Si è concluso lo scorso 4 Febbraio l’annuale appuntamento del Prix de Lausanne, il prestigioso Concorso, arrivato ormai alla 45esima edizione, che è sempre stato un vero trampolino di lancio per giovanissimi talenti non professionisti. I partecipanti, tutti tra i 15 e i 18 anni, sono alla ricerca di un ambitissimo riconoscimento che assicura loro, oltre ad un’importante vetrina, anche la possibilità di aggiudicarsi borse di studio per le più grandi compagnie del mondo.
Fondato nel 1973 da Philippe Braunschweig e poi promosso da Maurice Béjart e Rosella Hightower , il Prix de Lausanne ha rivisto in questi anni il sistema di selezione: i candidati devono essere giudicati in base al loro futuro potenziale piuttosto che al loro valore attuale. Questo gravoso compito è toccato quest’anno a Benjamin Leanne, Paola Cantalupo, Gigi Hyatt, Sue Jin Kang, Goyo Montero, Aki Saito, Christian Spuck e Stanton Welch Am , i giuriati della manifestazione, una vera pletora di eccellenze nel campo della danza, presieduti da Kevin O’Hare, direttore della Royal Ballet.
Grazie alle dirette e alle differite televisive, il concorso è diventato popolarissimo in tutto il mondo e anche quest’anno la tecnologia ci ha permesso di vedere tutte le varie fasi del concorso ( prove, classi, selezioni e premiazioni), e di vivere insieme ai candidati , tutte le loro emozioni, le tensioni, le felicità e anche le delusioni.
Quando pensiamo al Prix de Lausanne, non possiamo non ricordare i nomi illustri dei vincitori degli anni precedenti ,che proprio da qui hanno spiccato il volo per intraprendere fulgide carriere nel panorama della danza internazionale. Basti pensare ad Alessandra Ferri, Julie Kent, Federico Bonelli, Diana Vishneva, Alina Cojocaru solo per citarne alcuni.
Arrivare tra i 20 finalisti è sicuramente già un grande traguardo visto l’altissimo livello dei partecipanti, sia nel classico che nel contemporaneo; vincere poi la Medaglia d’Oro significa spalancare le porte ad un percorso di sicuro successo.
Questo merito è toccato quest’anno ad un meraviglioso danzatore italiano, Michele Esposito, che ci ha fatto emozionare e commuovere aggiudicandosi non solo la Medaglia d’Oro presentando la variazione di Bayadère, ma anche il Premio per la Migliore Interpretazione Contemporanea con la coreografia “Nijinsky” e il Premio Miglior Candidato Svizzero, ( il ragazzo infatti studia all’Accademia di Danza di Zurigo), un vero trionfo di cui ,come italiani, non possiamo che essere orgogliosi.
Michele Esposito, 17 anni, di Caserta, si è formato inizialmente alla scuola “Centro Danza Diana” di Aversa con i maestri Diana Pagano e Claudio Diligente e dal 2011 studia presso la “Tanz Akademie Zurich” di Zurigo; ma prima della conferma col Prix del Lausanne, il suo talento si era già messo in mostra ottenendo tanti prestigiosi riconoscimenti in vari concorsi internazionali tra i quali anche il “Premio MAB” di Milano edizione 2016.
Non possiamo non citare anche gli altri bravissimi premiati del Concorso che avranno l’opportunità unica di studiare in una delle 68 prestigiose scuole e compagnie di danza partner del Prix de Lausanne: Marina Fernandes da Costa Duarte, Brasiliana di 17 anni vincitrice anche del Premio del Pubblico, Taisuke Nakao e Koyo Yamamoto entrambi Giapponesi.
Borse di studio sono state assegnate a Lauren Hunter, (Statunitense di 15 anni), Diana Georgia Ionescu , (16 anni Rumena), Stanislaw Wegrzyn (Polacco di 18 anni), Sunu Lim, (sedicenne dalla Corea del Sud), mentre il Premio “ Rudolf Nureyev Foundation” è andato a Denilson Almeida , Brasiliana di 16 anni.
Premiati non solo giovani talenti, ma anche grandi artisti come John Neumeier a cui è andato il meritatissimo Premio alla Carriera, per per la sua dedizione alla formazione nella danza e per la sua lunga collaborazione con il Prix de Lausanne e soprattutto per la sua devozione all’educazione dei giovani ballerini.
Non ci resta che augurare un grande in bocca al lupo a queste giovani speranze della danza e aspettare la prossima edizione di questo immancabile appuntamento che è il Prix de Lausanne.
Crediti fotografici: Gregory Batardon