Cara Loredana, com’è nato l’amore e la grande passione per la danza e quando hai capito che volevi fare la ballerina?
Miky, nei miei ricordi non c’è un momento particolare in cui siano nate in me amore e passione per la danza, forse hanno sempre fatto parte del mio DNA. Per me è meglio dire che quando ho avuto la consapevolezza, all’età di 8/9 anni, mi sono resa conto che i miei maestri vedevano in me capacità superiori e insistevano molto insegnandomi, spronandomi e portandomi avanti con programmi per allievi molto più grandi di me. Fare la ballerina, sai credo che questo passaggio io l’abbia saltato, essere ballerina era nel mio modo di vivere ha sempre fatto parte delle mie giornate e della mia quotidianità.
Un ricordo di Edda Martignoni (étoile del teatro alla Scala) e della grande Luciana Novaro? Quali sono stati i loro migliori insegnamenti?
Mi chiedi della mia prima insegnante Edda Martignoni, pensa avevo 3 anni ½, parliamo del 1961. Ricordo ancora la scuola in Galleria Passerella a Milano. La sala con una vetrata bellissima, molto luminosa, che dava su corso Vittorio Emanuele; non c’erano specchi, il pianoforte, il pavimento in parquet e le sbarre fisse al muro sulle tre pareti. La mia insegnante, in tuta intera sartoriale blu e scarpe oro di pelle, una signora molto elegante soprattutto nei modi e nel portamento, mi teneva per mano, intanto che spiegava e correggeva le altre allieve del corso più avanzato. L’Etoile Edda Martignoni era una donna dolcissima che in quella sala mi ha sempre fatto sentire come a casa con lo stesso calore, nonostante le nozioni della danza, il silenzio e la disciplina. Pensa ho ancora le mie pagelle firmate da lei datate 1961/1962 promossa al terzo corso e 1962/1963 promossa al quarto corso. Mentre l’Etoile Luciana Novaro, anche lei di un’eleganza innata, con un carattere forte, determinato ma nello stesso tempo con una certa dose di dolcezza. Mi ricordo un episodio: tutta la scuola in sala per le prove per una trasmissione RAI a puntate sulla nostra scuola, presentata da Vittorio Salvetti girata poi negli studi Rai di Corso Sempione a Milano. Io interpretavo la variazione di Giulietta. In quel periodo portavo la macchinetta sui denti. La signora Novaro ferma la mia prova ed esige che io sorrida, non oso aprire bocca per dire che il motivo è la macchinetta sui denti, così dopo molta insistenza mi vidi costretta a sorridere, nonostante dentro di me provassi molto imbarazzo. Tutto questo te l’ho raccontato perché ha fatto sì, che mentre ballassi, non mi sia mai più sentita imbarazzata per nessun motivo, anzi libera di esprimermi al meglio. Ancora oggi dico grazie a queste due grandi insegnanti dalle quali ho appreso molto: tecnica, espressività, carattere, padronanza, dolcezza, sensibilità, eleganza, umiltà, lavoro e impegno.
Quali sono i ricordi più vivi degli anni trascorsi presso la Scuola di ballo del Teatro alla Scala? Che aria si respirava negli anni Settanta?
Degli anni in Scuola di Ballo conservo nel mio cuore la direttrice d’allora Elide Bonagiunta, all’esame d’ammissione quando con sguardi e sorrisi mi fece capire che l’esame era andato bene. In seguito le lezioni con Edda Gariboldi per la classe e punta, Carola Zingarelli per carattere. Gli ultimi due anni con l’allora giovanissima direttrice Anna Maria Prina che mi ha accompagnato artisticamente e nella mia crescita personale fino al conseguimento del diploma. Allora si respirava una vera aria di Teatro. Nelle pause tra una lezione e l’altra, dal ballatoio, potevi assistere alle prove di scena sia dei balletti che delle opere liriche. Nei camerini della scuola si cambiavano anche le ballerine del Corpo di ballo e noi allieve partecipavamo attivamente alle produzioni del Corpo di Ballo in qualità di aggiunte. Nella Scuola si viveva già la vera atmosfera del Teatro.
A tuo avviso, ci sono delle doti fisiche necessarie, per intraprendere la carriera del danzatore?
A questa domanda non è semplice risponderti perché credo, per gli insegnamenti che ho avuto, che un danzatore/danzatrice se possiede l’intelligenza e le capacità di capire, osservare e soprattutto plasmare il proprio corpo può cambiare totalmente, tramite il lavoro tecnico e muscolare. Certo è che le fisicità negli anni sono cambiate, però di una cosa ho preso coscienza, che senza un duro costante e intelligente lavoro su noi stessi, anche le ballerine/ballerini più dotati non arrivano a risultati d’eccellenza; fermo restando che un’artista nasce così, nessuna dote fisica lo può costruire. La Danza è anima e umiltà, sempre ricerca del meglio e dell’ancora non sono arrivato. Questa mia valutazione nasce dall’aver avuto la fortuna di poter seguire da vicino il lavoro in sala e in scena di tanti grandi e veri artisti che mi hanno indicato la strada giusta da percorrere. Naturalmente questa è la mia opinione data dalle conoscenze che ancora oggi continuo a seguire e a ricercare.
Se dovessi elencare i momenti più importanti ed emozionanti della tua carriera, quali citeresti?
I momenti più emozionanti: Scuola di Ballo primo saggio allieva terzo corso-Aida Moretti, coreografia Jean Babilé prima partecipazione ad uno spettacolo della programmazione del Teatro alla Scala 1971/1972. Il giorno del diploma di fine scuola nel 1976. Da ballerina aggiunta del Corpo di ballo fui scelta per il ruolo della Folgore (a due giorni dalla prima), poi il ruolo di Prima Ballerina nell’Excelsior del 1978 durante il Bicentenario del Teatro alla Scala e immortalato dalla Rai in diretta e oggi visibile in un DVD storico. Nel 1981 tournée a New York al Met con 6 spettacoli in 7 giorni con Dame Margot Fonteyn, Rudolf Nureyev, Carla Fracci, Luciana Savignano, Elettra Morini, Paolo Bortoluzzi. Nel 1983 tournée in Argentina e Brasile, danzando il Passo a due Contadini Giselle e Serenade ruolo Russa. Naturalmente lavorare con un grande come Rudolf Nureyev ed avere, da lui, apprezzamenti sulla mia forma fisica e sul mio lavoro credo non abbia “prezzo” come si dice. E tanti altri bellissimi balletti come il Don Chisciotte, Lago dei Cigni, lo Schiaccianoci, Romeo e Giulietta, Giselle, La Silfide. E anche l’ultimo spettacolo sulle punte, quando durante la prima dello Schiaccianoci (14 dicembre 1993) mi si è rotto il tendine d’Achille segnando per sempre la fine di una parte di me. Ricordo molto volentieri anche la vincita, nel 1980, della Medaglia d’oro Carlo Blasis al Concorso a Roma a Villa Celimontana con in giuria Alberto Testa, Giancarlo Vantaggio, Marcella Ottinelli e altri illustri personaggi del mondo della danza d’allora.
Secondo te chi ha creduto e valorizzato maggiormente le tue doti?
I miei insegnati prima e poi quelli della Scuola di Ballo, i maestri Robert Strajner e Gildo Cassani, in alcune occasioni la direzione del Corpo di ballo e il Sovrintendente Carlo Maria Badini e naturalmente i vari coreografi con cui ho avuto l’onore di lavorare.
Sei stata una delle più apprezzate prime ballerine del Teatro alla Scala ma non hai mai avuto atteggiamenti da diva?
Credo che il divismo faccia a pugni con la mia personalità. Ieri come oggi non mi sono mai sentita arrivata e dentro di me ho sempre ricercato e cerco ancora contatti veri senza orpelli che trovo inutili e dannosi.
Raccontaci come sono avvenute le tue nomine prima a Solista e poi a Prima Ballerina del teatro più famoso al mondo?
Nel 1982 la nomina a Solista per meriti artistici nell’ufficio della direzione del ballo. Nel 1990 quella di Prima Ballerina sempre per meriti artistici dalla Sovrintendenza tramite lettera. Allora non usavano nomine “sul campo” era tutto molto formale.
I ballerini nel panorama attuale internazionale, a cui riconosci l’eccellenza in questa nobile arte?
Senza dubbio Sylvie Guilleme, Marianela Nunez e Massimo Murru; possiedono quel qualcosa in più che va oltre la perfezione tecnica.
Chi ti è stato più vicino durante il tuo percorso artistico?
I miei genitori che mi hanno permesso di studiare con i migliori insegnanti dell’epoca, così come la famiglia che mi sono creata e alcune persone del Teatro alla Scala.
Cosa significa “sviluppare il proprio talento”?
Il talento è quello che la natura ti dona quando vieni al mondo e se viene coltivato e liberato l’individuo riesce a realizzare i propri obiettivi. Io ho coltivato le mie qualità cercando di migliorare senza accontentarmi mai, volevo sempre quel qualcosa in più: tecnica, espressività, eleganza, leggerezza, spontaneità, maturità.
Qual è il balletto che hai più amato tra tutti quelli visti da spettatrice?
Nel 1966 La bella Addormentata con la coreografia di Rudolf Nureyev.
E invece tra quelli danzati?
Sono più di uno: Giselle, Lago dei Cigni, Schiaccianoci.
E il coreografo?
L’insostituibile e geniale Nureyev.
E il partner?
Sicuramente Luigi Sironi, François Sedeno e Vittorio D’Amato.
Il balletto che avresti voluto interpretare ma che non sei riuscita?
Ho avuto la fortuna di danzare in tutti i grandi titoli del repertorio e di conseguenza non ho nessun rimpianto.
Quali altre passioni coltivi oltre alla danza?
Uso tutte le conoscenze acquisite in 53 anni di studio adattandole ogni volta a seconda degli elementi del livello tecnico che incontro. Metto sempre l’allievo in condizioni di dare il meglio di se stesso con passione e impegno, far comprendere a genitori e bambini che la danza classica non è una tortura e una noia ma è gioia e felicità.
A tuo avviso come è possibile individuare un buon maestro e un altrettanto buona scuola di danza nel panorama attuale?
Domanda difficile: per quanto riguarda la scuola sicuramente dalla serietà dei programmi che svolge; per l’insegnante che abbia una reale esperienza prolungata come danzatore con un bagaglio approfondito.
Che rapporto hai con i tuoi allievi, oggigiorno? Rivedi qualcosa di te in loro o i tempi sono propri cambiati?
A quale ricordo sei maggiormente legata nella tua carriera di danzatrice?
All’ultima volta che ho avuto la fortuna, come ballerina, di salutare personalmente il grande e insostituibile Rudolf Nureyev in modo informale, affettuoso, sincero e vedere i suoi occhi puliti e pieni di sentimento e donagli una rosa bianca nei camerini rossi al termine dello Schiaccianoci nell’ottobre del 1992.
Per concludere, cara Loredana, quale definizione vuoi dare sull’arte della danza?
Trovo che sia l’arte per eccellenza, la quale ti permette di spaziare a 360° raggiungendo conoscenze e sensazioni del proprio corpo che altrimenti un individuo non percepirebbe mai. Un’arte unica, insostituibile per la vita dell’essere umano.
1 comment
Gentile Loredana,
sono Patrizia Villa e sono stata anch’io allieva della cara illustre e fantastica insegnante Edda Martignoni nella sua scuola di danza in Galleria Passerella ?Ho pubblicato sulla mia pagina fb alcune foto d’archivio che Edda regalò negli anni 60 ai miei genitori per ricordo. Debbo a Lei , mia adorata maestra , la passione per la danza e quell’armonia sapiente fra corpo anima musica e movimento che mi ha impresso in maniera indelebile . Un cordiale saluto .