Oggi, nel 1924, nasceva a Roma Vittoria Ottolenghi.
Donna di immenso fascino e straordinaria cultura, ha rappresentato per il giornalismo di danza un vero e proprio faro, un’icona di professionalità, preparazione e competenza.
Scrittrice, critica, saggista, esperta di teatro e balletto, lavorò e visse a Roma, dove frequentò il Liceo classico Quirino Visconti, storico tempio del sapere e della cultura dell’epoca.
Si appassionò quasi per caso allo studio della danza quando le venne affidato l’incarico di critica nella monumentale Enciclopedia dello Spettacolo di Silvio D’Amico, cimentandosi come autodidatta nello studio di questa disciplina fino ad allora a lei pressoché ignota.
Uno stile sempre garbato e fine, una scrittura elegante e mai pomposa, diretta, comprensibile, chiara.
Nel 1956 iniziò il suo lavoro di critico di danza anche per «Paese sera», e successivamente iniziò a collaborare con numerosi altri giornali tra cui L’espresso, Balletto Oggi e Il Resto del Carlino.
Dal 1960 lavorò per la RAI-Tv all’ideazione, alla cura ed alla realizzazione di programmi, tra cui Maratona d’estate, programma cult che rappresentò un appuntamento fisso per molti danzatori e appassionati per tutti gli anni della sua programmazione su Rai Uno.
In collaborazione con Vittoria Cappelli, e sempre per le reti RAI, curò gli spettacoli Le Divine, dalla Piazza dei Miracoli di Pisa (1987), Mantova Festa a Corte (1988), Festa da Napoli (1989), Il gioco dell’Eroe (Roma, 1990),Gli Specchi di Trieste (Trieste, 1991), Los Divinos (Madrid 1993), Sport-in-danza (Roma 1994), Il Paese delle Sirene (Sorrento, 1995 e 1996), Bergamo, Festa in Piazza (1996), Una rosa per il 2000 (1998) e Torino, Notte di stelle (1999) tutti trasmessi in Eurovisione-Intervisione.
Durante i fertili anni della sua lunga attività, strinse profondi rapporti d’amicizia con Rudolf Nureyev, Carla Fracci e tantissimi altri grandi esponenti del mondo della danza.
Nel 2015 nasce il Fondo Vittoria Ottolenghi che si compone di una collezione di circa 900 volumi, donati dalla stessa Vittoria alla Biblioteca dell’Accademia Filarmonica Romana nel 2012, poco prima delle sua scomparsa; comprende monografie, programmi di sala, libretti, periodici, cataloghi di mostre, tesi di laurea, documenti visivi e anche diverse rarità dedicate interamente al mondo della danza.
”Bisogna amare ciò che si fa. Tutto quello che facciamo ci deve piacere”, ripeteva spesso e poi ancora: ”Non credo nella stroncatura, il critico di danza deve spiegare al pubblico ciò che accade in scena, aiutarlo a capire, accompagnarlo per mano, al di là del giudizio personale. Non penso di essere un giudice ma una privilegiata che non paga e vede cose sempre diverse. Ciò che conta è l’informazione ancor più dell’opinione, perciò preferisco fare le presentazioni piuttosto che le recensioni. Chi siamo? Un tribunale ci ha eletto giudici? Per i religiosi e per chi ci crede esiste la verità rivelata, nelle arti no. Un critico di danza non deve essere un ballerino mancato. Così come il critico cinematografico non deve essere un attore o un regista senza talento.”
È morta a Roma, il 10 dicembre 2012 all’età di 88 anni.