Romanticismo, forza e leggerezza hanno, a un tempo, caratterizzato la Cenerentola, la quale concluderà le sue repliche al Costanzi di Roma il 5 Ottobre. Mai banale dirigere Sergej Prokof’ev, e il maestro Nir Kabaretti ha saputo esaltare magistralmente la natura post-romantica del balletto. La drammatica situazione lavorativa che sta vivendo il teatro dell’Opera di Roma tra illustri ritiri, scioperi e licenziamenti si è fatta sentire a tratti anche sul palcoscenico durante la rappresentazione della prima. Nonostante le difficoltà, si è potuto assistere ad una straordinaria Maria Kochetkova, che, deliziosa e virtuosa senza esagerazione, ha saputo dare quel giusto tocco di femminilità al personaggio, imprimendo a quest’ultimo grazia e soavità unitamente alla forza della speranza che Cenerentola incarna: una silfide e una valchiria allo stesso tempo. Sono, tuttavia, le sorellastre i personaggi che hanno retto l’architrave grottesca essenziale per la comprensione della fiaba. Senza il loro goffo esistere e le appassionate invettive contro la povera Cenerentola, non esisterebbe il desiderio di vederla salire le scale del Palazzo del Principe, il desiderio di vendetta che alla fine si dissolve in umiliazione. Una marcia in più possiede la pantomima che le ha rese così poco eleganti da diventare veramente comiche ed efficaci.
Suntuosi ed eleganti le scenografie e i costumi del gran ballo, dove al ritmo delle stagioni che, grazie al susseguirsi sul palco con le loro variazioni, si è potuto assistere allo scorrere del tempo della fiaba stessa. Un incredibile Alessio Rezza, custode del tempo a capo di queste stagioni e giullare di corte, ha incantato il pubblico con una serie di virtuosismi che gli sono valsi i più lunghi e scroscianti applausi di tutto il Costanzi, sia a scena aperta che non.