Stasera, immancabile, alle h 20 italiane sul canale Youtube del Royal Ballet, andrà in onda il balletto “Anastasia” di Kenneth McMillan.
Ma vediamo di capire questo balletto nel contesto storico dell’epoca.
Chi è Anastasia?
La Granduchessa Anastasíya Nikoláyevna Románova della Casa Holstein-Gottorp-Romanov era la figlia più giovane dello zar Nicola II, l’ultimo sovrano della Russia imperiale, e sua moglie Alexandra Feodorovna. Fu assassinata con la sua famiglia (padre, madre, tre sorelle e un fratello) da un gruppo di bolscevichi a Ekaterinburg il 17 luglio 1918. Voci persistenti della sua possibile fuga circolarono dopo la sua morte, alimentate dal fatto che il luogo di sepoltura di cinque membri della famiglia fu ritrovato solo nel 1991 e poi nel 2007 per i rimanenti due, permettendo cosi’ il test del DNA sui loro resti e smentendo finalmente la sua possibile sopravvivenza. Nel corso degli anni diverse donne dichiararono falsamente di essere Anastasia; l’impostora più nota fu Anna Anderson sulla cui vita si basa il balletto di Kenneth McMillan.
Chi e’ Anna Anderson?
Anna Anderson fu un’impostora che sostenne per decenni di essere la Granduchessa Anastasia, nonostante la maggior parte dei membri della famiglia Romanov lo negassero.
Dopo una causa che durò molti anni, i tribunali tedeschi dichiararono infondate le pretese della Anderson di essere Anastasia.
Nel 1920, Anderson fu rinchiusa in un ospedale psichiatrico di Berlino dopo un tentativo di suicidio e qui fu quando cominciò la sua pretesa identificazione con la Granduchessa Anastasia. Anna Anderson visse in Germania dentro e fuori da manicomi e case di cura fino al 1968, quando emigro’ negli Stati Uniti dove si sposò e rimase fino alla fine dei suoi giorni.
Alla sua morte, nel 1984, il corpo fu cremato e i test del DNA rivelarono che la Anderson era in effetti Franziska Schanzkowska, una contadina polacca.
Il Balletto – L’ideazione
Anastasia è originariamente un balletto di un atto creato nel 1967 da Kenneth MacMillan per il Deutsche Oper Ballet, quando era il suo Direttore Artistico. Nel 1971 MacMillan, divenuto Direttore Artistico del Royal Ballet, estese il lavoro a tre atti, dove la versione originale in un atto divenne l’atto finale della “nuova” opera. In tema musicale, la versione del 1967 utilizza la Sinfonia No.6 di Bohuslav Martinů e la musica elettronica di Fritz Winckel e Rüdiger Rüfer. La versione in tre atti incorpora anche la Sinfonia n.1 e n. 3 di Ciajkovskij. Il balletto si basa sulla storia di Anna Anderson e sulla sua pretesa di essere la Granduchessa Anastasia. Nonostante i test decisivi sul DNA della Anderson dimostrarono che era un’impostora, al momento della creazione del balletto molti, incluso MacMillan, erano propensi ad accettare che potesse essere la Granduchessa perduta. Il balletto del 1967 (ora 3° atto) la raffigura nel 1920 nel manicomio di Berlino, tentando dolorosamente di recuperare la sua memoria. I primi due atti, della versione del 1971, mostrano la vita di Anastasia (o come se la immaginava la Anderson) nel suo ambiente privilegiato prima della rivoluzione russa. MacMillan scelse la musica di Ciajkovskij per i primi due atti, come drammatico contrasto con la musica forte e ruvida di Bohuslav Martinů del terzo atto. La prima rappresentazione fu all’Opera di Berlino il 25 giugno 1967 e il ruolo principale di Anastasia-Anderson fu ballato da Lynn Seymour. La versione in tre atti fu presentata per la prima volta dal Royal Ballet alla Royal Opera House, il 22 luglio 1971. Barry Kay disegnò costumi e scenografie per entrambe le produzioni. Dopo la scomparsa di MacMillan il balletto fu ripreso nel 1996, con lievi modifiche e con nuovi costumi e scenari disegnati da Bob Crowley.
Lynn Seymour, la prima ballerina che ballò Anastasia-Anna, era famosa per l’espressività delle sue esibizioni. MacMillan creò un ruolo poliedrico, richiedendo all’inizio una fluidità di danza in stile più neoclassico e invece una svolta drammatica che stravolge lo spettacolo, nell’atto finale.
Il Balletto – La Storia
I primi due atti (del 1971) sono stati in seguito creati a supporto del terzo (realizzato nel 1967), come prologo esplicativo basato su fantasie, falsi ricordi inventati da una donna in un manicomio e ispirati da foto, frammenti, cinegiornali. L’ultimo atto invece è la lotta vera di una donna traumatizzata che cerca di affermare la sua identità, all’interno di un incubo che ha i connotati di infermiere e visitatori curiosi.
Nel 1° atto, ambientato nel 1914, la famiglia imperiale sta facendo un picnic a bordo dello yacht reale, lo Standart, assieme a ufficiali della marina e al monaco Rasputin. Anastasia –Osipova ha qui 14 anni.
Il set minimalista di Bob Crowley è in realtà una scatola grigia a tre lati, con più porte attraverso le quali i personaggi entrano ed escono. I lati non sono visibili da tutti i posti della casa e nel 3° atto si scoprirà che la scatola è il manicomio in cui è rinchiusa Anna. Il 1° atto si chiude senza che avvenga nulla degno di nota. Lo stesso si può dire del 2° atto che vede Anastasia nel Palazzo d’Inverno al ballo per il suo debutto in società, nel 1917. Notevole qui l’inserimento di un grand pas de deux, sulla Terza Sinfonia di Ciajkovskij, il cui pretesto è un ballo organizzato dallo zar che coinvolge la sua ex amante, la ballerina imperiale Mathilde Kschessinska (Marianela Nunez) e un suo partner non identificato (Federico Bonelli). Trattasi questo dell’unico pas de deux classico dell’intero balletto, estremamente difficile con posizioni volutamente decentrate e piroette verso l’interno. L’ultimo atto cambia il ritmo di tutta la produzione. Anna Anderson è un’anima persa, confusa da ciò che la circonda, rivive traumi passati. I suoi movimenti descrivono la sua ansia, la sua incertezza, fin nei minimi dettagli. La Osipova ha finalmente la possibilità di mostrare le sue doti drammatiche e McMillan la sua chiara simpatia per Anna. La Osipova danza con movenze strazianti, come andando contro sé stessa, provando a ritrovare il significato di sé e la propria identità al di là dei fatti e dei ricordi.
Siamo invitati a condividere le sue esperienze mentre interpreta la sua versione fratturata della storia, pur rimanendo per noi un estraneo vulnerabile.
Tra tutti i balletti di McMillan, “Anastasia” è ancora quello più discusso da pubblico e critica, che non hanno mai perdonato al coreografo di aver voluto allungare, banalizzandola, un’opera che viveva perfettamente in un atto unico, come era stata concepita all’inizio.
“Come balletto in un atto, portava tutti i tratti distintivi della migliore invenzione di MacMillan, come una delle sue opere più interessanti…Nel 1971, tuttavia, MacMillan scelse di riempire il retroscena della vita di Anastasia con due nuovi atti…Fu una decisione che MacMillan non fu in grado di giustificare in termini coreografici o drammatici. Piuttosto che costruire psicologia e relazioni con i personaggi – cose che MacMillan fa al meglio – la coreografia è dominata da lunghi tratti di danza classica accademica, abbastanza virtuosi e fluenti ma alla fine inutili… Rasputin è una presenza sprecata che incombe in modo inefficace a margine e quando i bolscevichi assaltano il palazzo, al termine del secondo atto, siamo grati che alla fine sia successo qualcosa.” (Judith Mackrell, The Guardian).
“Chi sono?” chiede Anna-Anastasia e MacMillan sembra fare eco alla sua domanda. Di cosa siamo composti, se non dei nostri ricordi? E chi di noi è esattamente ciò che sembriamo?”(Luke Jennings, The Guardian).
Cast e Direzione Artistica
Choreography: Kenneth MacMillan
Music: Pyotr Il’yich Tchaikovsky and Bohuslav Martinů Electronic music: Fritz Winckel and Rüdiger Rüfer Production realization: Deborah MacMillan
Designer: Bob Crowley
Lighting designer: John B. Read
Anastasia / Anna Anderson: Natalia Osipova
Mathilde Kschessinska: Marianela Nuñez
Kshchessinska’s Partner: Federico Bonelli
Il Marito: Edward Watson
Rasputin: Thiago Soares
Tsarina Alexandra Feodorovna: Christina Arestis
Tsar Nicholas II: Christopher Saunders
Grand Duchess Olga: Olivia Cowley
Grand Duchess Tatiana: Beatriz Stix-Brunell
Grand Duchess Marie: Yasmine Naghdi
Anna Vyrubova: Kristen McNally
Tsar’s Aide-de-Camp: Alastair Marriott
Ufficiali: Alexander Campbell, Ryoichi Hirano, Valeri Hristov, Luca Acri, Tristan Dyer, Marcelino Sambé
Spettacolo del 2 Novembre 2016 alla Royal Opera House in Covent Garden.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=7Tu8P0V6BDE
Susanna Mori
Credits: Foteini Christofilopoulou