Dalla scuola di ballo del Teatro alla Scala fino al programma TV “Amici”. Poi la scelta di emigrare verso teatri europei.
Le esperienze italiane sono state bellissime e formative. Studiare in uno dei teatri più grandi del mondo mi ha regalato, oltre a una buona tecnica, la possibilità di riconoscere la bella danza e gli artisti veri. La Scala costituisce un bagaglio che mi porterò dietro per sempre. Dopo una breve parentesi al Teatro dell’Opera di Nizza è arrivata l’esperienza di “Amici”. D’immenso impatto e a tratti fondamentale per la capacità di gestire emozioni e paure. Ma avevo bisogno di altro. Da lì la necessità di andar via dell’Italia.
Di cosa avevi bisogno precisamente?
Ho sempre voluto sperimentare e mettermi alla prova. In Italia, poi, la situazione della danza non è delle migliori. Ho preferito cercare lavoro laddove tutto funziona e dove ciò che fai ti è riconosciuto in maniera dignitosa e gratificante. In Germania, dove mi trovo, ogni città ha il suo teatro. Ci sono rispetto e cultura della danza. In Italia, ahimè, non è così.
Sei al tuo secondo anno in Germania. Ci racconti la tua prima audizione?
La feci nel Marzo del 2014. Appena terminata, il direttore della compagnia mi offrì un contratto. In quel momento toccai il cielo con un dito. Mi sentii improvvisamente cresciuto. Finalmente avevo tra le mani un lungo contratto. A Schwerin ho danzato il grande repertorio, da “Schiaccianoci” fino a “Il lago dei cigni” e produzioni più moderne, davvero bellissime.
Quale ti è rimasta nel cuore?
Lo spettacolo si chiamava “Una scatola di vita” con le coreografie di Francesco Nappa. Insieme con lui e alla sua assistente, Agalie Vandamme, abbiamo lavorato curando ogni dettaglio. Non si trattò solo di cercare nuove dinamiche o una qualità di movimento propria del coreografo, ma fu un lavoro più profondo legato all’interiorità e alla ricerca di un’emozione. E’ un lavoro che porterò sempre nel mio cuore.
Come hai vissuto quel primo anno in Germania?
Benissimo. L’ambiente era sereno e il rapporto con i colleghi, meraviglioso. Non c’erano competizioni di sorta. Solo la voglia di lavorare bene e aiutarsi a vicenda.
Dopo un anno, però, hai lasciato Schwerin per Berlino. Come mai?
Avevo voglia di sperimentare altre realtà e vivere altri mondi. Venni a sapere che a Berlino il Friedrich- Stadt- Palast cercava un danzatore. Feci l’audizione e andò bene. Ho firmato un contratto molto più importante del precedente che prevede, tra l’altro, grandi responsabilità. E ne sono davvero felice. La direttrice del ballo, Alexandra Georgieva, è una donna straordinaria, e l’assistente è un’italiana, Alessandra Pasquali. Lavoriamo con grandi coreografi e ogni giorno è diverso dal precedente.
Cosa state portando in scena in questo momento?
Lo spettacolo si chiama “The Wyld” ed è di una bellezza che in tanti definiscono sovrannaturale. In scena siamo oltre cento artisti ed è in assoluto lo show più dispendioso al di fuori di Las Vegas. Un’emozione grande ogni sera. E’ inspiegabile ciò che provo ogni qual volta si apre il sipario. Quest’anno la permanenza a Berlino si sta rivelando un’esperienza di crescita davvero incredibile. E non solo artisticamente.
Da oltre due anni sei uno dei testimonial della linea di abbigliamento “Non posso ho danza”. Quando è nata questa collaborazione?
Cominciò subito dopo l’esperienza in TV con “Amici”. Mi cercò Carlotta Pia che mi propose di prestare la mia immagine per la loro linea di abbigliamento. Ne fui letteralmente entusiasta. Hanno creato abiti giovanili e comodi. A tratti geniali. Oggi non ne posso fare a meno. A lezione indosso solo abiti “Non posso ho danza”.
Ti senti arrivato?
No, per nulla. Credo che in questo mestiere sentirsi arrivati sia l’inizio della fine. Sono giovanissimo e ho fatto tante cose. Ma non si finisce mai di imparare. Ed io voglio essere un danzatore sempre migliore, e un artista più completo.
Si dice che per ogni sogno realizzato, un altro prende forma. E’così anche per te?
Assolutamente sì. E non mi riferisco solo alla danza che costituisce, ovviamente, il mio impegno principale. Vorrei fare tante cose nella mia vita. E per fortuna nessuno ci impedisce di sognare, e credere che con la volontà e la determinazione i sogni possano diventare realtà. Quelli, i sogni intendo, non ce li può togliere nessuno.