Matteo Levaggi: “Second Hand: un progetto che parla di danza”

di Susanna Mori
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Una definizione di Second Hand?

Second Hand è un progetto per parlare di danza, e tutto ciò che vive attorno a questa nostra passione.

Si tratta di micro incontri con alcuni dei collaboratori che hanno contribuito, o per il disegno luci o per la scenografia, a rendere il mio lavoro coreografico più forte, creando un legame umano con tutti noi che vivevamo in sala prove.

Facciamo allora un passo indietro e raccontami di te.

Inizio a studiare danza alla Scuola di Balletto Classico diretta da Liliana Cosi e Marinel Stefansescu. Entro giovanissimo al Balletto del Teatro di Torino diretto da Loredana Furno dove, Karole Armitage e Luca Veggetti creano per me pezzi molto importanti. Seguono quindici anni meravigliosi, dal 1999 al 2014, come coreografo stabile del BTT. A fine 2014 decido di diventare free lance e creo balletti per il MaggioDanza/Opera di Firenze. Peter Martins mi chiama per il New York Choreographic Institute, un progetto associato al NYCB. Nel 2017 sono stato coreografo residente del Teatro Massimo di Palermo, grazie all’invito del Direttore del Ballo Marco Bellone, e coreografo ospite de Les Italiens de l’Opèra de Paris. Nel 2018 debutto al Festival Transart di Bolzano con “Crises” e sancisco dieci anni di collaborazione con l’artista visiva Samantha Stella. Nel 2019 debutto al Museo Madre di Napoli con il progetto firmato Matteo Stella Dance Arts. Due di questi lavori sono entrati a far parte del palinsesto SkyTv canale Classica e Arte.

Chi parteciperà alle puntate di Second Hand?

Artisti e professionisti in campi diversi. Sono personalità che hanno lasciato un segno nel proprio lavoro e che continuano a farlo.

Si tratta di un modo di lavorare che quando iniziai era innovativo per il mondo del balletto contemporaneo. Raramente ho voluto occuparmi io stesso delle luci ad esempio, ma volevo accanto a me firme e concetti di persone che potessero nutrire il mio lavoro. Ho le mie idee ma sono abituato a cambiarle, se necessario, specialmente dove sento che qualcosa di forte potrà accadere.

Non ho mai lavorato da solo, sono apertissimo al dialogo e, una volta scelti i miei collaboratori, amo stare in disparte, e lasciare libero sfogo, come faccio con i danzatori, rischiando tutto. È questo il brivido vero dello spettacolo per me.

Parlami dell’importanza che dai a ogni componente del tuo lavoro: qual è l’aspetto principale cui dai importanza quando produci un’opera di balletto?

Tutto è importante. Non cambio mai nulla e tengo un margine di errore molto ampio, per arrivare a confezionare il lavoro in modo sempre differente, nel rispetto di chi lo vede o lo vive in scena ogni sera.

Che cosa apprezzano del tuo stile di lavoro le persone con cui hai lavorato?

Un certo tipo di eleganza con la quale spesso racconto temi audaci come la sessualità. Un’eleganza che mi permette di esprimere anche gli aspetti più pulsanti della vita.

Torniamo a Second Hand: in definitiva, cosa possiamo aspettarci?

Second Hand apre un dialogo tra gli artisti e i fruitori dell’arte. Credo di essere stato una persona molto fortunata perché nel corso della mia carriera ho avuto la possibilità di collaborare con artisti molto importanti. Stiamo vivendo un momento storico decisivo e grazie a questi mesi di riflessione ho avuto la possibilità di rivedere le mie esperienze, valutarle e, adesso, sento il desiderio di condividere gli insegnamenti che ne ho tratto.

Second Hand parte dai lavori che considero oggi superati, “vintage”, e che ritengo possano “dar nutrimento” non solo al mio personale futuro ma anche a quello dei giovani e di tanti che, come me, hanno scelto quest’arte. Saranno una serie d’ incontri di circa un’ora, a cadenza settimanale, e parleremo, partendo da una mia creazione, del modo in cui un artista che si trovi per la prima volta a comunicare con la danza, si sia fuso con il mio mondo.

Nei miei lavori ho sempre dato grande importanza a collaborazioni originali per creare qualcosa di unico, che dialogasse non solo con me come coreografo ma anche e specialmente con i danzatori.

Lo stesso dicasi per i costumi e i light designer, fino ad arrivare agli artisti visivi che furono chiamati a firmare dei veri e propri concept che includevano scene e costumi.

Una delle tue passioni è sempre stata aiutare i giovani e favorirli nella loro formazione artistica. Ѐ da questa esigenza che è scaturito Second Hand?

Sì io ho sempre pensato che i giovani, soprattutto qui in Italia, facciano fatica a formarsi, a reperire informazioni e materiale didattico-formativo. Vorrei dare qualcosa a chi ci ascolterà per riflettere sulla danza e su ciò che comporta viverla nel Backstage.

Ritengo sia un arricchimento importante, non tanto per ciò che ho fatto, quanto per le esperienze profonde dei miei collaboratori. Tutto questo deve essere tangibile da chi è interessato a muovere i primi passi nel mondo della produzione di un’opera di balletto, o anche solo per chi è interessato a scoprirne il meccanismo, le ragioni di alcune scelte, l’anima.

Second Hand lo intendo come pura esperienza formativa, con grande generosità da parte di coloro che mi sono stati accanto. Una sorta di archivio digitale dove poter attingere nel tempo.

Prevedi dei contenuti diversi ogni settimana?

Certamente. S’inizia con la luce e tutto ciò che ne fa parte, per arrivare a chi compone musica per la danza, cosa peraltro rara in Italia.

Dobbiamo aspettarci solo storie di successo a Second Hand?

No anzi, è proprio dagli errori che si impara di più. Molte produzioni nascono con le migliori intenzioni ma quando arrivano sul palco, non danno ciò che si sperava. È il bello dell’opera d’arte in danza: non confezionare, ma lasciar scorrere il ritmo vitale.

Second Hand si concentrerà solo sul mondo del balletto?

Di partenza sì, ma ovviamente quando si parlerà di musica, e composizione musicale per il balletto, si prenderanno altre strade.

Per riassumere che messaggio finale vorresti dare?

L’arte mi ha sempre aperto il cuore, mi ha istruito, insegnato la vita ed è per questo che con Second Hand, voglio ancora una volta dare ciò che penso sia stata una esperienza fino ad oggi importante per me ma anche per il mio Paese.

Nel mio lavoro ho sbagliato e mi sono redento. Ho imparato dai rimproveri, dai troppi sì e dai molti no che hanno definito la mia vita artistica; me ne assumo la responsabilità tenendo anche conto che a soli 19 anni producevo balletti uno dopo l’altro a serata intera.

Oggi voglio ripartire da ciò che ho appreso in questi ultimi anni condividendo, non a parole, ma con i fatti. Credo sia importante fare pace con sé stessi e quando si può, mettere in luce i punti più positivi della vita e dell’arte.

Ecco il link per accedere all’incontro: Second Hand’s Zoom Meeting

Programmato: da 23 mag 2020, 11:00 a 12:30

Posizione: https://us02web.zoom.us/j/7153957487?pwd=dWpkU1FmSFloWTJRUVU3WWF0VG1DUT09

Susanna Mori

Crediti fotografici: Selene De Rui

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