“Io conduco una doppia vita. Di giorno sono una executive advisor, una moglie e una madre, ma di notte sono una drogata ballerina di tango argentino”.
Iniziano così i tre minuti dell’esilarante monologo di Anita Key, intitolato “My tango double life”, durante una delle famose conferenze statunitensi di TED: palco, disco rosso, logo rosso e schermo sono gli elementi che connotano i cicli di conferenze TED che hanno lo scopo di diffondere idee.
Sono sempre molto arguti e illuminanti, performati da speaker celebri e con argomenti vari: natura, scienza, arte, politica, temi globali, sociali, musica, architettura e….tango.
Il tango non si balla solo in milonga, nelle piazze o per le strade di Buenos Aires, come i nostri affezionati lettori sanno: si balla nei teatri, negli ospedali, nei centri di recupero, al congresso mondiale sull’economia di Davos, il World Economic Forum, e anche su TED. Forse si dovrebbe ballare anche sul lettino dell’analista, stando al discorso di Anita Key che potete ascoltare interamente su Youtube:
Nella sua deliziosa ironia, Anita getta un’ombra inquietante, sollevando una riflessione antica, un tema presente in letteratura già in epoca classica con Plauto e Ovidio che per primi hanno usato il tema del doppio, della duplice personalità dell’individuo nelle loro celeberrime opere.
Certo è che nella letteratura della seconda metà dell’Ottocento esplode il tema della doppia natura dell’uomo: Dottor Jekyll & Mr Hide, Dorian Grey, Il Sosia di Dostoevskij; il ’900 poi, forte degli studi di psicanalisi, lo esalta con Calvino e il suo Visconte Dimezzato, con Pirandello, che sa bene che noi tutti siamo uno nessuno centomila e anche il premio nobel Saramago racconta che l’uomo è “ duplicato”.
Nella performance di Anita è proprio quel “ma” che solleva la questione, ci fosse stata una “e” al posto della congiunzione avversativa sarebbe stato profondamente diverso: “di giorno sono executive-moglie-mamma, MA di notte sono una drogata ballerina di tango”.
La domanda è: per quale motivo nel tango si parla di doppia vita? Come mai viene percepita una separazione tra la giornata che la persona vive nel suo ruolo professionale, sociale, famigliare e nel suo notturno “essere tanguero”… ruolo…essere…
Come mai il ballare tango non è visto come una parte di un’unica vita? Il dualismo è messo a nudo poiché questo ballo viene praticato nella misteriosa dimensione notturna?
Forse la linea immaginaria fra giorno e notte, fra la vita diurna e la vita notturna, che è inevitabile nel ciclo naturale dell’universo, porta l’uomo involontariamente verso una divisione interna, una scissione della personalità, una doppia vita interiore, con una frattura tra mente e corpo, ragione ed emozione, raziocinio ed istinto.
Il suono di antiche musiche, la profonda connessione ipnotica con il Partner, l’abbraccio in ascolto totale e i tanti codici del tango lo rendono un rituale collettivo che lo stacca dalla realtà quotidiana? Oppure lo sdoppiarsi fa parte della naturale conflittualità dell’animo umano che racchiude infinite sfaccettature? La personalità di ognuno di noi è un qualcosa di fisso e immutabile o al contrario è l’insieme di tutte le esperienze fatte e quindi in perenne mutamento? Ognuno di noi recita più ruoli nella sua giornata? Le nostre “maschere” sono reali oppure virtuali?
Certo è, come conclude Anita nel suo monologo, che il tango è una fonte di preziose endorfine, “una gioia per i sensi, un allenamento fisico, una benedizione per la psiche” e quindi, dopo tutto… non è così male come doppia vita …“not bad for a double life”!
E come sempre buon Tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà… A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!
Un abbraccio!