Amore che scatena, amore che toglie, paura del diverso, paura dei sentimenti, paura dell’amore stesso. Paura e amore sono la scintilla scatenante del “West Side Story” di Federico Bellone.
Lo spettacolo ha chiuso i battenti al Teatro Manzoni domenica 9 ottobre, tra applausi e commozione, e per il momento non è prevista alcuna tournée nazionale.
Romeo e Giulietta di Shakespeare rivivono in Tony e Maria, attraverso una storia che non stanca mai, neanche a distanza di 20 anni. Bellone e la produzione (Wizard Productions e SDM “la Scuola Del Musical”) sono riusciti a ottenere i diritti di “West Side Story” dopo che l’agenzia americana che li gestisce aveva visto la versione di “Newsies” dello stesso regista, e giusto alla vigilia del sessantesimo anniversario (il 26 settembre 1957 debuttò al Winter Garden di New York) ecco l’omaggio italiano.
Cinque scale antincendio disegnano la scena, sullo sfondo la New York all’Upper West Side, il colore rosso predomina in tutte le sue sfaccettature, caricando di ulteriore tensione ogni numero musicale.
Uno schiocco di dita e tutto parte. La lotta tra le bande di strada, i Jets americani e gli Shark portoricani, si sviluppa sulle note del genio Leonard Bernstein attraverso le acrobatiche coreografie del mito Jerome Robbins fedelmente riprodotte da Gail Richardson. Tra salti acrobatici e prese al volo, che non si fermano al passo in sé ma raccontano drammaturgicamente ogni singolo affronto tra le parti, emergono anche l’energia e la passione di altri pezzi ballati come America e il Mambo.
33 elementi sul palco, tutti egregi performer, tra cui non possiamo non citare i protagonisti Luca Giacomelli Ferrarini nel ruolo di Tony e Eleonora Facchini nel ruolo di Maria. Superbi ed eleganti, ad ogni gesto e ad ogni canzone concepita come un’opera lirica dalle leggende di Broadway Stephen Sondheim e Arthur Laurents, riescono a trasportarti nel loro amore, dove non esistono né differenze culturali né odio.
Menzione particolare anche per Simona Distefano (Anita) e Giuseppe Verzicco (Riff): il palcoscenico è il loro mondo e la loro vita, si nutrono di quelle sensazioni che trasmette l’avere un riflettore puntato addosso. Per non parlare delle doti tecniche sia canore che di grandi ballerini.
Nel finale, con Tony steso a terra, solo applausi. Niente musica. “West Side Story” è uno dei pochi musical che non è solo puro intrattenimento e non ha un lieto fine, è uno spettacolo che fa riflettere e commuove, come del resto lo è il repertorio di Shakespeare. I temi sono attuali, e rivivono sul palcoscenico attraverso i canoni del genere: la danza e il canto.
Questo nuovo adattamento e la traduzione in italiano firmati da Franco Travaglio arrivano allo spettatore e lo sconvolgono, lo fanno uscire dopo quasi tre ore con quella paura che prevale per tutto lo show, ma allo stesso tempo con la speranza che l’amore può sconfiggere quella stessa paura.
Crediti fotografici: Luca Vantusso