Mario Porcile e le stelle di Nervi tornano a brillare nel libro di Francesca Camponero

di Francesco Borelli
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Non è mai facile scrivere la recensione di un libro, soprattutto quando l’argomento trattato è così straordinario che meriterebbe squilli di trombe e corone d’alloro. L’obiettivo diviene poi ancor più complicato, nel momento in cui il periodo di cui si tratta non lo si è mai vissuto, se non di riflesso negli scritti altrui o, ancora meglio, nei racconti di coloro che di quella magia hanno fatto parte.

Ed è così che in un’estate afosa e calda, mi trovo a leggere “Stelle della danza sotto il cielo di Nervi”, il breve manoscritto di Francesca Camponero, la giornalista genovese che ha donato al pubblico fotografie di danza, istantanee piene di nostalgia e speranza, ritratti di artisti che grazie al proprio talento hanno vissuto Nervi, il Festival dei balletti che ha fatto storia, e conosciuto Lui, Mario Porcile, maestro di cerimonie di un “carrozzone” indimenticato.

Elegante, colto, appassionato, temerario, Porcile soleva dire: “Nella danza c’è tutto, la gioventù che fiorisce, l’espressività dei corpi, il linguaggio universale dei gesti”. Forte di una passione sconfinata e grazie all’appoggio dell’allora sindaco di Genova Dott. Pertusio, nel 1955 nasce la prima edizione di un Festival che scriverà pagine meravigliose della storia della danza in Italia e nel mondo. La signora Camponero, con un linguaggio semplice e immediato, racconta, attraverso le parole dei protagonisti, uno dei momenti più belli per la danza del nostro paese. Istantanee appassionate che, pian piano, ci riconducono con la memoria e con l’immaginazione a quegli splendidi parchi in cui la bellezza e la passione e la meraviglia hanno albergato e trionfato.

Tra le pagine incontriamo Serge Lifar, stella dei balletti russi, che arrivò a Nervi nel 1969: lui con le sue creazioni e i suoi fantasiosi racconti. E poi una giovanissima Carla Fracci, neodiplomata scaligera che Porcile e Ugo dall’Ara scelsero per interpretare il celebre Pas de quatre in compagnia delle étoile Yvette Chauviré, Alicia Markova e Margrethe Schanne: un trampolino di lancio straordinario per una fanciulla il cui destino era di brillare tra le più grandi stelle.

E poi Nureyev, che Porcile ricorda come capriccioso ma unico. Indimenticato protagonista nel luglio del 1962 di un memorabile Lago dei cigni con Margot Fonteyn, tornò a Nervi per l’ultima volta nel 1970.

Vladimir Vasiliev e Ekaterina Maximova, due signori della danza. Lui un principe elegante e gentile, forte e protettivo. Lei eterea e malinconica. Rivivono, fra i tanti ricordi legati alla danza, anche in un racconto di Tullio Solenghi, parole che ci riportano a loro volta in un mondo che sembra a noi così lontano.

E poi Vladimir Derevianko, Bruno Vescovo e il suo strepitoso “Uccellino azzurro”, Mario Marozzi, Paola Cantalupo, Maurice Béjart e Giuseppe Picone: anime belle, danzatori e coreografi che al Festival dei balletti di Nervi hanno regalato la propria arte, ricevendone in cambio trionfi e successi.

Dipende molto dall’approccio che si riserva alla lettura di un libro. Non nascondo che le pagine della Camponero, lette tutte d’un fiato, mi hanno lasciato un po’ di nostalgia. Oggi sembra impensabile che un evento lungo un mese come il Festival dei balletti Nervi possa tornare a deliziare le nostre estati così povere di cotanta bellezza. Ma poi ho riflettuto a lungo e ho capito che la signora Francesca, tra i tanti ricordi, alcuni personali, ci ha voluto lasciare un messaggio di pura speranza. Chissà che un giorno una personalità unica e generosa, come fu quella di Porcile, in collaborazione con istituzioni favorevoli alla diffusione della cultura e non a essa avverse, possano tornare a calcare i prati di quegli splendidi parchi. Chissà che la bellezza, intesa come trionfo di cultura e di danza, non possa ancora una volta brillare fra i cieli della splendida Nervi.

DA LEGGERE.

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2 comments

francesca camponero 28 Luglio 2017 - 15:35

Ringrazio il caro Francesco Borelli per aver letto il mio libro, averlo apprezzato e in questo suo generoso commento aver colto il senso per cui è nato.

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Francesco Borelli
Francesco Borelli 28 Luglio 2017 - 16:45

Grazie a te Francesca per questa bella testimonianza. Come diceva la cara Ottolenghi “ogni nuovo libro sulla danza è sempre una festa”. A presto.

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