Al Carlo Felice “La Bella Addormentat” rivive sul ghiaccio

di Giada Feraudo
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Si è concluso la scorsa domenica 21 giugno il terzo appuntamento della Primavera in Danza del Teatro Carlo Felice, con il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo.

La Compagnia, ormai ospite abituale del Teatro, ha concluso quest’anno il trittico di Tchaikovsky con “La Bella Addormentata” (nel febbraio 2013 era stato rappresentato “Il Lago dei Cigni” e, nel novembre dello stesso anno, “Lo Schiaccianoci”).

Quest’anno la direzione dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice è stata affidata ad Arkady Shteynlucht.

Fondata nel 1967 da Konstantin Boyarski,  dal 1980  la compagnia è diretta da Konstantin Rassadin, Artista Emerito di Russia, ex solista del Teatro Kirov/Mariinskij e attualmente primo coreografo per la formazione.

Pur non trattandosi di uno show sul ghiaccio ma di una rivisitazione del balletto classico abbastanza completa e coerente a livello drammaturgico e musicale, dal momento che i personaggi del balletto accademico, così come le variazioni e i pezzi corali, sono fedeli alla tradizione, la denominazione di balletto non è pienamente convincente. Questo senza nulla togliere ai solisti, senza dubbio bravissimi pattinatori ed eccellenti atleti (la compagnia ha potuto vantare, nel corso degli anni, anche campioni olimpici quali Ljudmila Belousova, Oleg Protopopov, Aleksei Ulanov e la medaglia d’oro ai Campionati del Mondo di Pattinaggio, Ljudmila Smirnova), che però si trovano ad essere fortemente limitati nello spazio, in quanto il palcoscenico di un teatro non ha certo le stesse dimensioni di una pista di pattinaggio e, di conseguenza, anche nell’esecuzione degli elementi tecnici.

Certo il pattinaggio, così come la danza, non si deve limitare solo alla mera esecuzione tecnica, in quanto il lato espressivo è fondamentale, ma nella danza ogni minima parte del corpo ha una sua importanza e una sua espressività. Si pensi, per fare il più evidente degli esempi, a quanto possano essere espressivi i piedi e il basso gamba dei ballerini, tutto il lavoro e la cura dedicati proprio a queste parti del corpo, che nel pattinaggio non riescono ad emergere parimenti in quanto le suddette sono “imprigionate” nello stivaletto. Quanta differenza, ad esempio nel passo a due del terzo atto fra Aurora e il Principe, nel vedere, nel balletto di repertorio, la punta della ballerina accarezzare la gamba nel salire nel passé oppure nel cercare il suolo nei vari pointés, al confronto con la lama del pattino che, naturalmente, non permette al piede di fare alcun movimento di quelli che invece caratterizzano e rendono la danza così ricercata ed elegante.

Quello presentato dal Balletto Statale sul ghiaccio di San Pietroburgo è senza dubbio un lavoro interessante, arricchito dalla cura e dalla sontuosità dei costumi e dell’allestimento ma la denominazione di “balletto” non risulta forse essere la più appropriata per definire questo genere di spettacolo così particolare.

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