Il 24 gennaio 1925, a Fairfax, in Oklahoma, nasce Betty Marie Tall Chief, che con il nome di Maria Tallchief è considerata la prima prima ballerina degli Stati Uniti d’America. É figlia di Alexander Joseph Tall Chief, un membro della tribù dei nativi americani del Midwest Osage Nation, e Ruth Porter, una donna di origine scozzese-irlandese i cui rimpianti di non essere diventata una ballerina giocano un ruolo importante nel destino di Maria Tallchief. Quando nasce la danzatrice il padre sta affrontando la fine del “Regno del terrore”, una serie di omicidi che dal 1921 al 1925 disseminano 60 vittime soprattutto tra i ricchi proprietari terrieri. Dalla propria terra natale, che è anche una delle riserve petrolifere più grandi del Nord America, la tribù si insedia in Oklahoma.
Qui, nella città di Fairfax, al piano terra di un hotel, la bambina prende le sue prime lezioni di danza all’età di tre anni. Fin da subito inizia anche a studiare pianoforte incentivata dalla madre convinta che la figlia possa diventare una pianista ma anche decisa nel garantirle il miglior studio possibile. Così, nel 1933 la Tallchief con la sua famiglia arriva a Los Angeles e inizia a frequentare la Beverly Hills Schools dove, come lei stessa ricorda, riceve i primi insulti per il suo nome e la sua eredità di nativa americana.
Nella stessa città si forma alla danza prima con Ernest Belcher e poi dall’età di 12 anni, con Bronislava Nijinska – famosa coreografa ed ex ballerina dei Ballets Russes di Sergei Diaghilev – che ha recentemente aperto uno studio a Los Angeles. Con l’insegnante di origine polacca Marie Tallchief, all’età di quindici anni, si esibisce all’Hollywood Bowl in un programma di tre brevi balletti messi in scena dalla stessa Nijinska.
Decisa ormai a intraprendere la carriera di danzatrice, nel 1942 si stabilisce a New York dove diciassettenne entra per la prima volta nelle sale della School of American Ballet ove frequenta le lezioni di Muriel Stuart, Anatole Oboukoff e Pierre Vladimiroff. Quando improvvisamente si dimette una delle prime ballerine del Ballet Russe de Monte Carlo la Tallchief è chiamata a interpretare il suo ruolo. La sua performance riceve recensioni positive: la giovane danzatrice dimostra tutto il potenziale per avere successo nel balletto.
Quando la sua carriera inizia a decollare, molti cercano di convincerla a cambiare il suo cognome in qualcosa che suoni più russo o europeo: lei rifiuta. Ma sul consiglio della coreografa Agnes de Mille, Tallchief invece di Betty adotta Maria come nome professionale. Nell’estate del 1944, come membro della compagnia lavora per la prima volta con George Balanchine per la sua coreografia Song of Norvegia, un musical di Broadway. La sua abilità virtuosistica e la sua energia si rivelano particolarmente adatte per i lavori impegnativi del coreografo russo. Nel 1947 è la prima danzatrice americana a esibirsi come artista ospite insieme al Balletto dell’Opera di Parigi ricevendo recensioni entusiastiche nonostante alcuni titoli francesi:“Il pellerossa danza all’opera”.
Dopo alcuni mesi rientra in America e si unisce alla nuova Ballet Society, che l’anno successivo diventa il New York City Ballet (NYCB), ricoprendo il ruolo di prima ballerina. Nei suoi 18 anni con la compagnia, Tallchief diventa la principale interprete delle coreografie di Balanchine a partire dall’Uccello di fuoco nel 1949. Il pubblico è ipnotizzato, la giovane danzatrice cattura il cuore della nazione, rompe barriere, influenza e consolida il rapporto tra il pubblico americano e il balletto. John Martin, critico di danza al «New York Times», scrive di Tallchief nell’Uccello di fuoco:
“[Balanchine] le ha chiesto di fare tutto tranne girare la testa, e lei lo fa con una brillantezza completa e incomparabile”.
Una libertà di danzatrice già matura ma alla cui artisticità giova inevitabilmente il coreografo che la Tallchief considera “un poeta, un musicista e il più grande coreografo che sia vissuto. Per questo io sono stata così fortunata.”
La danzatrice sposa Balanchine nel 1946, ma nel 1952 il matrimonio finisce perché “La passione e il romanticismo non hanno avuto un ruolo importante nella nostra vita matrimoniale”, come ammette la Tallchief nella sua autobiografia, America’s Prima Ballerina (scritta in collaborazione con Larry Kaplan e pubblicata nel 1997). Durante gli anni di lavoro condiviso Marie Tallchief ottiene i maggiori consensi danzando in Orpheus (1948), Bourrée fantasque (1949), Caracole e Scotch Symphony (entrambi nel 1952), Pas de dix (1955), Allegro brillante (1956) e Gounod Symphony (1958) e poi Sylvia Pas de Deux (1950), Il lago dei cigni (1951) e Lo schiaccianoci (1954) che Balanchine coreografa su di lei.
La Tallchief nel contempo si esibisce anche in programmi televisivi, tra cui The Ed Sullivan Show, e nel 1952 interpreta la ballerina russa Anna Pavlova nel musical Technicolor Million Dollar Sirena, con Esther Williams. Nel 1960 inizia a danzare con l’American Ballet Theatre, prima come artista ospite e poi come ballerina principale della compagnia e nell’estate dello stesso anno segna un altro primato diventando la prima ballerina americana a danzare sul palcoscenico del Teatro Bolshoi di Mosca insieme a Erik Bruhn. Nel 1962 si trasferisce in Germania per danzare in qualità di prima ballerina con il Balletto di Amburgo. Qui interpreta il ruolo di Cenerentola, uno dei suoi ultimi prima di ritirarsi nel 1965.
All’età di 41 anni insieme al marito, l’uomo d’affari Henry D. Paschen, e la sua unica figlia, la poetessa Elise Paschen, si stabilisce a Chicago dove continua a lavorare come direttrice artistica del Chicago Lyric Opera Ballet e fondatrice, insieme alla sorella Marjorie, del Chicago City Ballet. Dopo una lunga carriera come danzatrice, insegnante, coreografa e direttrice muore all’età di 88 anni, l’11 aprile 2013.
Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti anche il National Women’s Hall of Fame nel 1996, il Kennedy Center Honors nello stesso anno, la National Medal for the Arts nel 1999 e postumo il National Native American Hall of Fame nel 2018. Lo scorso anno la Zecca degli Stati Uniti ha emesso anche un quarto di dollaro raffigurante Maria Tallchief come parte della collezione American Women Quarters.
Dal prestigio dei premi ottenuti si deduce oltre al talento e alla notorietà della danzatrice che è stata per un periodo la ballerina più pagata della sua generazione, anche e soprattutto il coraggio, la caparbietà e l’impatto duraturo che la donna ha avuto su tutto il balletto americano, favorendo con il suo esempio di vita e di arte i percorsi artistici dei ballerini nativi americani diventando una delle artiste più influenti di tutti i tempi degli Stati Uniti.
Crediti fotografici: Fred Melton