Davide Iodice: “Mangiare e Bere. Letame e Morte”

di Miki Olivieri
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Davide Iodice, l’ideatore dello spettacolo di teatro e danza introduce così l’evento, che andrà in scena da venerdì 27 febbraio a lunedì 2 marzo al “Teatro i” di Milano:

Alessandra vive in campagna: nella sua casa, prima di lei, abitava un cavallo e ora le anatre e i polli vi hanno libero accesso, alcuni pappagallini vivono nel bagno. Qui lei immagina la sua morte distesa nel fogliame come pasto per le volpi. Prima di approdare al teatro io volevo fare l’etologo: in ognuno dei miei spettacoli ci sono presenze animali, vive o figurate. Da questo incontro nasce “Mangiare e bere. Letame e morte”. Un lavoro sui bisogni essenziali, sull’istinto, sulla nostra animalità. Un lavoro sull’essere, nella sua singolarità, un poemetto fisico, in cui l’animale rivela l’umano e le sue mancanze. In un certo senso questo lavoro è per me un ritorno all’etologia”.

Nell’ambito del rassegna “Città Balena” un progetto cannibale di un teatro che vuole mangiarsi la città. Una città che è spazio di attraversamento e di ritrovo, di scambio e di vita. Una città che è la pancia buia di un cetaceo delle fiabe, ma anche rifugio, ventre caldo e nutrimento. “Città balena” è un’idea che nasce per avvicinare gli artisti al pubblico e il pubblico agli artisti. Perché nessuno vuole essere divorato e al teatro fa bene uscire di casa. E in questo contesto troviamo, tra gli altri, “Mangiare e bere. Letame e morte”, un lavoro di teatro/danza per danzatrice sola. Sola per la verità non è mai, tranne che per il suo corpo stesso: con esso, difatti, e con il racconto, il ricordo, espressi nel movimento ma anche nel verbo, Alessandra Fabbri costruisce un intero mondo sul palcoscenico con le coreografie di Alessandra Fabbri e Davide Iodice.

Per lo più un mondo animato, nella prospettiva etimologica di anima-ae: giacché è un mondo animale, inteso nel suo significato più stretto, di bestia, e nel suo senso totale, di essere vivente.

È nel cambio continuo di prospettiva tra donna e animale, dallo scambio tra di loro, e nella terzietà del rapporto con il pubblico che si realizza “Mangiare e Bere. Letame e Morte”.

Uno spettacolo che conferma la poetica di Davide Iodice, che si interroga sul senso dell’attorialità. In cui si trovano tutti gli elementi che sono propri al regista e di cui sono costellati i suoi lavori corali, qui precipitando in una persona, un corpo, una voce, un punto. Segui @Teatro_i e #cittabalena su Instagram.

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