Mediterranea: il balletto di Bigonzetti compie 25 anni e torna alle scene con un messaggio più attuale che mai

di Giada Feraudo
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Mediterranea. Un balletto che sa di mare, di sole, di colore e di calore.
Ritorna attuale il tema del balletto creato nel 1993 da Mauro Bigonzetti, uno dei maggiori coreografi italiani, a lungo direttore dell’Aterballetto, a cui lega il suo nome. Creato inizialmente per il Balletto di Toscana e ripreso successivamente anche dal Teatro Alla Scala, nel 2008, in una nuova versione, Mediterranea è molto conosciuto anche oltreconfine. La sua ripresa quest’anno, a 25 anni dal suo debutto, con una tournée in varie città italiane ed un trionfo sulle sponde di un altro mare, il Mar Nero, al Winter International Arts Festival di Sochi (Russia), testimonia la missione di Daniele Cipriani volta al recupero del repertorio italiano della seconda metà del ‘900.

È necessario, per gli spettatori che si approcciano a questo lavoro, fare una precisazione: si tratta di una coreografia che dimostra i suoi anni e che, pertanto, va trattata come un balletto di repertorio.

Mediterranea non è un lavoro narrativo, non racconta una storia, ma lavora sulla memoria, evoca sensazioni: una vera circumnavigazione del Mediterraneo, attraverso la musica delle culture che vi si affacciano e che fanno viaggiare lo spettatore nello spazio e nel tempo. Le musiche sono di estrazione varia, estremamente variegate: ci sono brani di Mozart, Ligeti e Palestrina ma anche pezzi tratti dalla musica popolare dei diversi Paesi che si affacciano sul nostro mare.

L’impianto coreografico è piuttosto regolare, con pezzi d’assieme che si alternano a passi a due, momenti più lirici e altri pervasi da una forte energia, a tratti anche violenta, incursioni rapide e colori, molti colori. Si passa dal verde, al rosso, al bianco, tinte forti, tipiche del carattere dei popoli e dei territori della regione mediterranea, appunto.

Mediterranea è un balletto giocato sui contrasti, sugli opposti che, coesistendo, si completano. Ne sono l’esempio più visibile i due protagonisti maschili, l’Uomo di Terra e l’Uomo di Mare, che  fungono da filo conduttore dello spettacolo. Alter ego l’uno dell’altro, intervengono collegando fra loro i vari quadri, si incontrano e si scontrano in un complesso intreccio di sostegno e dipendenza reciproci, riflettono il contrasto fra terra e mare e nello stesso tempo l’eterno flusso e riflusso del movimento ondoso, che fluisce incessantemente, come il movimento della danza. Un miscuglio di elementi diversi fra di loro e variamente combinati, che nel corso degli anni, dei secoli, hanno cambiato il carattere della società in cui viviamo, hanno ispirato canti e danze e forgiato la nostra identità culturale.

Il grande affresco di Mediterranea si chiude con un forte abbraccio finale tra i danzatori, simbolo di unione, di pace, e messaggio, oggi forte e sentito più che mai, di integrazione fra le diverse culture che animano questo Mare Nostrum.

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