Non solo tango, ogni tanto in milonga: quando inizia la vera notte – cuándo empieza la Noche – c’è un momento in cui i tangueri dimenticano la severità del loro amato ballo e si trasformano in allegri e spensierati ballerini dai passi morbidi, giocosi, ancheggianti.
Non tutti, per dire la verità, osano questi dieci minuti di “trasformazione”: anzi alcuni si ritraggono con timidezza e diniego e ne approfittano per andare al bar.
Quelli più audaci o forse più scanzonati che si prendono meno sul serio e amano giocare un po’, si schierano in pista, pronti a immergersi in due ritmi che sono nel contempo così lontani dal tango e pur così vicini.
Sono i balli della tradizione musicale popolare argentina, colombiana, cilena, peruviana che sono centinaia. Molti sono stati dimenticati, qualcuno invece ha resistito nel tempo e riemerge anche negli spettacoli: chacarera e cumbia sono i due ritmi che i tangueri ballano a metà della notte, quasi a segnare un intervallo tra la prima parte della serata, quella meno notturna, e la seconda parte che può arrivare a volte fino alle prime luci dell’alba.
Sono entrambe danze di corteggiamento, la musica è gioiosa e la composizione semplice e ripetitiva. L’eleganza dell’esecuzione è importante sia nella chacarera, più schematica, sia nella cumbia, decisamente più sensuale.
La cumbia deriva dalla colombiana cumbiamba, una danza circolare eseguita da uomini e donne in spiaggia a piedi nudi, attorno a grandi falò. La denominazione di questa danza rievoca il mondo africano perché in molti dialetti il termine “Kumb” significa suono o rumore, riferito a quando gli africani vennero schiavizzati nelle piantagioni in Colombia e venivano chiamati appunto kumbè.
La cumbiamba era un rituale. Sulle basi musicali di percussione, si girava attorno al fuoco, formando un grande cerchio, composto da adulti e giovani, uomini e donne.
Era l’unica occasione di socialità: il solo contesto possibile per gli incontri amorosi.
Il passaggio dalla cumbiamba alla cumbia risale alla fine della schiavitù.
L’unica variante apportata è stata lo scioglimento della coreografia a cerchio dei ballerini che si tenevano per mano, dando luogo al ballo di coppia. Il ritmo era sempre lo stesso: cambiava il contenuto del rituale.
Per diverso tempo, la cumbia si ballò al ritmo delle stesse percussioni, diventando una danza inequivocabilmente sessuale, di possesso, erotica attraverso armoniosi ed invitanti movimenti dei fianchi e del bacino. In tali movimenti erano evidenti gli intenti provocatori, potenziati dalle languide occhiate e dai sorrisi civettuoli.
Le figure di questa danza ricordano il movimento del mare portatore di cibo e ricchezza. Le ballerine, per imitare il moto delle onde, alzavano con le mani le lunghe gonne, fino a portarne i lembi al viso: in tale posizione le facevano ondeggiare… per la gioia degli sguardi maschili!!!
Ecco, questo non succede in milonga, le gonne le solleviamo appena al ginocchio o poco più su, ma una certa dose di piacevole malizia nello sguardo è necessaria.
La chacarera è decisamente più “monacale” nel suo rituale di corteggiamento, è un momento di allegra complicità con le donne da un parte e gli uomini dall’altra che anticipano la danza con il battito delle mani per poi intrecciarsi con eleganti volteggi sino al casto abbraccio finale.
La chacarera nasce tra il 1840 e il 1850 nella Provincia di Santiago del Estero, lontana 1000 chilometri da Buenos Aires dove arriva con onda migratoria agli inizi del 1900.
La musica ha una sequenza chiara all’ascolto: l’Intro (la prima parte strumentale), l’Estrofa (il canto), l’Interludio (strumentale) e l’Estribillo (il ritornello). Poi c’è El final!
I momenti clou sono lo zapateo (uomini) e lo zarandeo (donne).
Lo zarandeo è una movenza tipica femminile, le donne agitano graziosamente le loro ampie gonne, mentre avanzano o retrocedono. Gli uomini sono invece impegnati in un gioco dei piedi che battono sul suolo di punta e di tacco, avanzando e indietreggiando o con movimenti trasversali.
L’origine è il flamenco portato dagli immigrati spagnoli in Argentina che ha dato luogo allo zapateo, impostato sul gioco dei piedi maschile: gli uomini con la loro bravura cercano ammirazione dalle donne che stanno corteggiando e che dimostrano il loro apprezzamento con ammiccanti sorrisi.
La coreografia vede uomini e donne intrecciarsi disegnando sul suolo cerchi o mezzi cerchi in un movimento di gruppo di avanzata e retrocessione sino al culmine dell’incontro: il corteggiamento ha dato i suoi frutti!
Possiamo tornare all’abbraccio del tango!
Quando chacareras comienzo a cantar
cual ha de ser…? cual ha de ser?
La chacarera del rancho, señor
i claro que sì, i claro si, pues!
E come sempre Buon Tango a tutti, a chi già lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!
Un abbraccio.