione di un busto della Taglioni (esposto a Bologna nel 1841) e di una statua al naturale che l’avrebbero rappresentata entrambi in costume da Silfide, il balletto che più di altri l’aveva resa celebre.
La commissione della scultura ebbe una forte risonanza, tanto che nel giugno dello stesso anno il pittore Giuseppe Sogni si congratulò con Baruzzi per averla ottenuta e nel luglio lo scultore piemontese Giuseppe Gaggini, scrivendo al collega, sembrava più colpito da questa notizia che da quella di una significativa commissione conferitagli da Carlo Alberto e sperava che per la statua sarebbe stato utilizzato il marmo delle sue cave di Pinerolo.
Anche nell’ambiente milanese la notizia fece scalpore: l’editore Canadelli chiese anche un disegno della statua della Taglioni e, alla vigilia dell’esibizione bolognese della danzatrice al Teatro Comunale, Luigi Crisostomo Ferrucci invia un sonetto dedicato a Maria Taglioni all’amico scultore, nella speranza che questi glielo facesse pervenire.
In seguito all’esibizione della ballerina sulle scene bolognesi crebbe l’attesa intorno alla realizzazione della sua statua, e il lavoro divenne più frenetico. All’inizio del 1943 era pronto il modello da cui fu tratto il gesso e, poco dopo, Carlo Chielli iniziò a scolpire il marmo. La statua fu successivamente consegnata a Milano, mentre il busto fu ritirato dal principe Troubetzkoy, di passaggio a Bologna per incarico della Taglioni.
Baruzzi realizzò inoltre, nel 1857, un medaglione marmoreo con il volto della Taglioni.
La scultura in marmo appartiene attualmente ad una collezione privata e ha sede a Bologna, mentre il gesso, anch’esso nella medesima città, è ospitato nella villa già di Cincinnato Baruzzi.
L’opera, di stampo neoclassico, raffigura la danzatrice in una posa aggraziata, a piedi nudi. Una mano è appoggiata su un fianco e regge dei fiori, mentre l’altra quasi sfiora il viso in un tipico gesto che ricorda il balletto. L’abbigliamento consiste in una veste leggera che evidenzia le forme e i movimenti leggiadri del corpo ed è completato da due ali da silfide e da una coroncina di fiori, mentre i capelli sono raccolti in due bandeaux laterali.
Anche se tendente ad una certa idealizzazione romantica, la statua trasmette alcuni tratti tipici della ballerina come appare nelle immagini e nelle descrizioni letterarie dell’epoca: i lineamenti affilati del volto, le gambe ed i piedi snelli, le lunghe braccia e la vita sottile, evidenziata dal cinturino.