La World Entertainment Company presenta per la prima volta a Milano, “Sleeping Beauty” del grande coreografo inglese Matthew Bourne che con questo lavoro completa la trilogia sulle musiche di Cajkovskij iniziata nel 1992 con “Nutcracker” e continuata nel 1995 con l'acclamatissimo “Swan Lake”.
Lo spettacolo andrà in scena al Teatro degli Arcimboldi dal 5 all'8 maggio 2016
Direzione e coreografia: Matthew Bourne
Musica: Pëtr Il’ic Cajkovskij
Scene e Costumi: Lez Brotherston
Design Luci: Paule Constable
Design Suono: Paul Groothuis
Una produzione: New Adventures
In collaborazione con ATER – Associazione Teatrale Emilia Romagna
Matthew Bourne, con i suoi fidati collaboratori, ambienta la fiaba in un inquietante scenario gotico; il tradizionale scontro tra bene e male e il tema della rinascita fanno da sfondo ad una storia d’amore soprannaturale che attraversa i secoli e che neanche lo scorrere del tempo può ostacolare.? Un appuntamento imperdibile con una favola per tutte le età!
“La bella addormentata” fu già coreografata da Marius Petipa nel 1890, data che Matthew Bourne prende come punto di partenza ambientando in quell'anno il battesimo della protagonista Aurora, al culmine del fin-de-siècle quando fate e vampiri, lo scontro tra bene e male e il tema della rinascita nutrivano l’immaginario gotico. Col passare degli anni Aurora cresce e ci spostiamo nell'età edoardiana; una mitica età dell’oro fatta di lunghi pomeriggi estivi, partite di croquet e danze alla moda. Anni dopo, al risveglio dal suo lungo sonno, Aurora si ritrova nell’età moderna, un mondo misterioso e fantastico.
Prologo – La storia narra di un Re e una Regina molto infelici perché non erano mai stati benedetti dalla nascita di un figlio. Disperato, il Re chiese aiuto alla Fata oscura, Carabosse, che promise di dargli un figlio, ma quando il Re dimenticò di mostrarle gratitudine, questa decise di vendicarsi: in una notte di tempesta, una figura alata (la stessa Carabosse) porta a Palazzo una bambina in lacrime, rapita ai legittimi genitori.
Atto primo – Residenza di campagna della famiglia reale (1890) – La piccola Aurora è una bimba vivace, terribile con la sua governante, ma serena e ben educata con i propri genitori. La bimba viene messa a letto con la finestra aperta, così da permettere la visita delle Fate sue madrine, esseri soprannaturali, creature di un altro mondo. Ardor, Hiberna, Autumnus, Feral e Tantrum, a turno, offrono i loro doni, seguite dal Conte dei Lillà, Re delle Fate. Prima di andarsene, creano attorno alla culla di Aurora un cerchio di candele che servirà a proteggerla. Ma in una notte di tempesta, i servitori di Carabosse, metà uomini e metà bestie, vengono a minacciare la governante che, all’ingresso di Carabosse, tenta di proteggere Aurora. Svegliati dal baccano, arrivano il Re e la Regina. Carabosse ed il suo seguito spariscono, lasciando una culla vuota: Aurora è stata rapita. Carabosse ricompare con la bimba in braccio cui lancia una maledizione, spiegando ai presenti che, al raggiungimento della maggiore età, la ragazza si pungerà un dito con la spina di una rosa nera, e si addormenterà per sempre. Durante il discorso di Carabosse, ricompaiono il Conte dei Lillà e le Fate. Pur non potendo infrangere la maledizione, riescono a mitigare il destino di Aurora: il suo sonno non sarà eterno ma durerà cent’anni finché un bacio di vero amore non spezzerà l’incantesimo. Carabosse se ne va, lasciando la ritrovata Aurora tra le braccia protettive del Conte dei Lillà e delle Fate madrine.
Atto secondo (1911) – Aurora ha ormai raggiunto la maggiore età, e la famiglia reale festeggia. Dopo che Carabosse è morta in esilio, si pensa che anche la maledizione si sia estinta. Ma suo figlio Caradoc, che piange ancora il lutto, medita vendetta. Aurora è una ragazza ribelle, spensierata e simpatica, che riesce sempre ad avere la meglio sulla sua governante. Leo, giovane giardiniere e suo innamorato sin dall’infanzia, si arrampica fino alla finestra per lasciarle sul letto una rosa. I due giovani si amano in segreto, all’insaputa dei genitori della ragazza, che non la vogliono sposata ad un semplice giardiniere. È estate e la festa si tiene in giardino: una tipica festa edoardiana con danze, partite di tennis e croquet, pic-nic e cocktail. La ragazza viene presentata ai suoi pretendenti, che a turno ballano con lei. Leo, passando con la carriola, la vede circondata dai suoi ammiratori. Ma la ragazza non è ancora pronta per accasarsi, e sgattaiola fuori sfuggendo ai quei pretendenti. Scappando si imbatte in Caradoc, l’affascinante figlio di Carabosse, entrato senza farsi notare. Aurora ne è ipnotizzata, e cade preda del suo incantesimo. Caradoc ha con sé una rosa particolarmente scura, e sembra volerla donare ad Aurora, ma mentre lei sta per prenderla scoppia un breve temporale estivo che la salva: la ragazza si libera dal suo abbraccio e lui, nella confusione, ne perde traccia. Tutti corrono ai ripari portando in salvo quel che possono. Leo corre a ripararsi in un angolo lontano del giardino, infastidito dalle attenzioni che Aurora riceve dai suoi pretendenti. Incurante della pioggia si prende cura delle sue rose, ma arriva Aurora, zuppa di pioggia: i due danzano, allegri e appassionati, ma negli ultimi fatidici momenti Aurora si punge un dito con la rosa nera nel frattempo portata da Caradoc, scivolando così in uno stato apparentemente privo di vita. Leo cerca disperatamente di rianimarla. Gli altri invitati arrivano sul posto, quasi si fossero accordati per cercare Aurora. La ragazza sembra riprendere i sensi per un attimo, nel disperato tentativo di aggrapparsi alla vita, ma cade nelle braccia di Caradoc. Il Re e la Regina arrivano appena in tempo per vedere Caradoc puntare il dito contro Leo, accusato di averle incurantemente permesso di pungersi il dito con le sue rose. Furibondo, il Re ne ordina la cattura, ma Leo riesce a fuggire. Anche il misterioso Caradoc scappa, giusto in tempo per evitare l’arrivo del Conte dei Lillà, che, fedele alla promessa fatta, trasforma la condanna a morte della giovane in un sonno lungo un secolo. Aurora entra così nella Terra dei Sonnambuli: il suo corpo fluttua nell’aria come una nuvola, accompagnata nel nuovo mondo dal Conte dei Lillà, che poi, con una grossa chiave ornata, chiuderà i giganteschi cancelli del palazzo, imprigionandovi la ragazza fino al momento del risveglio. Davanti all’ingresso principale, chiuso fuori, nel mondo reale, attende Leo, sconvolto per quello che crede di aver fatto e per il pensiero di dover rimanere senza l’amata Aurora per cento anni. Il Conte dei Lillà, vedendo il suo dolore, capisce che l’amore tra i due giovani è sincero: essendo un vampiro e mosso a pietà per la coppia, decide di dare Leo la vita eterna.
Atto terzo (2011) – I cancelli del palazzo sono meta di turisti desiderosi di farsi fotografare davanti ai cancelli del famoso palazzo addormentato, in cui, secondo la leggenda, è rinchiusa una principessa. Leo attende ancora davanti a quei cancelli: veste abiti contemporanei, ed ha un paio di alucce. In mezzo a un gruppo di turisti, Leo scorge il Conte dei Lillà: questi gli comunica che è giunto il momento che i cancelli si aprano e che lui ritrovi la sua Aurora. È Leo allora ad aprire i cancelli rivelando una splendida, misteriosa foresta di alberi bianchi, la Foresta dei Sonnambuli, luogo incantato abitato da figure sospese tra due mondi. Il giovane si muove alla ricerca dell’amata, scortato dal Conte dei Lillà. All’improvviso la vede: è ancora lontana, ma gli sta offrendo una rosa, allora Leo la segue nel profondo della foresta, dapprima guidato delle Fate e poi da solo, per dar prova del proprio amore. Aurora dorme nella sua camera, sorvegliata da Caradoc e dai suoi scagnozzi. Cent’anni sono passati, e Caradoc tenta invano di risvegliare Aurora con un bacio, senza riuscirci perché il suo non è vero amore. Arriva Leo, ma cade nella trappola: risveglia Aurora con un vero bacio d’amore, giusto in tempo però per farsela di nuovo portare via, costretta a sposare Caradoc.
Atto quarto (ieri) – L’antico palazzo è oggi uno spazio gotibo per matrimoni, modernamente decorato a festa. Arrivano gli invitati al matrimonio di Caradoc e Aurora: indossano abiti gotici, costumi da fata e ali finte. Aurora, anche se sveglia, sembra ancora sotto incantesimo. Leo e il Conte dei Lillà si intrufolano di nascosto, passando inosservati tra gli invitati. Al culmine della festa entra una figura dalle gigantesche ali nere, coperta da un mantello è Caradoc, che rivela finalmente la sua vera natura, sfoderando un coltello sacrificale. Aurora gli si avvicina come in trance, sdraiandosi ai suoi piedi, ma mentre Caradoc solleva in aria il coltello, il Conte dei Lillà e le Fate lo attaccano, disarmandolo e spezzando l’incantesimo che lo lega ai suoi seguaci, che gli si rivoltano contro. Il Conte dei Lillà riesce finalmente ad ucciderlo, mentre Aurora resta sdraiata, immobile. Leo cerca di rianimarla, poi ricordandosi dell’incantesimo, la bacia di nuovo sulle labbra: Aurora si risveglia tra le braccia dell’uomo che da cento anni non ha mai smesso di amarla.
Epilogo – Aurora e Leo preferiscono lasciare il mondo moderno e tornare nella foresta a vivere la vita semplice delle fate, che la modernità emargina e bandisce. E avranno una bambina, Dawn, bella, vivace e affettuosa come la madre.
Milano – Teatro degli Arcimboldi
Viale dell'Innovazione 20 – 20126 Milano
Dal 5 all’8 maggio 2016
giovedì e venerdì – ore 20.30
sabato e domenica – ore 15.00 e ore 20.00
Telefono: + (39) 02.64.11.42.200 – attivo dal lunedì al venerdì ore 10.00 – 18.00
Biglietteria:
Viale dell'Innovazione 20 – 20126 Milano
Telefono: + (39) 02.64.11.42.212/214
Fabiola Di Blasi