next@90 Curtain Call: tre coreografie per una serata di successo al San Francisco Ballet

di Elio Zingarelli
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Varietà e molteplicità stilistiche connotano la serata next@90 Curtain Call presentata dal San Francisco Ballet, costituita da tre pezzi assai differenti tra loro.

Il primo lavoro è Gateway to the Sun di Nicolas Blanc, ex principal dancer della stessa compagnia americana, basato sulla partitura per violoncello e orchestra della celebre compositrice contemporanea, Anna Clyne, e ispirato a una poesia del mistico persiano Rumi vissuto nel XIII secolo.

Il pezzo coreutico risulta assai poetico ove l’attributo suggerisce anche l’unico protagonista, ovvero un poeta che si muove tra gli altri danzatori quasi disorientato e a tratti con un fare indagatorio o investigativo. Con una modulazione tecnica e interpretativa diversificata, gli altri membri del corpo di ballo si palesano sul palcoscenico come proiezioni del mondo interiore del poeta e sue reminiscenze famigliari. Ambientato in un medioevo persiano, Gateway to the Sun, come suggerisce lo stesso coreografo, è narrativo e astratto e sembra, allo stesso tempo, sempre uguale e sempre diverso, come le dune spinte dal vento del deserto i cui profili e colori sono evocati dalla scenografia di Katrin Schnabl.

Segue Concerto per violino di Yuri Possokhov sulla partitura di Igor Stravinsky del 1931, il cui volto e la cui silhouette, per alcuni momenti sovrastati dalla partitura musicale, appaiono sui pannelli bianchi, anche muniti di sbarre, che circoscrivono lo spazio performativo. Il coreografo trae ispirazione dalla partitura utilizzata già da Balanchine nel 1972 per un lavoro che Possokhov stesso ha danzato numerose volte come principal dancer del SF Ballet.

Dallo spazio buio tra due pannelli entra una danzatrice che in abito rosa con sfumature più scure della stessa tonalità accenna qualche passo alla sbarra. Subito gli altri invadono il campo: prima eseguendo alcuni passi alle sbarre e poi, con brio, tracciando con le braccia linee austere come quelle dei tutù neri e bianchi in sintonia con il set design. Il coreografo utilizza il vocabolario classico per tradurre in movimento ogni beat musicale.

Ma sorprendente è soprattutto il preciso e veloce lavoro dei piedi dei danzatori a cui è richiesto di seguire con estrema musicalità un numero elevato di passi. Il risultato del montaggio di sequenze di movimento coreografate distintamente e senza un criterio cronologico è di spiccata esuberanza e rigogliosità. La combinazione di ogni elemento e agente scenico determina un ambiente quasi architettonico pulito ed essenziale, e se si accetta la definizione di architettura di qualcuno, ovvero come arte della durata, allora il decorso di appena ventisei minuti del Concerto per violino è assolutamente sufficiente a renderlo il lavoro più convincente della serata.

Atmosfere più cupe e a tratti angoscianti connotano MADCAP di Rowe Danielle che analizza la figura del clown, già tante volte restituitaci dai film come presenza inquietante. Accompagnati dalla musica di Pär Hagström, i danzatori non solo con i loro movimenti ma anche con le loro urla, contribuiscono a definire un ambiente sinistro circoscritto dall’emarginazione e dalla fantasia.

A noi spettatori italiani, certe situazioni ricordano quelle atmosfere pistoniane ma di derivazione felliniana del balletto La strada, con le coreografie di Mario Pistoni, appunto, ispirate al film del regista italiano e presentato per la prima volta sul palcoscenico del Teatro alla Scala nel 1966, con Carla Fracci nei panni di Gelsomina, la protagonista.

Nel balletto di Rowe la visione iniziale delle tipiche scarpe dei pagliacci suggerisce quella costrizione girovaga, a cui allude il titolo dell’opera italiana, qui resa più costretta dal movimento circolare che si impone, più malinconica dalla luci drammatiche di Jim French, e appena affievolita da alcuni toni accesi dei costumi di Emma Kingsbury. La credibilità degli interpreti, l’autenticità e la teatralità si confondono con la sospensione e la crudezza di una vita dove, però, tutto è impregnato di poesia e molto si esprime con azioni e reazioni semplici e genuine.

© Reneff-Olson Productions

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