Musica ex machina: la forza mistica della musica e della danza

di Giada Feraudo
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Nell’ambito della stagione Rivolimusica, che ormai da anni trova spazio presso il Castello di Rivoli, si è svolto, lo scorso 17 dicembre, lo spettacolo Musica ex machina.

Il titolo, in chiara assonanza alla celebre espressione “Deus ex machina”, coniata durante l’Umanesimo, si carica in questo contesto di più significati ma in realtà l’intento è quello di veicolare l’attenzione solamente sulla musica, come arte-forza superiore in grado di cambiare lo stato delle cose.

Le musiche dello spettacolo sono state composte da Lamberto Curtoni, un giovane violoncellista da anni attivo sul territorio, che ha al suo attivo numerose esperienze internazionali, accompagnato, in questa occasione, dalla pianista Anna Barbero.

Le coreografie sono state curate da Anna Kolesarova, che ha danzato al fianco di Laura Pina.

Non è la prima volta che Lamberto Curtoni compone musica per la danza: Sensorium, ad esempio, come egli stesso ci racconta, è stato scritto per un balletto di Matteo Levaggi che debuttò a New York presso il New York Coreographic Center, eseguito da danzatori della Compagnia del New York City Ballet. Sensorium non è l’unico brano composto per un balletto presente all’interno della serata. Anche Notturno, tratto da Erupting light ed ispirato interamente a Bellissima, di Luchino Visconti, è una commissione del Como Festival per il Gala di Danza dell’étoile Eleonora Abbagnato. È interessante sottolineare, però, come, per espressa volontà del compositore, i pezzi coreografati non siano stati, in realtà, quelli appositamente composti per il balletto, anche se dalla danza, in fin dei conti, non ci si allontana mai più di tanto. Come dichiara Curtoni, infatti, “molti dei brani che ho eseguito – come Mevlana e Mantra, entrambi estratti da Ritual Dance – non sono stati scritti espressamente per il balletto, anche se l’aspirazione era quella. Forse perché il violoncello è uno strumento molto fisico, probabilmente più di tutti gli altri, e questo mi avvicina sempre molto all’espressione corporea quando scrivo e improvviso musica sul mio strumento.

Per la composizione dei brani scritti per il balletto ho riportato, come faccio  spesso, le esperienze della mia vita quotidiana. Sensorium, ad esempio, vuole descrivere il processo dell’induzione ipnotica. Il brano è tripartito e all’interno si possono ascoltare i tre momenti salienti di un’induzione ipnotica regressiva che io stesso ho sperimentato, con il mio violoncello, grazie all’aiuto di un professionista: il tema centrale del brano infatti è frutto di un lavoro posteriore all’improvvisazione fatta sotto ipnosi, mentre la prima parte descrive la discesa dal mondo reale allo stato di trance e la terza e ultima, specularmente, costituisce il ritorno alla vita reale”.

Un percorso molto spirituale e a tratti quasi rituale, con cui si coniugano alla perfezione le coreografie (quasi tutte duetti, fatta eccezione per due assoli, che hanno visto protagoniste, in alternanza, le due danzatrici), composte per l’occasione da Anna Kolesarova, purtroppo talvolta un po’ sacrificate dai limiti della sala, non concepita come uno spazio dedicato alla danza.

Molto interessante la qualità del movimento, che parte da una linea estetica e definita per poi frammentarla e scomporla, restando tuttavia sempre fluido ed estremamente intenso e dinamico, con una ben orchestrata alternanza di momenti di più ampio respiro e di altri più sequenziali e rapidamente concatenati. L’uso dello spazio è totale: si passa dal floor work all’impiego degli spazi verticali e centrali e delle pareti laterali come fondale su cui costruire delle figure in continua evoluzione, che nel loro movimento coinvolgono, oltre alla spazialità, anche e soprattutto il corpo stesso.

Particolarmente originale è la coreografia pensata per il brano Mantra, che già dal titolo fa presagire e poi sperimentare allo spettatore un’aura quasi sacrale. I colori dei costumi riprendono quelli degli abiti dei monaci tibetani e tutto il movimento è basato su un intreccio dei corpi delle danzatrici, che interagiscono in uno scambio continuo senza quasi mai sfilare le mani l’una dalle tasche dell’altra, espediente che rende estremamente interessante e d’impatto il pezzo e che, nello stesso tempo, ne aumenta la difficoltà dell’esecuzione.

Da tutte le composizioni emana una sottile ma chiaramente percepibile atmosfera mistica, che richiama i suoni della creazione, con reminiscenze che portano la mente ai viaggi, all’esperienza ipnotica e all’utopia del volo; una musica e una danza che comunicano pensieri e sensazioni differenti, una sorta di flusso di coscienza che segue le vibrazioni delle corde del violoncello toccando anche quelle dell’animo.

Crediti fotografici: Gaialtissimo

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