A volte può capitare di non riuscire più a condividere la nostra vita con la danza, a causa delle sue continue pretese e di tutto il mondo che le ruota attorno. In questi casi può essere utile prendersi una pausa, per recuperare la nostra identità e la certezza di esistere come individui, anche separati da Lei. Quando invece ne siamo distanti per causa di forza maggiore, sopraggiungono la nostalgia e un impellente bisogno di tornare in sala. Non soltanto perché la nostra forma fisica lo richiede, ma anche per la sensazione di benessere e la stimolazione a livello biochimico che la danza produce, senza cui spesso ci sentiamo disorientati. Viviamo sospesi tra questi due estremi, mantenendoci in equilibrio perfetto solo per un po' di tempo alla volta. La passione è un fuoco benefico e purificatore, e noi abbiamo fatto di questa fiamma il nostro mestiere, con tutti i rischi che comporta maneggiare qualcosa di così misterioso, affascinante, totalizzante ma che allo stesso tempo potrebbe bruciarci.
Questi giorni che sfumano dalle tinte estive ai colori autunnali sono quelli in cui, dopo il meritato riposo estivo, si ritorna a studiare per recuperare tenuta, controllo, dinamica e forza. Chi studia danza regolarmente sa quanto basti poco per perdere, temporaneamente per fortuna, tutte quelle piccoli e grandi consapevolezze, costate ore e ore di studio e ricerca su sé stessi. Per questo motivo, non appena possibile, ci si scrolla la sabbia del mare dalle scarpette e la ruggine dalle articolazioni.
Noi insegnanti di danza abbiamo una responsabilità in questa fase delicata, che però è anche un'occasione ghiotta per ricominciare da zero, con un corpo svuotato da lavoro e fatica. Nelle prime classi dopo l'estate, infatti, il nostro strumento è come una lavagna che è stata lavata a fondo, su cui possiamo riscrivere gli stessi concetti che vi erano stati scritti prima, ma con maggiore ordine e chiarezza. Adoro questa stagione, quando, ritemprati dal riposo, i danzatori sono pronti a rimettersi in gioco con grande impegno, così come trovo interessante scegliere gli elementi giusti da inserire nelle classi, progettando le combinazioni più adatte per accompagnare i danzatori nel modo più dolce e meno doloroso possibile nella loro ripresa.
La muscolatura ha perso tono a causa della inattività, così al primo impatto col lavoro si ha una ingannevole sensazione di grande libertà articolare, in virtù della quale si tende sempre a spingere troppo, salvo poi ritrovarsi, nei giorni successivi, a dover gestire il dolore diffuso a tutta la muscolatura. Molto meglio ripartire per gradi, senza impazienza o aspettative, ed è proprio in questo compito che il mio contributo trova il suo senso: proporre un materiale pensato appositamente per procedere a piccoli passi, promuovere l'attenzione alla respirazione e alla sua presenza in ogni fase del movimento, mantenendo sempre attivo un buon ascolto nei confronti del proprio stesso corpo per evitare di superare i limiti che esso stesso ci indica movimento dopo movimento. Per mantenere la presenza di questi elementi durante tutta la lezione, preferisco assegnare combinazioni molto semplici alla sbarra, ma soprattutto al centro. Tutti i movimenti antigravitazionali, come i relevè, i salti e il mantenimento delle gambe sospese in aria, sono i più impegnativi per la muscolatura, così in questi primissimi giorni preferisco dedicarmi più ad un lavoro su radicamento, allineamento e senso del peso, elementi che daranno una base solida su cui poi potrò inserire tutto il resto, senza costringermi a fare una lezione completa fin dal primo giorno.
Certo, sarebbe meglio non fermarsi mai completamente, questo almeno il mio consiglio, non per forza dobbiamo danzare per avere un certo tono muscolare che, se mantenuto, renderà meno traumatica la ripresa. In caso contrario, se proprio abbiamo optato per il riposo totale, nei primi giorni della ripresa sarà necessario resistere alla fretta e alla voglia di strafare, lasciando alle memorie motorie lo spazio e il tempo per riemergere. È fondamentale rispettare le richieste provenienti dal corpo: se ci si accorge di una resistenza ad andare in una data direzione, è molto meglio non insistere , evitando di forzare, magari alla prossima lezione si riuscirà ad arrivarci. È necessario fidarsi e affidarsi all'intelligenza intrinseca del nostro meraviglioso strumento, perché spesso la mente si muove secondo schemi spaziali e temporali che non sempre gli appartengono e di questo dovremmo essere sempre consapevoli, per sviluppare con esso un dialogo amichevole e non conflittuale. Affrontare con intelligenza questa fase delle opportunità vuol dire costruire delle premesse per il lavoro che seguirà nei mesi successivi e penso che riuscire a superare le prime settimane di studio, senza avere troppi dolori e senza subire traumi, sia indice di una relazione matura con il senso del limite, che non è detto sia situato nella mente. Ho sempre pensato che 'volere è potere' non sia una grande verità, perché a volte per potere bisogna anche essere capaci di aspettare, senza volere a tutti i costi tutto e subito.
Buon lavoro e una fantastica ripresa a tutti, quindi, che il movimento possa attraversare nuovamente i nostri corpi impregnandoli di gioia e di dinamismo.