Per #storiedidanza Giada Feraudo vi racconta Sylvia

di Giada Feraudo
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Sylvia ou La Nymphe de Diana

Balletto in tre atti
Libretto                                               Jules Barbier e Baron de Reinach ispirato al poema Aminta di                                                                    Torquato Tasso (1573)
Coreografia                                       Louis Mérante
Musica                                                 Léo Delibes
Prima rappresentazione             Opéra de Paris, 14 giugno 1876

Nel 1875 l’Opéra di Parigi scelse il libretto di Jules Barbier e Baron de Reinach per la creazione del balletto Sylvia. Le coreografie furono affidate a Louis Mérante, scelto per la sua grande esperienza nel campo e per la sua posizione di premier maître de ballet all’Opéra.
La prima prova di Sylvia si svolse il 15 agosto 1875, con soltanto un terzo delle musiche. Completato lo sviluppo del balletto, lo spartito era costantemente in evoluzione sotto la penna di Delibes, spesso aiutato da Mérante e Rita Sangalli, che volevano entrambi danzare un ruolo principale. Il progredire delle musiche fu un faticoso processo di revisioni e rifacimenti, soprattutto dietro indicazioni di Mérante, che rivolgeva continue richieste a Delibes chiedendo cambiamenti nello spartito per potervi adattare la sua coreografia, modifiche che il compositore realizzò sempre in tempi molto brevi.
Al suo esordio, il 14 giugno 1846, primo balletto ad essere allestito nel nuovo teatro dell’Opéra Garnier, Sylvia passò quasi del tutto inosservato: solo la musica fu la vera rivelazione dell’opera, l’unica parte, secondo i critici del tempo, ad essere davvero apprezzata grazie alla sua innovazione, creatività e maturità ma anche per l’uso nuovo e originale del “leitmotiv”, conseguenza dell’ammirazione che Delibes aveva per il compositore Wagner.

Nel 1952 Sir Frederick Ashton coreografò nuovamente Sylvia, portando questa volta il balletto al successo. La tradizione narra che il suo interesse sia nato da un sogno del 1946: Delibes avrebbe assegnato ad Ashton l’incarico di spolverarlo e riportarlo in vita e questi, una volta svegliatosi, decise di accettare la sfida. Il maestro modificò in parte il libretto di Barbier per rendere più fruibile la storia e caratterizzò fortemente la protagonista, pensando l’intera opera come un tributo alla grande danzatrice Margot Fonteyn, con cui aveva già lavorato in passato.
La produzione, creata per il Royal Ballet, fu allestita per la prima volta alla Royal Opera House di Londra il 3 settembre 1952. Superfluo dirlo, fu Margot Fonteyn a interpretare il ruolo di Sylvia.

La pièce ebbe un periodo di pausa fino al 2004, anno in cui la compagnia inglese, sotto la direzione di Christopher Newton, in occasione del centenario di Ashton, dedicò una stagione al grande coreografo e fondatore della compagnia e decise di riprenderne fedelmente l’eredità e di ridare lustro ad uno spettacolo così bello e coinvolgente. Darcey Bussell ereditò il ruolo che era stato della Fonteyn.

A testimonianza del suo rinnovato successo, Sylvia di Ashton, nella versione ripresa da Christopher Newton, è stata da poco riproposta al Metropolitan Opera House di New York per l’American Ballet Theatre e ha recentemente aperto la Stagione di balletto 2019-2020 del Teatro Alla Scala di Milano in un allestimento firmato da Manuel Legris.

LA TRAMA

ATTO I
In un parco al chiaro di luna Sylvia, ninfa di Diana, si diverte con le sue compagne presso la statua di Amore. Il pastore Aminta, innamorato di Sylvia, si nasconde per poterla ammirare ma viene scoperto. La ninfa, offesa dal sentimento del semplice pastorello, scocca una freccia contro la statua di Amore ma Aminta si getta per proteggerla e viene ferito mortalmente. La statua allora si anima e con un’altra freccia colpisce Sylvia. Il cacciatore Orione, testimone della scena, approfitta della morte di Aminta per rapire Sylvia.

ATTO II
Orione rinchiude Sylvia in una grotta.  Amore rende la vita ad Aminta e la informa della scomparsa della ninfa. Sylvia tenta di fuggire dalla sua prigione e così fa ubriacare Orione in onore di Bacco, implorando Amore di venire in suo soccorso con la promessa di sacrificargli le sue armi. Amore accorre e la libera.

ATTO III
Il pastore sta piangendo per la scomparsa dell’amata quando ad un tratto la riconosce sotto il velo di una schiava portata da un pirata. I due stanno per essere riuniti quando sopraggiunge Orione, furioso per la fuga della ninfa. Sylvia ed Aminta fuggono e vanno a rifugiarsi nel tempio di Diana. L’inseguitore si lancia con una scure contro la porta del tempio, provocando l’ira di Diana stessa, che appare e lo trafigge con una freccia. Poi, offesa dal tradimento della sua ninfa, vorrebbe vendetta, ma Sylvia giustifica la sua rinuncia alle armi per amore del pastorello. Il pirata allora rivela la sua vera identità: è il dio Amore, che, spiegando a Diana (innamorata lei stessa, in gioventù, di un pastore) il gesto di Sylvia, la convince a celebrare con lui le nozze dei due giovani innamorati.

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