Il Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena, ha ospitato il 31 Marzo, “Life in Progress” uno spettacolo che oserei chiamare di portata storica, la prima assoluta del tour mondiale, l’ultimo, della grande Sylvie Guillem.
Non appena si è sparsa la voce, mesi fa, che la Stagione di balletto Modena Danza avrebbe tenuto a battesimo questo evento, il pubblico si è precipitato ad acquistare i biglietti, facendo lunghe code; pochi gli eletti che sono riusciti ad accaparrarsi l’ingresso, molti i delusi, in pochissimo tempo lo spettacolo era già “sold out”.
È la stessa Sylvie Guillem a spiegare il perché di “Life in Progress”, una vita in corso: “Dopo 39 anni di attività – dice – ho deciso di fare il mio ultimo inchino, molto semplicemente perché voglio chiudere la mia carriera mentre sono ancora felice di fare ciò che faccio con orgoglio e passione”.
Orgoglio e passione che si respirano non appena il sipario si apre su di lei, ancora bellissima e carismatica come poche, impegnata in “Techne”, dal greco arte, abiltà, prima assoluta di Akram Khan. Il pubblico trattiene letteralmente il fiato, mentre il corpo sinuoso e nervoso di Sylvie si muove sulla scena; corpo che diventa uno strumento per il coreografo per farsi domande sull’entrare in contatto, sulla natura di connettersi, sull’uso della tecnologia.
Siamo più in contatto con gli altri o con la sola tecnologia? Questa è la domanda che si pone Khan, siamo diventati lo strumento degli strumenti da noi stessi creati? Il corpo di Sylvie risponde a questo interrogativo, con la sua forza e potenza espressiva, davvero magnifica.
Il secondo brano presentato; “Duo”, coreografia di William Forsythe, interpretata stavolta da Brigel Gjoka, danzatore della Forsythe Company dal 2011, e Riley Watts, danzatore insegnante e ricercatore statunitense che ha lavorato in tante compagnie, e, recentemente, con la Forsythe Company come Gjoka, e che ha debuttato invece nel Gennaio del 1996 col Ballet Frankfurt.
“Duo” si svolge tutto sul piccolo spazio del fronte palco, è un orologio composto dai due danzatori che rendono il tempo visibile, in un crescendo continuo e vorticoso che mette in luce i loro corpi usati con estrema precisione, quella di un orologio che guarda all’infinito e non alla limitatezza. La musica scorre e pian piano scompare per lasciare i danzatori in un silenzio dove sono però i loro corpi che continuano a parlare.
Sylvie Guillem ritorna in “Here and After”, altra prima assoluta, coreografia di Russel Maliphant, ma stavolta non è sola: ha voluto accanto a lei l’italiana Emanuela Montanari, ballerina solista del Teatro Alla Scala di Milano molto amata da Sylvie tanto da volerla non solo in questa importante produzione, ma anche nella sua “Giselle” (2001), e in “Winter Dreams” nella tournée in Giappone del 2003.
Questo duetto al femminile, superbamente danzato da entrambe le interpreti, anche se, bisogna ammettere che, nonostante l’indiscutibile bravura di Emanuela Montanari, l’attenzione cadeva sempre inevitabilmente solo su Sylvie, è un omaggio alle precedenti coreografie ed esperienze di Sylvie, ma non solo. Essa cerca infatti anche uno spazio nuovo, di evoluzione, un nuovo vocabolario del corpo per comporre nuovo linguaggi.
Chiude la serata “Bye”, (e mai titolo fu più azzeccato!), coreografia di Mats Ek, presentato al Teatro Sadler’s Wells di Londra, uno dei più prestigiosi al mondo che è anche il produttore dello spettacolo stesso. Sylvie Guillem danza da sola e regala al pubblico il suo ultimo indimenticabile inchino, dopo una carriera costellata di grandi successi e soddisfazioni, un curriculum talmente lungo da tenere ben tre facciate del programma di sala dello spettacolo.
Un’autentica ovazione accoglie Sylvie al termine della sua esibizione: venti minuti di applausi e chiamate sulla scena, un entusiasmo vero, palpabile, una profonda commozione caratterizzavano tutto il pubblico che ha giustamente tributato a questa grande artista il meritato plauso.
“E adesso? Come faremo senza di lei?”, è il commento dei miei vicini di poltrona, penso che la risposta migliore la dia la stessa Sylvie quando dice: “È stato un viaggio entusiasmante: ma ora sto per cambiare direzione”.
Noi siamo pronti a seguirti!
Crediti fotografici: Rolando Paolo Guerzoni