Lago dei Cigni, Esmeralda, Paquita… cosa c’è di più sacro e divino della realizzazione di un balletto classico nella perfezione di ogni sua forma, di ogni suo passo, di ogni suo gesto… di ogni nota che esce da quegli strumenti e si trasforma in danza tra le grazie di ballerine e ballerini che mettono in scena una vera e propria opera d’arte, oltre il tempo e lo spazio.
Perfezione che mai nessuno potrebbe o riuscirebbe a snaturare…nessuno a parte la comicità, il paradosso e l’arte di una compagnia nata nel 1974 a New York. Una compagnia di ballerini professionisti che, amanti del repertorio classico, si è divertita a ridicolizzare ed esasperare le canoniche regole del balletto senza però cadere nel ridicolo o nel banale, ma esaltando la perfezione di quest’arte con i loro “pas de bourrée” accademici, i “grand jeté” che dominano lo spazio e le “piroette” e “fouettés en tournant” finiti in perfetto “aplomb”.
Les Ballets Trockadero de Monte Carlo è il nome di questa compagnia formata unicamente da ballerini uomini, che con i loro corpi pesanti e villosi, trasformati in cigni, silfidi, spiritelli acquatici, romantiche principesse, angosciate donne vittoriane, calzano le loro punte volteggiando ed esibendosi in virtuosismi tecnici che niente hanno da invidiare ai grandi nomi della danza classica canonica.
Approdati al Teatro Nuovo di Milano in questi giorni, ho potuto ammirare e restare incantata dal loro spettacolo ricco di momenti esilaranti e divertenti come il famosissimo “pas de quatre” del Lago dei Cigni, dove uno dei quattro cignetti con la sua mascolina fisicità ci ha divertito con l’esasperazione d’incidenti, distrazioni o reinterpretazioni di movimenti di repertorio. O la bella Odette che con voce virile incanta il principe Siegfried.
È un susseguirsi di scene buffe e ridicole ma che non fanno distogliere lo sguardo e l’attenzione alla Danza con la D maiuscola, quella necessaria per danzare ed essere pronti a ogni tipo di ruolo.
Si chiude il sipario di questo spettacolo, e sulle labbra rimane un sorriso, i polmoni riempiti dalle risate di due ore di spensieratezza e del talento di chi sa rompere le regole con eleganza, creando quel taglio che divide la dottrina ferrea dalla pura frivolezza, lasciando nell’aria un profumo di arte che lievemente ti circonda.
Con lo scroscio degli applausi che pian piano si affievolisce, prendo la mia sacca ed esco dal teatro, con un po’ più di ricchezza e la voglia sempre maggiore di tornare in sala.
Sognando che il prossimo applauso sarà per me.