Torna Lia Courrier e conta SetteOtto: quel demonio del quadricipite

di Lia Courrier
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Nella mia iniziale esperienza con l’insegnamento del balletto, mi sono ritrovata molto spesso a trasmettere le indicazioni che i miei insegnanti mi hanno dato nel corso della mia formazione, esattamente così come le avevo ricevute, senza farmi troppe domande, in virtù di una fiducia cieca che ero solita dare ai maestri e ai loro insegnamenti. Poi ho cominciato a prendere ognuna di quelle indicazioni per analizzarla e valutarne veridicità, attendibilità e soprattutto la sua compatibilità con i principi della fisiologia.

Beh mi sono resa conto che una parte considerevole di quelle informazioni, che ripetevo ai miei allievi con il candore di chi non si è mai fatto una domanda, si sono rivelate in realtà indicazioni inutili, nel migliore dei casi, addirittura dannose in altri. Una tra tante, un tormentone rimasto lapidariamente scolpito nella mia memoria, è la continua demonizzazione del quadricipite nello studio della danza classica. Quando ero una giovane allieva della scuola di danza era praticamente un mantra ad ogni battement: non usare il quadricipite, oppure il più criptico ‘svuota il quadricipite’. Ancora oggi molti studenti al solo sentir parlare del quadricipite strabuzzano gli occhi come se si fosse nominato il Belzebù del muscolo, e spesso li colgo guardarsi allo specchio, mentre contemplano preoccupati quella massa nemica attaccata alla loro gamba, valutandone massa e forma. In realtà esiste una motivazione logica che ha dato origine a questa leggenda del quadricipite disattivato, tramandata oralmente negli anni, poiché effettivamente quando ci troviamo nella condizione di en dehors, cioè della consueta rotazione esterna dei femori tipica del balletto, il ruolo del quadricipite nel sostegno del corpo e nella gestione del movimento degli arti inferiori viene in parte inibita, mentre nuovi gruppi di muscoli entrano in azione facendosi carico di questo compito, come il bicipite femorale, una massa altrettanto imponente e adatta allo scopo. Quindi, giusto per fare un esempio, se senti il quadricipite contrarsi massivamente quando sollevi una gamba in direzione della quarta avanti vuol dire che non stai mantenendo correttamente l’en dehors, poiché l’azione di sollevare la gamba in quella direzione interesserà  gli addominali profondi, il gruppo dello psoas, il sartorio e molti altri muscoli, ma non principalmente il quadricipite, che entra in funzione intensamente solo quando la gamba si solleva con il femore in posizione fisiologica, cioè in parallelo. Da qui nasce il mito della sparizione del quadricipite, l’innominabile, il muscolo della vergogna. Ironia a parte, però, oggi vorrei restituire a questo povero e bistrattato muscolo lo spazio che si merita e il ruolo che gli compete. Su un aspetto in particolare porrei attenzione, e cioè la relazione tra il poderoso dalle quattro teste e la rotula, l’osso sesamoide che si trova davanti all’articolazione del ginocchio.

Il ginocchio vive della relazione esclusiva tra femore e tibia che si fronteggiano in una storia di rotolamenti e scivolamenti, mentre la rotula non prende direttamente parte alla formazione di questa articolazione, anzi, non ha proprio contatti diretti con altre ossa, muovendosi in sospensione all’interno del tendine del quadricipite, ed è proprio qui che volevo arrivare.

La rotula ha l’importantissimo ruolo di veicolare e potenziare l’azione del quadricipite, comportandosi come una puleggia: nell’azione di estendere il ginocchio scorre al di sopra del femore in un apposito alloggiamento chiamato troclea, incrementando la potenza muscolo, consentendoci di economizzare le energie durante il movimento. Ma non solo. Il quadricipite nella sua interezza, e in particolare il vasto mediale, ossia il capo che si trova nella parte interna del ginocchio, diventa decisivo nella stabilizzazione della rotula proprio nel mantenimento della rotazione esterna dei femori. L’azione del vasto mediale, in sinergia con il sartorio e con tutta la muscolatura ingaggiata per ruotare le gambe, permette di controllare l’omogeneità dell’en dehors su tutta la gamba, proteggendo le ginocchia da pericolose torsioni. Infine il quadricipite assume un’importanza cruciale nella qualità della nostra estensione del ginocchio, in particolare quando questo sostiene il peso del corpo, se proviamo a dirigere la rotula verso l’alto anziché verso dietro, ossia se pensiamo di allungare l’articolazione anziché bloccarla nel tentativo di iperestenderla. Una leggerissima tensione del quadricipite, infatti, permette di far risalire la rotula verso l’alto, per azione del tendine in cui è inserita, proteggendo la parte posteriore dell’articolazione e i legamenti da un sovraccarico di stress e da usura, sul lungo termine. Un ginocchio bloccato in estensione diventa una barriera difficile da oltrepassare per le forze che vi dovrebbero invece scorrere liberamente attraverso, mentre una tenuta più morbida e sensibile permette di ottenere forza, vitalità e velocità nei tempi di reazione, per i salti quanto per la dinamica. Ginocchia morbide permettono al plié, che considero un vero e proprio ‘respiro’ della danza, di avvenire in modo naturale e senza scatti o tensioni, promuovendo un efficace dialogo con il suolo.

Amate il vostro quadricipite, quindi, poiché lavora sodo per permetterci di danzare con forza e in sicurezza, e non dimenticate mai di dedicargli attenzione nel vostro programma di stretching!

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