Negozi e fornitori di articoli per la danza: un settore in crisi troppo a lungo dimenticato

di Francesco Borelli
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Non c’è dubbio che la pandemia abbia cambiato il mondo in tutte le sue espressioni: ce ne rendiamo conto quotidianamente, e questa trasformazione ha toccato tanti settori della nostra vita.

Chi vive di cultura ha poi assistito ad un vero tracollo, doloroso e costante che purtroppo continua ancora adesso , quando in realtà dovremmo essere usciti dalla fase peggiore, quella emergenziale.

Basta guardare alla difficoltà che hanno i teatri nel ripartire con le loro stagioni e, guardando a realtà più piccole, quelle delle scuole di danza private, la cui situazione non è di certo incoraggiante: si  stenta a ritrovare la realtà che si era lasciata prima della pandemia, tanto che numerosi sono i casi di chi ha dovuto forzatamente gettare la spugna, e chiudere le proprie scuole.

C’è poi un settore, legato proprio alle scuole di danza, ma non solo, che a mio avviso non riceve e non ha ricevuto la giusta attenzione e che sta soffrendo ancora tanto: sto parlando dei negozi e dei distributori di materiali per la danza.

Una lunga chiacchierata con Cinzia Zoppi, titolare dello storico negozio  “Topline” di Parma, mi ha illuminato su questa realtà e sulla fatica che affrontano questi lavoratori per tanti svariati motivi.

“Innanzitutto”, afferma Cinzia, “ noi siamo stati letteralmente dimenticati : abbiamo sostenuto spese gravose nonostante le chiusure forzate, con pochissimi aiuti statali.  In più, i nostri clienti più importanti,  le scuole di danza, che si riforniscono da noi per i materiali di uso quotidiano ma anche per i loro costumi di scena, sono rimasti chiusi per tantissimo tempo, e questo, di conseguenza, ha penalizzato anche noi tantissimo”

“Per assurdo”, prosegue, “Adesso che ci è stato concesso di tornare alla nostra normale attività, facciamo una fatica incredibile e reperire il materiale da mettere in vendita poiché le grandi ditte distributrici stanno affrontando a loro volta un vero sconvolgimento post-pandemia poiché faticano a produrre. Infatti, molti dei loro fornitori sono a loro volta falliti o non trovano la manodopera specializzata né i materiali per fabbricare i loro prodotti. Di conseguenza, la consegna dei materiali da vendere ai nostri clienti, subisce ritardi insostenibili che genera disagi per tutti : si fa fatica addirittura a consegnare le divise per gli allievi o le punte.”

Questa nuova realtà, produce anche innalzamenti notevoli dei prezzi di listino che, inevitabilmente, il negoziante deve ricaricare sul cliente finale : “Alcune scarpette da punta sono aumentate addirittura di 20 € al paio, il che è incredibile” , aggiunge Cinzia, “ Acquistare poi sul mercato inglese, è diventato impossibile a causa dei dazi e delle tasse doganali imposte sulle merci conseguenti all’uscita della Gran Bretagna dalla Comunità Europea. Noi stringiamo i denti, ma è molto dura”

Effettivamente, a ben guardare, il quadro è davvero complesso e dobbiamo augurarci di ritornare il prima possibile ad una pseudo normalità anche in questo settore.

Cinzia, come tanti imprenditori, è sicuramente un osso duro, e sono sicura resisterà ancora, lo auguriamo a lei e ai suoi colleghi con tutto il cuore.

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